Ogre: malattie e maltempo portano i russi alla rinuncia

Malattie e meteo avverso hanno impedito al team prima di tentare la nord e poi di trovare condizioni sufficienti per riuscire a salire la parete sud-ovest
La nord dell'Ogre ha respinto un altro tentativo

La spedizione 2025 del team russo all'Ogre non è iniziata sotto i migliori auspici e si è conclusa anche peggio. Poco dopo avere raggiunto il campo base, le pessime condizioni di salute di due componenti hanno messo la parola fine sulla speranza di tentare la parete nord. I superstiti a quel punto hanno cambiato i propri piani identificando la sud-ovest come linea di salita, ma anche questo secondo obiettivo non è stato raggiunto. Nonostante l'insuccesso, la spedizione è riuscita a rinunciare, rientrando prima di spingersi troppo in là . 

Ratmir Mukhametzyanov ha raccontato qualcosa di più a mountain.ru, spiegando le difficoltà incontrate. "Ho passato l'intero anno ad allenarmi e a lavorare [Ratmir stava recuperando da un grave infortunio che gli aveva procurato fratture a costole e bacino, ndr]. Ho imparato di nuovo a camminare e a  scalare, fino al sesto grado. Ho aumentato il mio livello di arrampicata e ho affrontato con il team salite preparatorie.  All'inizio della spedizione tutto è andato bene: è arrivata tutta la nostra attrezzatura, il trekking di avvicinamento si è rivelato facile. Ma Parfenov e Ryndyk non si sono sentiti bene dopo le salite al Communism Peak [oggi conosciuto come Ismoil Somoni Peak] e al Korzhenevskaja Peak". 

I due hanno contratto una infezione, con febbre fino a 39 gradi di temperatura e nel frattempo il meteo si è guastato. Non solo, il passo di accesso alla parete si è rivelato troppo difficile, impossibile raggiungere la parete nord in due giorni. Nel frattempo Ryndik è stato evacuato con l'elicottero dal campo base, Lyokha e Mukhametzyanov hanno battezzato la sud-ovest come itinerario alternativo. Scalare un'altra montagna era fuori discussione, in quanto il permesso ottenuto non lo prevedeva. "L'avvicinamento ci ha richiesto comunque due giorni in luogo del singolo giorno preventivato, la cascata di ghiaccio è stata più impegnativa del previsto". Una volta risolto il primo problema, alla cordata rimanevano ancora mille metri di dislivello, prima di potere attaccare la via. "Durante l'avvicinamento è arrivata la nebbia, con visibilità non oltre i 20-30 metri".

A quel punto, Parfenov si è messo in contatto con il team, dicendo di sentirsi meglio. Lyokha gli è andato incontro e i tre, con un ritardo di un giorno, hanno ripreso la progressione. Il tentativo però procedeva troppo lentamente e in aggiunta a un incedere del tempo non corrispondente alle speranze, la parete scaricava troppo ghiaccio. A quel punto il team ha deciso di fare dietrofront e abortire il tentativo. "Non direi che qualcuno sia da biasimare per qualcosa. Ma per riassumere: non era comodo muoversi, siamo saliti lentamente e ci siamo resi conto che non aveva senso cercare di tentare l'impossibile, soprattutto perché non c'erano condizioni buone, i tempi giusti e tutto il resto. Quando la forma fisica e psicologica non si adattano all'obiettivo, sono necessarie saggezza, esperienza e calma per decidere di non insistere. Nella nostra spedizione abbiamo investito molto: denaro, sforzi, tempo dedicato all'acclimatamento, all'allenamento e alle salite preparatorie. E i nostri sogni, ma ci hanno girato le spalle e se ne sono andati"