Pakistan: il dispensario “Lorenzo Mazzoleni” rinasce grazie al CAI

Dopo due settimane di lavoro ad alta quota, i volontari del CAI hanno ripristinato il dispensario “Lorenzo Mazzoleni” di Askole, portando cure, manutenzione e formazione sanitaria nella valle del Braldu.

Sette giorni di viaggio, voli cancellati, diciotto ore di pulmino e nove di jeep tra dirupi, fiumi e ponti precari. Così, l’8 settembre scorso, un gruppo di volontari del Club Alpino Italiano ha raggiunto Askole, ultimo villaggio raggiungibile con un mezzo a motore sulla via per il  K2. Ci troviamo nella valle del fiume Braldu, nel Gilgit-Baltistan, in Pakistan.

La missione, coordinata da Montagna Servizi e dal Gruppo di Lavoro per la Cooperazione Internazionale del CAI, aveva un duplice obiettivo: verificare lo stato del dispensario “Lorenzo Mazzoleni”, attivo dal 1997 grazie all’Associazione Amici di Lorenzo Mazzoleni, e offrire supporto medico, educazione sanitaria e manutenzione tecnica.

Il presidio prende il nome da Lorenzo Mazzoleni, Ragno di Lecco scomparso nel 1996 sul K2, durante la spedizione per celebrare i 50 anni dalla fondazione del gruppo. In quell'occasione Lorenzo raggiunse la cima ma cadde in discesa, scivolando mentre attraversava il Collo di Bottiglia. Da quasi trent’anni il dispensario rappresenta un punto di riferimento sanitario per gli oltre duemila abitanti della valle.

 

Il lungo viaggio e le prime difficoltà

La squadra era composta da Elena Polisseni, pediatra del CAI Pallanza; Paolo Tosoni, internista del CAI Torino; Massimo Conte, tecnico del CAI Pallanza; Ginevra Calvani, manutentrice del CAI Pisa; e Samuele Goretti, elettricista del CAI Lecco.

All’arrivo, la situazione è apparsa subito critica. Il responsabile tecnico Massimo Conte ha raccontato che la struttura era priva di acqua corrente e di elettricità, e che si è dovuto procedere immediatamente con interventi di emergenza. L’acqua è stata ripristinata collegando tubazioni provvisorie, mentre per l’elettricità è stato necessario rimettere in funzione il sistema fotovoltaico e mettere in sicurezza l’impianto interno, dove si erano riscontrate bruciature e collegamenti pericolosi.

Nei giorni successivi sono stati eseguiti anche lavori di tinteggiatura, pulizia e sistemazione dei serramenti, restituendo al dispensario condizioni minime di agibilità. Secondo Conte, in futuro sarà indispensabile un intervento più ampio per rifare l’acquedotto e sostituire completamente l’impianto idraulico.

 

Riprendere a curare

Parallelamente ai lavori tecnici, Elena Polisseni e Paolo Tosoni hanno riattivato le attività mediche. Al loro arrivo, racconta Polisseni, gli ambienti dedicati alle visite e all’ospitalità dei volontari non erano igienicamente adeguati e mancavano sia acqua sia corrente. I due medici hanno proceduto alla pulizia e alla catalogazione dei farmaci e del materiale sanitario, rimettendo in funzione anche ecografo ed elettrocardiografo.

Ripristinata la funzionalità minima, si sono potute svolgere le visite ambulatoriali: ogni giorno, dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18, il dispensario ha accolto decine di pazienti. Il team si è spostato anche nel vicino villaggio di Chongo per visitare persone impossibilitate a raggiungere Askole.

Grande attenzione è stata riservata all’educazione sanitaria nelle scuole. Polisseni ha incontrato gli alunni di quattro istituti per insegnare pratiche di igiene quotidiana, come il lavaggio delle mani e dei denti, ed effettuare uno screening della vista. In questa attività è stata affiancata dal dottor Shujat Hussain Mesam, medico pakistano dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che collabora stabilmente con il dispensario.

 

Dialogo e fiducia

I primi giorni con la popolazione locale non sono stati semplici, ha raccontato Conte, ma con il passare del tempo la diffidenza iniziale ha lasciato spazio alla collaborazione. Anche dal punto di vista medico, il confronto con tradizioni e usanze differenti ha richiesto tatto e pazienza.

Tra le priorità per il futuro figurano la sostituzione delle zanzariere, il miglioramento delle condizioni igieniche negli ambulatori e la possibilità di creare un servizio di emergenza. Ad Askole esiste infatti un eliporto, ma in questa area del Pakistan, al confine con l'India, non sono consentiti voli civili. I pazienti gravi devono quindi affrontare otto ore di viaggio su piste di montagna per raggiungere l’ospedale più vicino.

La missione del CAI ad Askole si è conclusa con successo, ma anche con la consapevolezza che molto resta da fare. Il lavoro dei cinque volontari ha dato nuova vita al dispensario “Lorenzo Mazzoleni”, riportandolo a essere un punto di riferimento sanitario per la valle.