Prima salita sulla sud-est dell’Hunza Peak: nuova via per i cechi Hak e Groh

Con 2300 metri di sviluppo e difficoltà elevate, i cechi Hak e Groh aprono una nuova via sulla parete sud-est dell’Hunza Peak.
Zdenek Hak e Radoslav Groh durante la salita

I cechi Zdenek Hak e Radoslav Groh hanno firmato la prima salita della parete sud-est dell'Hunza Peak. Un colosso di 6300 metri nel gruppo del Batura Muztagh (Karakorum). I due alpinisti sono riusciti nell'apertura di un nuovo itinerario con 2300 metri di sviluppo, passaggi fino a 90 gradi e difficoltà di 5+ UIAA, M6+, WI5. Salita in stile alpino, la linea è stata battezzata Eid al Adha, il nome della “festa del sacrificio” della tradizione musulmanza che quest'anno cadeva in concomitanza con i giorni della salita. Per gli islamici si tratta dei giorni di festa più importanti dopo quelli del Ramadan.

Per i due alpinisti si tratta di un ritorno dopo il tentativo portato avanti nel 2024, sulla stessa cima. Lo scorso anno questo però non era il loro obiettivo principale, ma parte di una prima fase di acclimatazione in vista di un obiettivo più ambizioso: la prima salita del Muchu Chhish (7453 m), la vetta inviolata più alta del Pakistan. Montagna su cui i due non avrebbero nemmeno messo piede, iniziata infatti l'acclimatazione sull'Hunza Peak, un malore improvviso accorso a Zdenek Hak ha costretto la cordata al ritiro. I due però avevano già in mente di tornare, avevano infatti deciso di lasciare sul ghiacciaio una parte dell'attrezzatura da scalata. Quest'anno, per una concomitanza di eventi, si sono ripresentate le condizioni per un nuovo tentativo. Ecco allora i nostri due protagonisti alle prese con l'inviolata parete sud-est

Un momento della salita © Instagram Zdenek Hak

La salita

Arrivati in Pakistan lo scorso 20 maggio i due alpinisti sono stati veloci nel raggiungere le pendici della montagna dove, dopo settimane di acclimatazione e attesa, il 6 giugno trovano una finestra meteo favorevole e iniziano la salita. Fin dall'avvicinamento un metro di neve fresca complica i piani: “È stato difficile aprirci un varco anche le prime sezioni rocciose raggiungevano il 5+”. I due lavorano duramente per tutta la giornata ma al tramonto sono solo a 4500 metri, dove bivaccano. Il giorno seguente riescono a salire solo 600 metri a causa del pericolo valanghe, che li costringe a fermarsi presto. Il terzo giorno guadagnano altri 800 metri su terreno misto e fino a quota 5900 metri, dove scavano una piazzola per la loro tenda da bivacco. Arrivati qui, con le stelle sulla testa, sanno di essere vicini, il giorno seguente potrebbe essere quello della vetta.

È l'alba del 9 giugno quando Hak e Groh partono leggeri lasciando tutto al bivacco. La salita inizia subito con difficoltà sostenute, poi un canalone con un muro di ghiaccio verticale di 20 metri. Superato questo ostacolo affrontano una sezione sotto un grande seracco, prima di doversi calare per traversare nel canalone centrale per poi riguadagnare quota.

La parete sud-est dell'Hunza Peak © Instagram Zdenek Hak

Sotto la cima li aspetta una spettacolare torre di ghiaccio di 50 metri, coronata da un fungo nevoso “come quelli che si vedono in Patagonia”. Esposta e bellissima, la sezione finale porta Hak e Groh sulla stretta cresta sommitale: Non c’era spazio per entrambi, ci siamo dati il cambio… abbiamo perfino scavato un buco nella neve per guardare dall’altro lato. Un’esperienza straordinaria, mai vissuta prima”.

Un abbraccio, qualche foto, ed è già tempo di scendere, per la via di salita. In giornata riescono a tornare all'ultimo bivacco, dove riposano per poi proseguire la discesa il giorno seguente, il 10 giugno, e raggiungere il campo base.