Presanella, Corno di Pedertich: una nuova via per Rampini e compagni

L'ultima del Peder ha uno sviluppo di oltre 200 metri, con difficoltà sul V e VI grado, ma presenta una fessura ben più difficile. "L'ambiente è stupendo, la roccia fantastica"

 

Alberto Rampini, Stefano Righetti, Beppe Vidali e Walter Manzi hanno aperto una nuova via d'arrampicata, L’ultima del Peder, al Corno di Pedertich (2.332 metri), in Presanella. La via ha uno sviluppo di 6 tiri per 215 metri complessivi, con difficoltà tra il V e il VI grado superiore, ma con un tiro nettamente più difficile: una complicata fessura offwidth nell'ordine del 7a, anche se l'obbligatorio è di 6b.

 

La struttura di tonalite che sovrasta la Val d'Amola aveva colpito Rampini già da diverso tempo, nel corso delle sue “fughe” in Presanella. “Era già da un po' che avevo iniziato a scalare da quelle parti. L'ambiente è splendido, selvaggio, si trova poca gente. È quello che ci vuole ogni tanto, quando hai scalato tanto nella Valle del Sarca e cerchi un posto un po' meno frequentato. In Val d'Amola ci sono tante vie, il Pedertich è una torre bellissima e a me è caduto l'occhio sulla ovest, una volta che sono andato a fare la Murat Oers, una via corta ma molto bella”.

La Murat Oers è una via di 120 metri aperta sulla nord ovest da Heinz Grill, Barbara Holzer e Martin Heiss nel 2023. È dedicata a un amico di Grill e compagni, morto in un incidente nel 2015. Lo stile è quello di una via poco attrezzata, da proteggere, che è stato poi replicato anche da Rampini e compagni sulla propria linea, aperta ad agosto. “Ho guardato a fianco della via che stavi facendo e ho notato una linea molto bella e una volta che ci siamo messi al lavoro, anche la roccia si è dimostrata di qualità. È una tonalite bellissima, di grana molto fine, quasi priva di quel muschio che generalmente la caratterizza. Non abbiamo dovuto pulire molto, solo nel chiave c'era una toppa d'erba che era d'impiccio, per il resto abbiamo cercato di non pulire nemmeno troppo”.

 

La via, eccetto la fessura, non presenta gradi di grande impegno, ma occorre considerare che “non si tratta di un itinerario plaisir, il grado bisogna averlo. Anche perché bisogna proteggersi, serve una bella serie di friend e non si può arrivare a mettere le protezioni con il fiato corto. Purtroppo o per fortuna il tiro duro è un po' sopra le righe rispetto al resto della via. È un 7a impegnativo, ma in un modo o nell'altro si passa, con un 6b, un 6b+. Ho lasciato un anello di cordino per aiutare. Le soste sono tutte a due fix con anello”.

L'ambiente è splendido. Dal rifugio Segantini – si parcheggia poco prima- ci vogliono appena 20 minuti per raggiungere l'attacco, l'avvicinamento è comodo. “La discesa che consiglio è sull'altro versante: la si risolve con un paio di doppie e un rientro che passa di nuovo dall'attacco. È una via estiva, esposta a ovest, la quota non è trascurabile. Vista la comodità può diventare ben frequentata. Noi ci siamo divertiti. Righetti è il mio socio storico, ci scalo da 40 anni, Beppe Vidali non ha bisogno di presentazioni e Walter Manzi, della Val di Non, è stato l'elemento più fresco della cordata. Eravamo un bel team agostano”.

 

L'ultima del Peder conta già una prima ripetizione e la libera del 7a, a opera di Francesco Carta.