Persi anni di ricerca: distrutto campo sperimentale nel Parco delle Orobie

A Cedrasco (SO) ignoti hanno distrutto un campo sperimentale del progetto europeo "My Garden of Trees": migliaia di piantine abbattute, anni di monitoraggio vanificati.

Nel Parco delle Orobie Valtellinesi si è verificato la scorsa settimana un atto vandalico, che va oltre il danno materiale. All’interno di un campo sperimentale a Cedrasco (SO), al confine tra Italia e Svizzera, sono state infatti distrutte delle piantine di faggio e abete, oggetto di monitoraggio nell'ambito di un progetto di ricerca su scala europea. Un gesto, definito dal Parco “insensato e inspiegabile”, che denota inciviltà e ignoranza – nella zona erano presenti cartelli informativi delle ricerche in corso – e vanifica anni di lavoro scientifico.

 

Una perdita per la rete di “My Garden of Trees”

Il campo sperimentale è stato allestito nell'ambito del progetto di ricerca partecipativo, promosso dalla Commissione Europea, “My Garden of Trees”, guidato da un team di ricercatori dell'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL). Obiettivo delle ricerche, come riportato sul sito ufficiale del progetto, è la valutazione della capacità di crescita e di rinnovazione dell'abete bianco e del faggio europeo attraverso la realizzazione di giardini sperimentali, distribuiti lungo tutto il territorio europeo. L’insieme delle osservazioni raccolte attraverso questa rete di siti sperimentali, rappresenterà la base per lo sviluppo di un modello previsionale, che possa supportare gli esperti del mondo forestale nella creazione di foreste più resistenti e capaci di adattarsi meglio ai cambiamenti climatici.

Il sito ospitava oltre 2.000 piantine di faggio e abete bianco, oggetto di un monitoraggio costante dell’accrescimento che, come evidenziato dal Parco delle Orobie valtellinesi, sarebbero state rimosse al termine della sperimentazione. Parliamo di piantine di poche decine di centimetri di altezza, protette da reti schermanti, che sono state abbattute come fossero erbacce, come mostra il video condiviso dall’Ente sui canali social.

 

 “2 anni di costante lavoro e monitoraggi settimanali, più di 120 osservazioni per ciascuna piantina, per raccogliere importanti dati delle alpi centrali italiane, oggi resi vani - il commento del Parco, di accompagnamento al video - . Un gesto che si ripercuoterà sull’intero progetto europeo! Compromettere e ostacolare una ricerca scientifica significa sottrarre strumenti preziosi alla conoscenza e alla conservazione del nostro patrimonio comune.”

La distruzione del campo comporta la perdita di un elemento piccolo ma importante in una ampia rete di monitoraggio, che conta oggi circa 300 micro giardini sperimentali

A seguito dell’evento, il Parco ha sporto denuncia contro ignoti e sta attualmente tentando di recuperare, almeno in parte, le piantine ancora utilizzabili a scopo di ricerca. 

 

Troppa inciviltà in quota

L'episodio ricorda il valore delle aree protette italiane, non solo come scrigni di bellezza naturalistica ma anche siti di ricerca. Il Parco delle Orobie valtellinesi, ad esempio, è attivamente impegnato nel monitoraggio faunistico, nel coordinamento di studi e ricerche scientifiche, e nello sviluppo di progetti di educazione ambientale. Distruggere un campo sperimentale in questa area, denota quanto sia sottovalutato il potenziale danno immateriale, oltre che materiale, che simili gesti possono causare al mondo scientifico

Quanto accaduto a Cedrasco non è purtroppo un caso isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di crescenti atti di vandalismo, che vedono come protagonista il mondo della montagna. Sempre più spesso le cronache riportano esempi di atti vandalici di varia natura, quali la realizzazione di graffiti sui massi, lo sfregio della cartellonistica sui sentieri o di targhe e libri di vetta o ancora l’abbandono dei rifiuti o il danneggiamento dei bivacchi, solo per citarne alcuni. Gesti che denotano una profonda ignoranza delle regole basilari della frequentazione dell’ambiente montano e una mancanza di rispetto per il bene comune.

Come evidenziato dal Parco delle Orobie, "Basta poco per fare una grande differenza: rispetta la natura e il lavoro di chi la ama”.