14.07.2024 - - - cronaca alpinismo arrampicata
Cristian Candiotto, insieme a Pietro Bonaiti Pedroni, ha aperto Non lasciarmi mai solo (200mt VIII+ e VII obbligatorio), una nuova via sul pilastro nord/ovest di Capo Figari (sul numero di settembre de La Rivista del Club Alpino Italiano uscirà un report approfondito). In uno dei luoghi più conosciuti di Golfo Aranci e della Gallura, la guida alpina ha trovato uno spazio d'avventura sulla parete meno nota e frequentata. «L'idea mi balenava nella testa da diverso tempo – spiega Cristian-. I miei hanno una casa qui nel golfo e avevo il pilastro sempre davanti. La voglia l'ho sempre avuta, ma c'era chi mi diceva che la roccia non era buona, che il posto era infestato dalle zecche o che era su un terreno privato».
La via si inserisce tra due linee che Alessandro Gogna aveva tracciato già nei primi anni '80, e che si possono ritrovare nel bel libro Mezzogiorno di pietra. Alla fine il richiamo della roccia è stato troppo forte anche per Cristian. «L'anno scorso a ottobre sono venuto giù con Pietro, abbiamo pulito una traccia di sentiero di bestie e carbonai e abbiamo creato l'accesso. Dal paese ci vuole un'oretta, si cammina facile fino all'ultima mezz'ora, poi si fa più intricato. È il classico sentiero in Barbagia, c'è da fare ballare l'occhio se non si vuole perdere la traccia. È tutto macchia mediterranea, dà il gusto dell'avventura. Sembra incredibile ma è in un posto isolato perché il versante sud è quello turistico, al sole, conosciuto da tutti, mentre al nord c'è ombra, isolamento, tutto un altro mondo».
L'avventura è proseguita in parete. «Il primo tiro era preso dalla vegetazione, non sapevamo se la roccia era lichenosa o scalabile, abbiamo visto solo un diedro solcato da una fessura. Siamo saliti mantenendo un'etica alpinistica: aprendo dal basso, mettendo fix solo dove servono, soste a parte, che sono tutte a fix per ragioni di sicurezza. Gli anelli di calata ci sono dove necessari. Ci sono clessidre e possibilità di mettere friend, non abbiamo esagerato con il materiale. Il grado raggiunge l'VIII+ nel tiro chiave, la via comunque ha una certa continuità, ma soprattutto ha una bella linea. È un libro aperto, un diedro perfetto. Non potevamo essere certi che fosse davvero così fino a quando non ci abbiamo messo le mani. L'abbiamo aperta in quattro giorni: i primi due a ottobre e lunedì 24 (giugno, ndr) l'abbiamo finita, dedicandola a sua mamma».
Per i ripetitori sarà una bella sfida, lo stile della via non è plaisir. «Da un fix all'altro ci sono anche sei metri, per il resto ci sono cordoni nelle clessidre e cinque chiodi».
In attesa che Pietro si liberasse e lo raggiungesse per chiudere il progetto, Cristian si è sbizzarrito con altre creazioni su due strutture che “accompagnano” il pilastro: Domo Mea (130mt, 6a+, 7a obbligato) con Armando Ligari e Bentu Malu (80mt, IV) con Caimano Armando. Inoltre ha aperto – salendo slegato in solitaria- Uno sguardo sul golfo (80mt, IV), una via sul pilastro ovest del vicino Monte Rujo che successivamente ha attrezzato sempre con l'amico Pietro. Insomma, a Capo Figari c'è da scalare un po' per tutti i gusti.