Ninì Pietrasanta. Foto Wikimedia Commons
Ninì Pietrasanta. Foto Wikimedia CommonsNinì Pietrasanta nasce il 26 dicembre 1909 a Bois-Colombes, alla periferia di Parigi, dove il padre fa il procuratore contabile in uno studio legale. A sei anni si trasferisce a Milano con i genitori, studia in un collegio fiorentino e intanto colleziona lezioni di musica e pittura, e anche un corso da infermiera presso la Croce Rossa. Da figlia della buona società. A vent’anni scopre la montagna e s’iscrive alla sezione di Milano del CAI. “A poco a poco, senza che me ne accorgessi, la montagna prese l’anima mia, dandomi emozioni nuove e dolcissime, armoniose e potenti”. Inizia a praticare l’alpinismo su ghiaccio e roccia accompagnata dalle migliori guide alpine – Chiara, Piaz –, salendo cime e vie importanti, dalle Alpi occidentali alle Dolomiti. Nel 1934 pubblica Pellegrina delle Alpi (Vallardi editore), dedicandolo al padre “che m’ha insegnato a guardare alto e lontano”. Scritto fra il 1927 e il 1932 come un breviario di sentimenti alpini, specie di viatico per l’età adulta, il libro si sofferma sulle prime cime di Ninì, che precedono le grandi scalate e il grande amore: Gabriele Boccalatte. Gabriele cambia la sua vita e il suo alpinismo. Il periodo dell’amore verticale dura circa tre anni, durante i quali scalano “armati di consapevole audacia e sereno ottimismo”. Il triennio d’oro della coppia Boccalatte-Pietrasanta è segnato da tre imprese che fanno storia: nel 1934 la terza salita della cresta dell’Aiguille Noire de Peutérey; nel 1935 una nuova via sulla parete ovest della stessa Aiguille Noire, itinerario severissimo; nel 1936 il pilone est-nord est del Mont Blanc du Tacul, che diventerà il pilier Boccalatte. Il 28 ottobre 1936 i due si sposano e l’estate seguente nasce il figlio Lorenzo. I due vivono ormai a Milano e la cordata di famiglia s’è sciolta con la nascita del “Pupettino”.
Nel luglio 1938 salgono a Courmayeur per la campagna estiva di Gabriele, ma Ninì non porta gli abiti da scalata perché si occuperà del bambino. Il 24 agosto – sono passati appena cinque giorni dalla scalata del Pic Gugliermina con Giusto Gervasutti – si diffonde la notizia che Boccalatte è morto con Piolti nel bacino del Triolet. Una scarica di sassi, nessuna speranza. “La moglie Ninì, con l’intuizione tipica delle donne – osserva Armando Biancardi – aveva afferrato che qualcosa di grave e di irreparabile doveva essere accaduto, ma, per non dare comunque molestia, non aveva strepitato. Aveva solo mandato su una guida di Courmayeur, se non erro, il buon Bertholier, col preciso incarico di gettare un’occhiata… Lei stessa, dopo un po’, sarebbe andata su fingendo. Ma il marito era caduto…”. Ninì abbandona il grande alpinismo e si dedica alla famiglia, all’arte, allo sci di fondo, ad altro.