Petit Dru: nuova via per Cherqaoui, Obino e Peruzzo

Sulla pareti ovest e nord il team francese ha aperto Le château dans le ciel, una linea di ben 1000 metri, con difficoltà fino a 7b+
La cordata sul Petit Dru © IG H. Peruzzo

Il Petit Dru è una delle cime più iconiche dell'intero arco alpino e in passato è già stato capillarmente salito per le sue pareti. Il versante ovest - nonostante i crolli degli ultimi vent'anni- esercita ancora un grande fascino, dovuto anche ad alcune vie mitiche, tra cui quella aperta da Walter Bonatti proprio 70 anni fa, quando tra il 12 e il 15 agosto salì in solitaria il pilastro sud-ovest.

Tra il 18 e il 21 giugno - come ha riportato Desnivel.com - Yanis Cherqaoui, Baptiste Obino e Hugo Peruzzo hanno tracciato la nuova via Le château dans le ciel (ED, 1.000 m, 7b+ max) sulle pareti nord e ovest di questa cime tra le più famose delle Alpi. L'idea è partita da Yanis Cherqaoui, che voleva scalare la nord del Petit Dru dal suo punto più verticale. "Quando me lo ha proposto per la prima volta, ammetto di avere avuto difficoltà a visualizzare il progetto" ha spiegato Peruzzo, che comunque ha accettato la sfida insieme a Obino.

Sul granito del Petit Dru © IG H. Peruzzo

Il team è salito al rifugio Rognon des Drus il 17 giugno e alle 2 del mattino seguente hanno iniziato la scalata, arrampicando il primo terzo della parete prima di bivaccare. Il secondo giorno hanno raggiunto un grande nevaio dove hanno potuto montare la tenda e prepararsi per la terza giornata, quella che è stata tecnicamente la più impegnativa. Di prima mattina hanno iniziato a lavorare i tre tiri chiave sul tetto sopra la nicchia, con difficoltà stimate di 7a, 7a e 7b+. "Un dono del cielo: un masso incastrato al centro ci ha permesso di proteggere il tiro" ha scritto Peruzzo, sottolineando come non sarebbe altrimenti bastato un numero 6 per proteggere il passaggio. Una volta completati i tre tiri, hanno assicurato la corda e sono tornati a dormire in tenda. Sabato 21 giugno i tre sono ripartiti, sbucando in vetta prima di mezzogiorno. 

La discesa è avvenuta sul versante opposto, con rientro al rifugio Charpoua. "Con tutta la mancanza di obiettività che si può avere quando si apre una via, i tiri sembrano bellissimi e vari, su roccia eccellente - ha concluso Peruzzo- e ha messo a dura prova la nostra forza mentale. Abbiamo trovato alcuni chiodi in fessure vicine a quelle che abbiamo scalato. Probabilmente un mix di ritirate, vecchie vie artificiali, tentativi e vagabondaggi. In basso, potremmo avere incrociato due tiri di vie artificiali degli anni '80, che salivano per fessure decentrate rispetto alle fessure dei chiodi".

Lo schizzo della via dal romantico nome "Il castello dentro al cielo" © IG H. Peruzzo