Bivacco Salvadori - Foto Di astraspera - Trasferito da it.wikipedia su Commons Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=46452072
Ingresso Bivacco Salvadori - Foto Di Astraspera di Wikipedia in italiano, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=46452068
Bivacco Salvadori dal Monte Torsoleto - Foto Di Astraspera di Wikipedia in italiano, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=46452062“I bivacchi sono di tutti ma vanno rispettati”. È in un misto di amarezza e malinconia che, nei giorni scorsi, la sottosezione di Santicolo del CAI Brescia, ha deciso di portare all'attenzione del vasto pubblico dei social, il caso del Bivacco Davide Salvadori, nelle Alpi Orobie nord-orientali, oggetto di ripetuti casi di vandalismo. Un post di denuncia, ma soprattutto di condivisione, realizzato allo scopo di invitare la comunità degli appassionati di montagna a una seria riflessione sul come vivere le esperienze in quota, nel rispetto di ciò che appartiene alla collettività, ovvero sia l’ambiente che le strutture in esso presenti.
Il Bivacco Salvadori, oggetto di furti e danneggiamenti
Il Bivacco Davide Salvadori offre un riparo agli escursionisti che raggiungano il Passo del Torsoleto (2.645 m), fin dal 1994. La struttura è infatti stata realizzata alla testata della conca del Lago Picol, in memoria del giovane Davide Salvadori, deceduto in un incidente stradale nel 1993 a soli 22 anni, su iniziativa dei ragazzi del CAI Santicolo e della Unione Sportiva Corteno Golgi A.S.D., con il supporto della famiglia del giovane.
Negli ultimi anni, la sottosezione del CAI, proprietaria della struttura, si è trovata ad assistere in forma ripetuta ad atti di vandalismo, che hanno reso necessari interventi di manutenzione. Dopo aver gestito nel silenzio simili incresciose situazioni, la sezione ha ritenuto opportuno esternare i propri pensieri, allo scopo di evitarne il ripetersi, presso il bivacco stesso ma, in termini più ampi, con riferimento a tutti i bivacchi presenti sulle montagne italiane,
In un post diffuso nei giorni scorsi sulla pagina Facebook “C.A.I. Santicolo”, sono state descritte le sorprese, lasciate da ospiti poco educati alla fruizione consapevole dell’ambiente montano. “Sono state rubate attrezzature più volte ed un tavolo di servizio è stato addirittura fatto a pezzi e bruciato.”
La denuncia del CAI Santicolo non nasce come esclusiva condivisione di un senso di delusione ma come stimolo a una riflessione condivisa sul ruolo dei bivacchi. Strutture sempre più di frequente presenti nelle cronache, come oggetto di simili atti di vandalismo, tanto sulle Alpi quanto in Appennino. “I bivacchi sono luoghi aperti a tutti che danno la possibilità di dormire o anche solo di sostare qualche ora. In particolar modo nel nostro Bivacco si è sempre cercato di allestire nel modo più confortevole possibile, lasciando provviste, fornetti per cucinare, coperte e ogni anno viene fatta la manutenzione dai volontari”, scrive la sottosezione, aggiungendo che “essendo un luogo autogestito, si chiede il buon senso delle persone nel lasciare il tutto in ordine. Ma non è così”.
Ai fruitori della montagna, che si trovino a essere ospiti, per poche ore o una notte, di un bivacco, viene rivolto un invito: a prendere coscienza di quanto il trovare, in quota, un luogo che possa offrire rifugio per dormire al coperto, ma anche semplicemente per ripararsi dalle intemperie, per ristorare mente e corpo durante una escursione, non sia così scontato. “Le persone dovrebbero essere grate di aver la possibilità di sostare in questi posti bellissimi; la montagna è fatta per essere vissuta, ma rispettata e di conseguenza anche le persone che ci credono e cercano di mantenere intatti questi luoghi”.
“Speriamo che questo messaggio venga condiviso il più possibile e soprattutto che arrivi alle persone interessate - conclude la sottosezione - I BIVACCHI SONO DI TUTTI, MA VANNO RISPETTATI”
Come ci si comporta in un bivacco
Il bivacco fisso è, secondo la definizione fornita dal Regolamento Strutture Ricettive del Club Alpino Italiano, “un manufatto tecnico di modeste dimensioni con capienza normalmente non inferiore a 6 posti e non superiore ai 12 posti, finalizzato alle pratiche alpinistiche, generalmente ubicato nelle zone più elevate delle catene montuose, frequentate per alpinismo classico, quali basi prossime agli attacchi delle vie di salita o lungo percorsi alpinistici di quota”. Nasce quindi come struttura non gestita, a finalità essenzialmente emergenziale, dunque dotata di quei servizi minimi che possano risultare utili al ricovero di emergenza.
Oggigiorno rappresentano punti di appoggio, non solo utili agli alpinisti, ma utilizzati con piacere anche dagli escursionisti, che possono liberamente entrarvi, ed eventualmente trascorrervi la notte, nel rispetto della struttura stessa, che è aperta tutto l’anno in forma incustodita.
Sulle montagne italiane è possibile incontrare bivacchi di proprietà del CAI, così come di Comuni ed Enti pubblici, associazioni o privati. In ogni caso, la regola fondamentale da seguire per una fruizione corretta e consapevole è essenzialmente una: si lascia tutto come lo si è trovato (o anche meglio, se possibile). Chiunque utilizzi un bivacco ha la responsabilità fondamentale di lasciarlo pulito e in ordine per chi verrà dopo. Una forma di autogestione etica e di solidarietà tra appassionati frequentatori della montagna.