Prevenire gli incidenti in montagna: i consigli essenziali per un'escursione in sicurezza

Come vivere escursioni in sicurezza? Dal Vicepresidente Generale del CAI, Giacomo Benedetti, una manciata di suggerimenti da tenere a mente ogni qualvolta ci si prepari a indossare gli scarponi e mettere lo zaino in spalla.

La stagione estiva 2025 si sta rivelando alquanto problematica in quota. Il numero di incidenti mortali ha raggiunto quasi quota 100 a partire dal 1 giugno, un dato che rappresenta la punta di un iceberg di incidenti, di varia entità, che hanno richiesto l’intervento del Soccorso Alpino. In molti casi, gli inconvenienti che si verificano in montagna, come evidenziatoci nei giorni scorsi dal Direttore del Soccorso Alpino valdostano, Paolo Comune, rappresentano situazioni potenzialmente evitabili, prestando maggiore attenzione in fase di pianificazione di una uscita in quota.

Ma in cosa consiste la pianificazione di una escursione? Per agevolare la comprensione di questo step, essenziale ad assicurare che l’esperienza venga vissuta in piena sicurezza, il Vicepresidente Generale del CAI, Giacomo Benedetti, ha elaborato una serie di grafiche. Una manciata di suggerimenti da tenere a mente ogni qualvolta ci si prepari a indossare gli scarponi e mettere lo zaino in spalla.

  1. Informarsi bene sul percorso. Prima di uscire di casa è importante raccogliere quante più informazioni possibili sugli itinerari che si desidera percorrere. È importante studiare la cartografia relativa e consultare relazioni escursionistiche aggiornate; verificare la lunghezza, il dislivello e il tempo stimato di percorrenza e la presenza di tratti impegnativi; informarsi sulle condizioni del sentiero, se sia segnalato, quale sia il grado di difficoltà e se sia richiesta attrezzatura per affrontarlo; controllare poi il meteo, valutando l’evoluzione delle previsioni nelle ore successive al proprio avvio. Informarsi inoltre sulla presenza di punti di appoggio, quali rifugi o bivacchi, sullo stato di copertura telefonica e su eventuali vie di fuga.
  2. Valutare le proprie capacità. Una volta analizzato l’itinerario, è bene valutare le proprie condizioni psico-fisiche, accertandosi di essere pronti ad affrontarlo. Durante una escursione, la gestione dell’ansia, la capacità di mantenere la concentrazione, sono elementi determinanti.
  3. Non andare da soli se non si è esperti. Essere in compagnia, soprattutto di una persona esperta, è garanzia di sicurezza. E se proprio si decida di andare da soli, mai dimenticare di comunicare a qualcuno la propria destinazione, l’orario previsto di rientro ed eventuali cambi di programma. Buona norma è anche utilizzare App o dispositivi di localizzazione, per essere rintracciabili.
  4. Indossare calzature e abbigliamento adeguati. Scegliere degli scarponi dotati di tomaia alta e suola ben scolpita, meglio se idrorepellenti. Vestirsi a strati, privilegiando materiali traspiranti rispetto al cotone. Mai dimenticare di portare con sé una giacca impermeabile.
  5.  Portare con sé il necessario per ogni imprevisto. Ci si augura sempre che le uscite in quota vadano al meglio, ma l’imprevisto non è mai da escludere. Pertanto, è buona norma portare sempre con sé una torcia frontale; scaricare l’App GeoresQ, riservata ai soci CAI, che consente di comunicare rapidamente la propria posizione; portare una scorta di cibo, bevande e abbigliamento (es. pile, guanti, cappello…); ricordarsi di portare con sé la carta escursionistica, uno strumento essenziale, anche qualora si utilizzino le App di navigazione, per affrontare situazioni quali calo della visibilità o perdita dell’orientamento; dotarsi di un kit di pronto soccorso, di una coperta termica, e di strumenti utili in caso di emergenza, come il fischietto. 

     

Estate, attenzione alla disidratazione

I 5 suggerimenti per vivere al meglio una uscita in quota, possono considerarsi validi in ogni stagione dell’anno. In estate, c’è un sesto consiglio da tenere a mente: fare attenzione al rischio di disidratazione

Importante è saper riconoscere eventuali sintomi di disidratazione, al fine di prendere coscienza del problema prima che si aggravi. I sintomi possono essere suddivisi in 3 livelli: disidratazione lieve, moderata e grave. Si va in un crescendo, dalla sensazione di sete intensa alla comparsa di mal di testa, crampi muscolari, fino ad arrivare a nausea e vomito, tachicardia, vertigini, solo per citarne alcuni. E a seconda del livello di disidratazione, è importante sapere come agire per escludere complicazioni.

Di seguito una grafica riassuntiva dei vari livelli di disidratazione, dei relativi sintomi principali e suggerimenti d’intervento.

Sintomi della disidratazione in montagna - Giacomo Benedetti

Il caso più delicato da affrontare è lo stato di disidratazione grave. Per supportare chi presenti sintomi identificativi del 3° livello, il CAI ha elaborato un protocollo di gestione della disidratazione sul campo, che prevede 3 step:

  • mettere in sicurezza la persona, spostandola in un luogo fresco e posizionandola supina con le gambe sollevate di 20-30 cm da terra:
  • Procedere ad abbassare la temperatura corporea, utilizzando acqua o panni bagnati, su nuca, polsi, ascelle e fronte. Se cosciente, idratare la persona con piccoli sorsi d’acqua;
  • Osservare se i sintomi migliorino nell’arco di 10-15 minuti. In caso positivo, continuare a raffreddare e reidratare. In caso negativo, chiamare i soccorsi.

 

Il rifugio, un punto di riferimento in quota

Nonostante una attenta pianificazione di una uscita in quota, può capitare di trovarsi in difficoltà. Come indicato al punto 1 della lista di suggerimenti del CAI, identificare i rifugi presenti nella zona in cui si intenda spostarsi, è sempre una buona idea. I rifugi alpini rappresentano degli spazi di accoglienza, in cui è possibile godere di piacevoli momenti di condivisione di spazi, cibo ed esperienze ma anche trovare supporto in caso di difficoltà.

Secondo la visione del CAI, il rifugio non è solo una struttura ricettiva, un albergo tra le vette, e il gestore non è solo un ristoratore. Si tratta di un presidio umano in alta quota, un ambiente sobrio, spartano, gestito nel rispetto dell’ambiente circostante e delle sue risorse, che conserva e trasmette i valori della montagna, la memoria dei luoghi e delle genti. 

Cosa è un rifugio alpino - Giacomo Benedetti