Muore per ipotermia, abbandonata a 50 metri dalla vetta: il compagno a processo

Il tragico incidente è avvenuto l'anno scorso sul Großglockner: Plamberger dovrà rispondere di omicidio colposo. Il fatto di cronaca evidenzia il tema controverso delle responsabilità in montagna
Kerstin Gurtner e Thomas Plamberger

Le indagini della procura di Innsbruck si sono concluse una settimana fa e ora Thomas Plamberger è accusato di omicidio colposo: secondo la ricostruzione degli inquirenti, lo scorso 18 gennaio ha lasciato la compagna Kerstin Gurtner "esausta e disorientata" a pochi metri - circa una cinquantina- dalla vetta del Großglockner (3.798 metri), nel corso di una uscita serale, durante la quale i due erano incappati in una tormenta di neve.


Il rinvio al tribunale è stato deciso sulla base di quelle che la procura ha ritenuto essere una serie di negligenze decisive per le sorti della vicenda, evidenziando l'imperizia del compagno, ritenuto ben più esperto rispetto alla donna. La difesa di Plamberger, al contrario, ha spiegato che la coppia era composta da due sportivi ugualmente capaci di affrontare le difficoltà della salita e che entrambi erano ben equipaggiati e preparati. 
 

La dinamica dell'ascesa - allo stato attuale- non aiuta a fugare i dubbi: i due erano partiti consapevoli di intraprendere una salita al buio e intorno alle 20 erano stati colti da una bufera di vento e gelo. Sempre secondo la difesa, tra le 22.30 e le 23 un elicottero della polizia alpina era stato inviato in soccorso della coppia, ma quando è passato sopra di loro e li ha illuminati, Plamberger non avrebbe dato segnali di sofferenza e anzi, ha rassicurato i soccorritori. A quel punto la coppia ha continuato a salire nonostante le condizioni meteo fossero estremamente ostili. Solo successivamente, secondo la difesa, le condizioni della donna sarebbero peggiorate, repentinamente. Qui però le versioni dei soggetti coinvolti divergono significativamente.


Il soccorso alpino racconta di aver chiamato più volte Plamberger e di non avere avuto mai risposta. Lui li ha richiamati due ore dopo e ha raccontato di avere dato l'allarme dicendo che la compagna era in difficoltà e che andava recuperata. Il soccorso invece riporta di una telefonata confusa e non chiara. I due sarebbero arrivati fino quasi alla cima con l'obiettivo di restare in movimento - particolare che trova riscontro dalle frontali riprese dalle webcam- quindi si sarebbero rannicchiati nella neve per circa un'ora, con temperature che sarebbero arrivate a -20 gradi. Intorno alle 2 del mattino l'uomo - secondo la difesa in accordo con la donna- si sarebbe rimesso in moto per cercare aiuto iniziando da solo la discesa, ma senza più chiamare i soccorsi. "Verso le 2 del mattino - si legge nelle dichiarazioni raccolte dall'accusa- l'imputato ha lasciato la sua ragazza senza protezione, esausta, in ipotermia e disorientata circa 50 metri sotto la croce di vetta del Grossglockner. La donna è morta assiderata". Solo alle 3.30, per la procura, avrebbe detto chiaramente che la compagna necessitava di aiuto e che era necessario l'invio di un secondo elicottero. 


Questi gli elementi che hanno portato a chiedere il rinvio a giudizio per omicidio colposo, dovuto a "gravi negligenze" da parte di Plamberger, che rischia fino a tre anni di carcere. Ora inizierà il processo, che cercherà di chiarire se ci sono state responsabilità dell'uomo nel causare la morte della donna, se avrebbe potuto e dovuto fare di più per evitare quella tragica fine o se, al contrario, la sua condotta era in linea con il fare tutto il possibile per salvarla. 


Al di là del tragico fatto di cronaca, la vicenda evidenzia ancora una volta quanto sia delicato il tema della libera scelta individuale e delle attribuzioni a chi invece viene identificato come il responsabile di una escursione in montagna.  Particolarmente significativa in questo senso - in ambito giudiziale- risulta essere la differenza di esperienza, ovvero quanto siano appurabili le diverse conoscenze del percorso e delle condizioni della montagna che determinano l'intenzione di intraprendere e proseguire una determinata uscita, anche in base alle differenti capacità dei singoli partecipanti, quanto uno o più escursionisti si affidino alla valutazione del più esperto del gruppo.