Mozambico: una spedizione tra roccia e umanità verso l'inviolato Phandambiri

Manrico Dell’Agnola, Maurizio Giordani, Mirco Grasso, Samuele Mazzolini, Antonella Giacomini, Anna Mazzolini e Nancy Paoletto partono alla volta del Phandambiri, un massiccio granitico mai salito nel cuore del Mozambico. Un progetto sostenuto dal CAI che unisce alpinismo, esplorazione e solidarietà.
La parete ovest del Phandambiri © Archivio spedizione Phandambiri 2025

Un massiccio granitico inviolato, un villaggio privo di elettricità, due pareti da esplorare e un progetto che unisce montagna e umanità. La spedizione al Phandambiri, così si chiama il massiccio, sostenuta dal Club Alpino Italiano parte tra pochi giorni alla scoperta di un angolo remoto dell’Africa australe. Obiettivo: compiere la prima salita del monte Phandambiri e, allo stesso tempo, portare un aiuto concreto alle comunità locali.

A comporre la spedizione, per la parte alpinistica, un team d'eccezione, composto da Manrico Dell’Agnola, alpinista Accademico del CAI e fotografo; Maurizio Giordani, guida alpina e Accademico del CAI; Mirco Grasso e Samuele Mazzolini, entrambi alpinisti accademici del CAI, arrampicatori di grande esperienza. Al loro fianco Antonella Giacomini, giornalista, autrice e alpinista che curerà la comunicazione della spedizione; Anna Mazzolini, coordinatrice dei contatti istituzionali e della logistica locale; Nancy Paoletto, alpinista esperta che seguirà gli aspetti logistici.

 

Una montagna sconosciuta

Il Phandambiri è un imponente massiccio di granito situato all’interno di una riserva naturale di 38mila ettari, nel distretto di Macossa, provincia di Manica, in Mozambico. Dall’ultimo villaggio provvisto di energia elettrica, Nhamanguawa, servono tre ore di fuoristrada per raggiungere la base della montagna. L’insediamento abitato più vicino è Zembe, un villaggio diffuso fatto di capanne senza acqua corrente né elettricità.

Nel luglio 2024 Manrico Dell’Agnola e Antonella Giacomini, hanno raggiunto il luogo e visitato il territorio confermando l’assenza di precedenti ascensioni sul Phandambiri. Da qui la voglia di mettersi alla prova con questo progetto, su questa montagna anomala ma affascinante, che sbuca dal terreno piatto come un monolite gigantesco. Dal punto di vista arrampicatorio il Phandambiri presenta due pareti principali di circa 850 metri: una più verticale a est, l’altra meno ripida ma caratterizzata da placche lisce a ovest. È presente anche un satellite con una suggestiva parete ovest di circa 200 metri, segnata da un interessante sistema di strapiombi.

Manrico dell'Agnola con i bambini del villaggio durante il sopralluogo del 2024

Un progetto che va oltre l’alpinismo

La spedizione non si propone solo come impresa alpinistica, ma come progetto a carattere umanitario. Grazie al supporto di Anna Mazzolini - esperta in governance urbana presso UN-HABITAT - sono stati avviati importanti contatti con le autorità locali, i capi tribali e i responsabili della riserva. Durante la ricognizione è stato possibile visitare la parete ovest, la più accessibile, e avviare i primi contatti per la tracciatura di un sentiero che possa permettere l’accesso anche alla parete nord-est.

Tra gli obiettivi principali che la spedizione si propone, vi è quello di lasciare sul territorio presidi di energia elettrica e illuminazione, grazie all’installazione dei pannelli fotovoltaici, del generatore e degli impianti luce utilizzati durante la permanenza al campo base. Un altro intervento concreto riguarda la creazione di uno spazio protetto per i bambini più piccoli, libero da zanzare e mosche, mediante il dono delle tende “zanzariera” impiegate dalla spedizione. Si valuterà inoltre la possibilità di realizzare in futuro un presidio per la potabilizzazione dell’acqua, con l’obiettivo di migliorare le condizioni igienico-sanitarie del villaggio. Sul piano educativo e culturale, la spedizione intende sensibilizzare la popolazione locale al rispetto dell’ambiente, in particolare in merito alla gestione dei rifiuti, e al tempo stesso valorizzare la cultura e le tradizioni del luogo. Una riflessione condivisa con le comunità locali sarà dedicata all’impatto potenziale dell’arrampicata sul territorio: un’attività che, se praticata in modo sostenibile, potrebbe rappresentare una risorsa, contribuendo alla promozione dell’area e alla crescita economica della popolazione. In quest’ottica, si cercherà di avvicinare alcuni giovani a una possibile formazione come accompagnatori o futuri arrampicatori. Infine, sarà promosso il sito anche verso la comunità alpinistica internazionale, attraverso la produzione e la diffusione di materiale informativo specifico.

La Spedizione Phandambiri si propone dunque come un viaggio nel significato più profondo dell’alpinismo esplorativo: non solo arrampicata e gesto tecnico, ma anche incontro, rispetto, condivisione. Un progetto che porta la montagna fuori dai suoi confini abituali, verso un dialogo tra culture, paesaggi e possibilità.