Il territorio dell'Upper Mustang, NepalPer le vie polverose, di terra battuta, non si incontrano bambini che giocano o lavoratori intenti nelle faccende quotidiane. Le case di Samjung, un antico villaggio situato a oltre 4000 metri di altitudine nella regione dell’Upper Mustang, sono ormai un luogo vuoto, testimoni silenziose di una realtà drammatica: la crisi climatica ha costretto i suoi abitanti ad abbandonare la propria terra.
Per secoli, la vita a Samjung è scorsa lenta, scandita dalle stagioni e dalle tradizionali attività di pastorizia e agricoltura. Poi, qualcosa ha iniziato nnon funzionare più. I pochi residenti allevavano yak e pecore e coltivavano orzo sui terrazzamenti di montagna fino al giorno in cui il villaggio ha cominciato a spopolarsi.
È successo quando le fonti d’acqua, vitali per la sopravvivenza e l’agricoltura, hanno iniziato a prosciugarsi. Le montagne un tempo innevate sono diventate brulle e aride. Le nevi, sempre meno abbondanti e regolari, hanno smesso di cadere da quasi tre anni, compromettendo i raccolti e la disponibilità di pascoli per il bestiame. I fiumi si sono ridotti a letti asciutti e le piogge, più intense ma meno frequenti, hanno provocato alluvioni che hanno distrutto case e terrazzamenti.
“Abbiamo dovuto lasciare perché non c’era più acqua" racconta ad Associated Press uno degli ultimi abitanti del villaggio. "I tre corsi d’acqua che ci sostenevano si sono prosciugati”.
La soluzione per gli abitanti di Samjung è stata quella di abbandonare il loro villaggio e spostarsi circa 15 chilometri più a valle, lungo il fiume Kali Gandaki, dove un terreno più fertile e l’accesso all’acqua sono garantiti. Il trasferimento non è stato semplice: la costruzione di nuove case, canali e strutture per il bestiame ha richiesto anni di lavoro. Il terreno per il nuovo insediamento è stato fornito dall’ex re del Mustang, proprietario ancora di vaste terre nonostante l’abolizione della monarchia. La nuova comunità ha iniziato a ripiantare alberi da frutto e a ricostruire una vita basata sull’agricoltura e l’allevamento.
Un fenomeno globale
Quello di Samjung non è un caso isolato: tutta la zona dall’Himalaya e all’Hindu Kush sta subendo cambiamenti climatici molto rapidi. Queste montagne custodiscono la più grande riserva di ghiaccio dopo i poli e alimentano fiumi vitali per oltre 1,8 miliardi di persone. Numeri che fanno venire i brivi se pensiamo a quelle che potrebbero essere le conseguenze future della crisi climatica cn il ritiro dei ghiacciai sempre più accentuato e la fusione del permafrost. Secondo l’International Centre for Integrated Mountain Development (ICIMOD), fino all’80% del volume glaciale in questa regione potrebbe sparire entro fine secolo se non si riducono drasticamente le emissioni di gas serra.
L’esperienza di Samjung riflette una tendenza che si sta diffondendo nelle montagne di tutto il mondo, e non solo. Da anni si parla di migrazioni climatiche, spesso come conseguenze ipotetiche di un futuro lontano. Futuro che oggi sembra bussare alle nostre porte. Ci sono infatti intere comunità costrette a migrare a causa della scarsità d’acqua e delle condizioni climatiche estreme. Come spiega la ricercatrice Amina Maharjan di ICIMOD, la scarsità idrica sta diventando cronica e obbliga a spostamenti anche nei territori più remoti.
Neil Adger, professore di geografia umana all’Università di Exeter (Regno Unito), sottolinea come la crisi climatica stia modificando “i modi di vivere quotidiani e la capacità delle persone di abitare certi luoghi”. Cambiano le stagioni, cambiano le colture e cambia la stessa identità di queste comunità di alta quota.