Pietro Vidi: "Ho parlato con Caldwell, Lurking fear è un 8c+"

Lo scalatore trentino viene da una prima parte di 2025 ricco di exploit. "Non ha senso dare gradi nei blocchi con o senza ginocchiere". Histoire sans fin il gioiello dell'estate: "La via più estetica delle Alpi"

La prima parte del 2025 di Pietro Vidi è stata ricca di scalate di viaggi conditi da scalate di valore e ha coinciso con una parziale “metamorfosi” del climber trentino, che non ha abbandonato il boulder, ma sembra sempre più orientato sulle vie lunghe. A fine maggio Pietro ha realizzato la seconda libera di Lurking fear a El Capitan. Un paio di mesi più tardi, sul Petit Clocher du Portalet, ha ripetuto insieme a Camilla Moroni la mitica Histoire sans fin. Nel mentre si è comunque portato a casa un paio di boulder come Permanent midnight con partenza da seduto (8c+) e L'ombre du voyauger, proponendo un downgrade a 8b+.


Partiamo dalla fine: come ti è riuscito Permanent midnight low?

In realtà non ero troppo motivato, ma dopo la via al Clocher sono passato da Fionnay. È capitato un po' per caso e a dire il vero pensavo mi venisse anche più facile: durante la prima sessione ho saltato il primo movimento e sono riuscito a scalarlo, ma poi invece sono caduto tre o quattro volte proprio alla fine. Mi sono stressato abbastanza, perché quando non ti riesce proprio sugli ultimi movimenti...poi quella cosa rimane in un angolo della testa, non sei sciolto. Comunque sono contento: è un mega classico, una bella linea ed è assolutamente la mia scalata: tecnico sui piedi, di forza per i bicipiti.


Il viaggio aveva tutt'altro obiettivo. Quanto è stata lunga la gestazione di Histoire sans fin?

Con Camilla ne parlavamo da un paio di anni, ma a quel tempo non ero troppo motivato sul genere, ero orientato ai blocchi. La via in sé non è troppo complessa ed è abbastanza spittata, soprattutto dopo che scali qualcosa come Lurking fear. Diciamo che forse non l'avrei fatta così bene se non fossi passato da El Cap. La via comunque è bellissima, ha una estetica incredibile, probabilmente la più estetica delle Alpi. Comunque è estremamente tecnica, devi fidarti assolutamente dei piedi, non c'entra niente con la scalata moderna. 


Dove ti ha messo più alla prova?

L'8b+ alla fine è un boulder e se sei un boulderista non è nemmeno così estremo. Il 7c+ invece l'ho trovato tosto, è una fessura di 45 metri e devi sapere come incastrare. E poi è il primo dei tiri duri, devi riuscire a entrare un po' nell'arrampicata. E comunque l'8b di spigolo e l'8a appoggiato che ci sono alla fine...in falesia non li trovi. 


Con Camilla avete fatto un bel team...

Lei veniva da sei mesi di scalata indoor e quindi aveva bisogno di entrare un po' nella modalità che serviva, anche perché tecnicamente la via era assolutamente alla sua altezza. Ci siamo motivati a vicenda, ci siamo dati una mano. Ne è valsa la pena, la via è stupenda.


Lurking fear è stato un bel test?

Ho imparato moltissimo. A El Cap la scalata è sicuramente diversa, la placca avrà 3-4 gradi di inclinazione, sembra quasi una placca da gara. Non ero nemmeno troppo coinvolto dal punto di vista delle protezioni, ero abituato. Ma mi ero approcciato con l'idea di scalare un 8a+, per me era un ripiego rispetto alla Salathé…quando mi ci sono trovato però ho capito che con un 8a non aveva niente a che vedere. Poi ne ho parlato con Tommy [Caldwell, ndr] e mi ha detto che al tempo era il grado più alto che si sentivano di dare, oltre al fatto che si sono rotte delle prese nel corso degli anni. Ora comunque è sicuramente 8c+. Comunque è andata bene, mi sono mosso bene. E pensare che devo ringraziare ancora Camilla, a El Cap mi ci ha portato lei. Io l'anno scorso volevo stare solo a Las Vegas a fare blocchi...bisogna farle un monumento. A breve ripartiamo, voglio dare un occhio al Dawn wall.


Quando hai proposto il grado di 8b+ per L'ombre du voyauger c'è stato un po' di dibattito sui social, nonostante la tua spiegazione. Vogliamo tornare una volta per tutte sull'argomento?

Il discorso del grado proposto da Charles Albert è strano perché lui aveva detto che poteva essere un 9a anche con attrezzatura moderna, ma io mi sono fatto l'idea che non usando mai scarpette e ginocchiera, non ha semplicemente idea di quanto aiutino. Poi ho visto che Climbing magazine ha ipotizzato un “doppio grado”, con o senza attrezzatura, ma secondo me non ha senso. In ogni epoca della scalata i gradi sono stati dati in base a quello che si usava in quel momento. Altrimenti non si finisce più: vogliamo dare un grado diverso se scaliamo con scarponi o con scarpette? Oppure un grado diverso se sali una via senza tallonaggi? E poi oggi i gradi ad alto livello misurano una certa performance, non bisogna vergognarsene, anche se per me il grado conta fino a un certo punto. Ma fare certi gradi significa anche ottenere sponsorizzazioni, non vedo niente di male a cercare di adottare uno standard più o meno definito.


Le gare sono un capitolo chiuso?

Al momento non penso che tornerò a farne, se non qualcosa magari a livello italiano. Ma ormai se fai gare, soprattutto per quanto riguarda il boulder, hai preso una strada inconciliabile con l'outdoor. Forse il discorso regge ancora per la lead, ma nel boulder no.