Progetto Marmotta: il Parco dello Stelvio cerca studenti da inserire nel team

Il Parco Nazionale dello Stelvio apre le candidature per studenti che vogliano partecipare alla stagione estiva 2026 del Progetto Marmotta.

Il Parco Nazionale dello Stelvio è alla ricerca di nuovi membri da inserire nello staff del Progetto Marmotta, finalizzato ad analizzare gli effetti del cambiamento climatico sul piccolo roditore alpino. Requisito essenziale: essere giovani curiosi e appassionati di natura e con una buona propensione al lavoro di campo in ambiente montano.

Le candidature sono aperte a studenti universitari, iscritti a corsi di laurea triennale o magistrale in ambito scientifico o naturalistico, che possano dare all’Ente disponibilità a dedicarsi al progetto per la stagione estiva 2026 (da maggio a ottobre 2026). Sono previste attività di campo, quali la cattura e manipolazione di esemplari di marmotta alpina, allo scopo di acquisire dati biologici e biometrici e la raccolta di dati ambientali, al fine di analizzare gli effetti di parametri ambientali sulla ecologia della specie.

Per maggiori informazioni, si richiede l'invio di una email all’indirizzo elena.morocutti@email.uni-freiburg.de.

Il perché del Progetto Marmotta

Il progetto Marmotta è uno dei numerosi progetti che vedono il Parco Nazionale dello Stelvio impegnato nella ricerca e conservazione di specie animali che vivono all’interno dell’area protetta, quali cervi, rapaci, chirotteri. Avviato nel 2014, è finalizzato al monitoraggio e caratterizzazione demografica di popolazioni di marmotta alpina e vede la collaborazione dell’Università di Friburgo e del MUSE (Museo delle Scienze di Trento). Per comprendere l’importanza dell’iniziativa è prioritario conoscerne il protagonista.   

La marmotta alpina (Marmota marmota) è un roditore diurno, la cui distribuzione è strettamente legata all'arco alpino europeo, dove colonizza praterie aperte, ghiaioni e detriti rocciosi al di sopra del limite della vegetazione arborea, generalmente tra i 1500 e i 3000 metri di altitudine. Le sue caratteristiche etologiche sono affascinanti: si tratta di un animale altamente sociale, che vive in colonie familiari composte dalla coppia dominante e dai cuccioli di diverse nidiate, dimostrando una notevole cooperazione. L'attività di "sentinella", con cui un individuo si erge su un punto panoramico per lanciare fischi d'allarme in caso di pericolo, è cruciale per la sopravvivenza del gruppo. 

Un aspetto distintivo è la lunga fase di ibernazione (fino a sei mesi, da settembre/ottobre ad aprile) che la marmotta trascorre raggruppata nella tana invernale, sigillata con terra ed erba, per sopravvivere alle rigide temperature. Dalla primavera gli esemplari tornano in attività ma, attenzione, anche nella “bella stagione”, la marmotta spende metà del suo tempo sotto terra.  

Attualmente, la specie gode di un buon grado di conservazione. Non è inclusa nella Lista Rossa Italiana come specie minacciata, ma è tutelata da norme come la Direttiva Habitat (Allegato IV) e non è cacciabile. Nonostante ciò, le principali minacce a lungo termine sono legate ai cambiamenti climatici, che possono alterare il suo habitat ideale di prateria alpina e influenzare negativamente i periodi di letargo e riproduzione. Inoltre, la frammentazione dell'habitat può isolare le popolazioni, riducendone la variabilità genetica.

 

Monitorare la marmotta, facile o difficile?

Nonostante non sia estremamente difficile imbattersi in un esemplare di marmotta durante una escursione in alta quota, stimare l’abbondanza della popolazione presente nel Parco non è impresa facile. Le limitazioni sono poste dalle caratteristiche sopra citate - la lunga ibernazione, l’attitudine a vivere sottoterra per gran parte della giornata anche nella stagione di attività - e la predilezione per ambienti impervi. Per tale ragione, il progetto marmotta si propone di confrontare le metodiche disponibili, al fine di evidenziarne vantaggi e svantaggi.

La prima fase del progetto prevede l’applicazione della tecnica Capture-Mark-Recapture (CMR), ovvero Cattura-Marcaggio-Ricattura. Un approccio che prevede la cattura temporanea degli esemplari, ai quali vengono applicati microchip sottocutanei e targhe auricolari colorate, utili per il riconoscimento a lungo termine. Tale marcatura non solo consente la creazione di storie di cattura individuali precise, ma è anche l'occasione per raccogliere dati biometrici e fisiologici. Per facilitare la identificazione degli esemplari marcati, i ricercatori hanno l’abitudine di attribuire loro dei nomi, quali Cecio, Heidi o Baudelaire.

Le stime di numerosità ottenute tramite la CMR verranno confrontate con i risultati derivanti dall’osservazione a distanza con utilizzo di cannocchiali e binocoli, mediante applicazione di metodologie non invasive. Ne sono esempi il Mark-Resight (Marcaggio-Riavvistamento), applicabile in modalità tradizionale con avvistamento da punti di vantaggio o mediante uso di fototrappole; il Distance Sampling (campionamento per distanza) che può essere effettuato con fototrappole o percorrendo transetti, e il Double-Observer (doppio osservatore), basato su avvistamenti simultanei e indipendenti. 

Accanto alla stima numerica degli esemplari, il progetto prevede di indagare gli effetti del cambiamento climatico sulla specie. Utilizzando i dati ottenuti con la metodologia CMR nel lungo periodo, affiancata dal monitoraggio dei principali parametri riproduttivi e di sopravvivenza, notoriamente molto sensibili ai mutamenti ambientali, i ricercatori possono stimare la sopravvivenza della specie e correlarla direttamente alle variazioni ambientali e climatiche.

Lo studio è condotto in due settori del Parco che, come noto, è interregionale, distribuito tra Lombardia e Trentino. Nel 2014 i monitoraggi sono stati avviati in Val del Mare (Trentino), a seguire nel 2016 sono iniziate le attività di ricerca in Val Cedec (Lombardia). Si tratta dunque di una iniziativa in fieri, e di lunga durata, per la quale non è attualmente prevista una data di scadenza.