"Non basta proteggere, serve comprendere": grandi carnivori in convegno a Gubbio

In vista del convegno nazionale del CAI a Gubbio, abbiamo intervistato Davide Berton, coordinatore del gruppo Grandi Carnivori, per capire perché la coesistenza tra predatori e zootecnia richiede ascolto, competenza e realismo.

In un’epoca in cui il ritorno di Lupi, Orsi e Linci nelle nostre montagne suscita reazioni contrastanti e dibattiti sempre più accesi, il Club Alpino Italiano, attraverso il suo Grupppo Grandi Carnivori, sceglie ancora una volta di affrontare il tema con competenza, serietà e apertura al dialogo. Sabato 20 settembre 2025, Gubbio ospiterà il decimo convegno nazionale del CAI dedicato alla complessa coesistenza tra attività zootecniche e grandi carnivori.

Un appuntamento pensato non solo per gli addetti ai lavori, ma aperto a tutti coloro che vogliono comprendere meglio una questione che tocca da vicino l’ambiente, la biodiversità e le comunità montane. Dall’approccio normativo alla gestione faunistica, dalle sfide per gli allevatori all’importanza culturale e simbolica dei predatori, il convegno metterà a confronto esperti, tecnici, studiosi e operatori del territorio in una giornata di approfondimento e confronto. Iscriversi è facile, è sufficiente compilare un form.

Ne parliamo con Davide Berton, Operatore Naturalistico Culturale Nazionale del CAI e coordinatore del gruppo di lavoro nazionale sui Grandi Carnivori, tra i principali promotori dell’iniziativa. Con una lunga esperienza alle spalle fatta di divulgazione, progetti sul campo e formazione, Berton ci offre uno sguardo lucido e appassionato su un tema tanto attuale quanto delicato.

 

Davide, da cosa nasce la necessità di un convegno sull’equilibrio tra attività zootecniche e grandi carnivori? 

Nasce dalla consapevolezza che questo connubio è uno dei capisaldi principali su cui si basa il futuro dei grandi carnivori. Gli aspetti sociali sono decisivi perché in una situazione dove i predatori vanno a toccare nel vivo, mettendo in difficoltà o quanto meno rivoluzionando l’approccio delle attività zootecniche di montagna, è determinante essere consapevoli che la conservazione delle specie selvatiche non si risolve soltanto proteggendole a norma di legge ma occorre mettere in campo una molteplice serie di azioni. Poter offrire ai soci e agli interessati un quadro complessivo e completo sulla questione grandi carnivori è quindi fondamentale.

 

Qual è l’approccio del CAI rispetto a questa complessa convivenza?

Come CAI riteniamo sia necessario mettersi nei panni anche di chi in montagna vive e lavora e cercare di capire, attraverso l’aiuto di esperti del settore, come queste attività millenarie - molto importanti non solo per l’uomo - stiano attraversando un momento storico di grande cambiamento che non può essere liquidato con il “ritornello” che piantando delle reti e tenendo dei cani da guardiania tutto è risolto e nemmeno però è accettabile siano strumentalizzati giornalmente i grandi carnivori per interessi di parte. 

 

Quanto è importante far conoscere la complessità del tema per favorire una reale coesistenza?

La questione è molto articolata, la complessità va spiegata e fatta conoscere se veramente si vuole arrivare ad una coesistenza e se veramente si vogliono conservare popolazioni di Lupi, Orsi e Linci per il futuro in territori antropizzati come quelli italiani. Per questo dopo dieci anni di convegni dove abbiamo toccato moltissimi aspetti ci sembrava necessario approfondire questo argomento (forse meno accattivante di altri), mettendo assieme nella stessa giornata sia il mondo accademico che studia e conosce la realtà zootecnica di montagna sia i tecnici che si occupano di gestione faunistica, dagli aspetti normativi e di come questi stanno evolvendo in sede europea e nazionale, allo studio del comportamento, delle abitudini dei predatori e come questi interagiscono con l’uomo in modo da cercare di diminuirne l’impatto.

 

 

Dal 2014 il CAI ha promosso diversi incontri sul tema dei grandi carnivori…

Si, con quest’anno sono 10 i convegni nazionali, decine i convegni minori, centinaia le serate a tema in tutta Italia, 128 le esposizioni della mostra “Presenze Silenziose”, pubblicazioni, articoli, comunicati stampa, partecipazione a monitoraggi a tavoli di confronto e una capillare presenza nel territorio (anche sul campo costruendo recinti e cercando capi dispersi), grazie ai soci e alle Sezioni che hanno saputo cogliere l’importanza di trattare con equilibrio questi temi sempre più divisivi.

Parlare con coerenza e se possibile con franchezza, senza nascondere i problemi che esistono e le positività indubbie che i grandi carnivori portano all’ambiente è importante perché riuscire a informare le persone in modo corretto e non ideologico permette a quest’ultime di districarsi in un mondo dove le esagerazioni da una parte e dall’altra sono sempre più in evidenza spesso enfatizzate per secondi fini che purtroppo mai portano a soluzioni utili. 

 

Perché parlarne proprio a Gubbio?

La scelta su Gubbio deriva in primis dal nostro cercare di essere itineranti nella proposta che facciamo, Gubbio arriva infatti dopo aver fatto tappa a Sedico (BL), Bergamo, Bologna, Trento, Torino, Vicenza, Alvito (FR), Argenta (FE), Scandicci (FI). Saremo nel “cuore verde d’Italia” dove la natura e l’interazione tra selvatico ed antropico ha radici millenarie e dove la presenza del Lupo - ad esempio - è patrimonio storico e culturale della Città visto che in questi luoghi è avvenuto il famosissimo episodio che ha visto protagonista San Francesco ed il Lupo.

 

A chi è rivolto principalmente il convegno? È pensato solo per addetti ai lavori o anche per un pubblico più ampio?

Il convegno, come si intuisce anche da quanto espresso sopra, è aperto a tutti, lo organizziamo principalmente per i soci, ma tutti gli interessati sono i benvenuti. Non è tarato sul targhet degli addetti i lavori ma credo - visto il tema ed i relatori presenti - possa essere una occasione importante per chiunque voglia capire di più della complessa tematica che ruota attorno ai grandi carnivori. Solo qualche decennio fa avevamo quasi “perso” questi animali al vertice della piramide trofica ed ora invece son tornati in modo a volte deciso, tanto da far riemergere conflitti, scontri ideologici e sociali che si pensava ingenuamente sopiti per sempre. Ed è principalmente verso questi aspetti, apparentemente marginali per le dinamiche naturali, che si gioca il futuro.