Pik Pobeda - Foto Maryliflower - Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0
Pik Pobeda - Foto Chen Zhao - Wikimedia Commons, CC BY 2.0
Pik Pobeda - Foto Maryliflower - Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0
Pik Pobeda - Foto Yunsheng Bai -Wikimedia Commons, CC BY 2.0Un alpinista italiano, di cui non sono note le generalità, ha perso la vita nei giorni scorsi sul Pik Pobeda (7.439 m) anche noto come Picco della Vittoria, la vetta più alta della catena del Tian Shan, al confine tra Kirghizistan e Cina.
Secondo le informazioni fornite dal Ministero della Difesa kirghiso, e diffuse dai quotidiani locali, alcuni alpinisti sarebbero inoltre rimasti feriti in fase di discesa. Per tentare un recupero, nella giornata di sabato 16 agosto, è stato inviato sul posto un elicottero militare Mi-8 con a bordo 6 soccorritori. A causa delle condizioni meteorologiche avverse, il mezzo è stato però costretto a un atterraggio di emergenza, a oltre 4.000 metri di quota, che ha rischiato di trasformarsi in una tragedia. Nel brusco atterraggio, alcuni soccorritori e membri dell’equipaggio hanno infatti riportato ferite di varia entità.
Si è dunque proceduto all’invio di un secondo elicottero, per proseguire l’operazione di soccorso. I feriti, che si trovavano a bordo del veivolo, nessuno dei quali è risultato essere in pericolo di vita, sono stati trasportati all’ospedale di Karakol. A causa del peggioramento delle condizioni meteo, e del calare della notte, non è stato possibile portare a termine nell’immediato l’evacuazione degli alpinisti, bloccati sulla montagna. I soccorsi sono ripresi il giorno successivo.
Secondo dichiarazioni del Ministero, è stata istituita una commissione speciale per indagare sull'incidente dell'elicottero militare, identificarne le cause e valutare le condizioni tecniche del velivolo.
Natalia Nagovitsyna bloccata a 7.200 metri da 7 giorni
I soccorsi ancora non risultano conclusi sul Pik Pobeda. Dal 12 agosto risulta infatti bloccata a una quota di circa 7.200 metri l'alpinista russa, Natalia Nagovitsyna. La donna, 47enne, è stata vittima di una caduta in fase di discesa. Ha una gamba rotta e si trova attualmente all’interno di una tenda danneggiata, con scarse disponibilità di cibo e acqua.
Il Ministero della Difesa ha inviato sul posto un drone nella giornata di ieri, martedì 19 agosto, verificando che la donna sia ancora viva. Natalia, che non è in possesso di una radio, dunque non ha possibilità di comunicare, avrebbe dovuto essere di fatto recuperata nell’ambito dell’operazione di soccorso, terminata con il rovinoso atterraggio dell’elicottero Mi-8.
A prestare i primi soccorsi all’alpinista, è stato il compagno di cordata, che è poi sceso al campo base in cerca di aiuto. Due alpinisti stranieri hanno cercato di evacuarla il giorno successivo, il 13 agosto, ma non ci sono riusciti. Hanno provveduto ad avvolgerla in un sacco a pelo, lasciandola nella tenda.
Il suo salvataggio sta diventando una corsa contro il tempo, ostacolata dalle condizioni meteo sulla montagna che non consentono al momento l’invio di un elicottero.
Come dichiarato nella giornata del 19 agosto dal portavoce del Ministero della Difesa, Almaz Sarbanov, “le forti nevicate e la visibilità nulla rendono impossibile l'impiego di aerei militari. Due aerei del Ministero sono pronti a raggiungere il luogo dell'incidente". Un tentativo, meteo permettendo, potrebbe essere effettuato nella giornata odierna.
Natalia Nagovitsyna è una donna forte, che già in passato si è trovata ad affrontare situazioni estremamente complesse in alta quota. Nel 2021, ha assistito alla morte del marito Sergey, colpito da un ictus fatale, a 6.900 metri sul Khan Tengri (7.010 m), rimanendo al suo fianco fino all’ultimo, nonostante le richieste dei soccorritori di scendere di quota. L’anno successivo, è tornata sulla montagna per posizionare una targa commemorativa. Alla coppia è stato dedicato un documentario, realizzato dal regista Dmitry Sinitsyn, intitolato “Restare con il Khan Tengri" (Остаться с Хан-ТенгриОстаться с Хан-ТенгриОстаться с Хан-Тенгри)Остаться с Хан-Тенгри.
L’altitudine cui si trova l’alpinista e le condizioni meteorologiche avverse, renderanno estremamente difficile l’operazione di recupero che, se portata a termine con successo, rappresenterà un unicum storico. Mai prima d’ora, risulta essere stato realizzato il salvataggio di un ferito, a una simile quota sul Pik Pobeda, il Settemila più a nord della Terra.