Momenti di intensa commozione hanno segnato in più fasi la giornata finale di consegna dei Piolets d’Or 2024 a San Martino di Castrozza con intensa partecipazione della comunità dell’alpinismo internazionale, e ospiti provenienti da quindici paesi del mondo, di gruppi di guide alpine e alpinisti appartenenti a diverse valli delle Dolomiti e da rappresentanti delle istituzioni.
Il ricordo
La cerimonia finale, condotta brillantemente dall’autore e traduttore Luca Calvi e dal presidente del Group de haute montagne Christian Trommsdorff, ha alternato momenti di celebrazione e acclamazione a momenti più tristi, questi ultimi durante la commemorazione dei cinque alpinisti Piolets d’Or che hanno perso la vita in montagna negli ultimi diciotto mesi: i russi Dmitry Golovchenko e Sergey Nilov (entrambi Piolets d’Or nel 2012 e nel 2016), il georgiano Archil Badriashvili (Piolet d’or 2022) scomparso ad agosto 2024 a causa di un fulmine, e i giapponesi Kazuya Hiraide e Kenro Nakajima, che hanno perso la vita in luglio durante la salita della parete Ovest del K2: per Kazuya sarebbe stato il quarto piolet, il terzo per Nakijima.
Si è tenuto un minuto di silenzio in sala con la salita sul palco delle mogli dei due giapponesi, Tae Nakajima e Shoko Hiraide e dei due figli di quest’ultima, assieme a Rusudan Badriashvili, sorella di Archil e di Sopio Beridze, (fidanzata di Baqar Gelashvili compagno di cordata di Archil). La moglie di Kazuya nel pomeriggio aveva coraggiosamente tenuto la presentazione della salita di Kazuya e Nakijima, regalando al pubblico un ritratto umano, solare e toccante del marito scomparso e della grande amicizia tra i due alpinisti. Amicizia che è parsa evidente e speciale anche durante la proiezione dei video girati durante la salita premiata dei nipponici, la via The Secret Line, nuova linea sulla parete nord del Tirich Mir (7708 m) nell’Hindu Kush (Pakistan): “La cosa più importante - dice Hiraide in un breve video ripreso durante la salita - è salire luoghi inesplorati e tracciare nuove vie e soprattutto farlo condividendo la gioia della salita, con fiducia totale l’uno nell’altro”.
I Piolet svizzeri e americani
Grande entusiasmo del pubblico per le ascensioni realizzate dalle cordate dei tre giovani alpinisti svizzeri e dei tre alpinisti americani. La triade con Matthias Gribi di Ginevra, Nathan Monard di Vaud e Hugo Béguin di Neuchâtel è stata premiata per la via Tomorrow is another day sul Flat Top, vetta di 6100 metri nell’Himalaya indiano: “Non ci aspettavamo di essere premiati per questa salita - hanno commentato - che è stata come una vacanza per noi: di sicuro ce ne sarebbero state altre meritevoli. Per salite come queste la cosa più importante è il lavoro di squadra e la nostra squadra ha funzionato”. I tre elvetici, tutte guide alpine, hanno ricevuto il premio dalle mani del francese Helias Millerioux, guida alpina e piolet d’or nel 2018 per la parete sud del Nuptse, che ha detto loro “Ragazzi, cercate di mantenere sempre il sogno, la speranza e l’impegno”.
Il lavoro di squadra e il grande affiatamento, unito all’impiego di attrezzature speciali, è stato senz’altro anche la carta vincente della cordata americana che ha raggiunto in stile alpino lo Jannu (7710 m) dopo tre tentativi effettuati tra il 2021 e il 2023 (il primo anno in due e i successivi in tre) aprendo la via Round Trip Ticket, 2700 metri di itinerario attraverso la parete Nord e la cresta Nord Ovest della montagna. Matt Cornell, Alan Rousseau e Jackson Marvell sono riusciti nell’eccezionale impresa anche grazie allo strategico uso di materiali leggerissimi, una tenda progettata da loro, parzialmente gonfiabile e un unico sacco a pelo super leggero condiviso in tre. Alla domanda posta da Trommsdorf che chiedeva se nell’affrontare la salita non si fossero spinti un po’ oltre i tre hanno risposto: “La voglia di arrivare fino in fondo è stata determinante e soprattutto il fatto di essere d’accordo nel farlo tutti assieme, mettendo da parte l’individualismo per essere una cosa sola. Senz’altro abbiamo vissuto uno ‘state of mind’, qualcosa di non tangibile ma condiviso, che ci ha spinti ad andare avanti senza esitazioni, concentrandoci solamente su una sorta di ‘bolla’ di tre metri alla volta, giorno dopo giorno. Non ci siamo mai posti la domanda se ce l’avremmo fatta o meno, abbiamo vissuto la migliore esperienza nelle migliori condizioni possibili”. Il premio è stato loro consegnato dall’alpinista ucraino Mikhail “Misha” Fomin (Piolet d’Or nel 2016 e nel 2022).
La menzione speciale per l'alpinismo femminile
A Nives Meroi è andata la menzione speciale per l’alpinismo femminile, primo di una serie che scandirà le prossime edizioni dei Piolets. Sempre in cordata con il marito Romano Benet, salito anche lui sul palco, Nives ha meritato il premio per lo stile e l’etica delle salite condivise: “Lo stile è una sintesi di etica e estetica”, ha risposto Nives alla domanda di Calvi, rincalzata dal marito che ha affermato che “Lo stile dovrebbe essere l’unico modo di andare in montagna, ciascuno con le proprie capacità, anche con una semplice passeggiata nei boschi”. L’alpinista tarvisiana ha poi commentato così sulla differenza tra i generi: “In arrampicata ormai c’è la parità assoluta; certamente nell’alpinismo c’è una differenza, dovuta alla diversa struttura fisica, però noi donne possiamo compensare con altre capacità e qualità. Ma soprattutto è importante evitare di imitare il modello maschile, cercando di trovare la nostra strada che non è né superiore né inferiore, ma semplicemente diversa”. Ha consegnato il premio a Nives il fuoriclasse e guida alpina delle Aquile di San Martino di Castrozza Manolo.
Il Piolet d'Or alla carriera
La cerimonia si è conclusa con la consegna del Piolet d’Or alla carriera all’alpinista catalano Jordi Corominas, accompagnato sul palco dall’amico di una vita Simón Elías Barasoain: il premio gli è stato consegnato dalle mani di Enrico Rosso, alpinista e giurato dell’edizione 2024 e dall’alpinista sloveno Silvo Karo, Piolet d’or alla carriera nel 2022. Autore di numerose prime salite da un capo all’altro del mondo nel corso della sua vita dedicata alla montagna e della salita solitaria al K2 lungo la Magic Line, il sessantaseienne spagnolo Corominas ha commentato con ammirazione i risultati conseguiti dalle cordate degli americani e degli svizzeri, animati da profonda passione e si è rivolto ai giovani parafrasando le significative parole trovate nel libro di Marc Le Menestrel Le valeurs de l’escalade: “Vogliamo essere 'i migliori' o essere semplicemente 'migliori'?. Io dico che ogni giorno dobbiamo avere la possibilità di alzarci e sentirci migliori”.