Arnie - Foto Regione Umbria
L'assessore Thomas De Luca - Foto Regione Umbria
Conferenza stampa di presentazione del concorso Dolce Miele - Foto Regione Umbria
Ambasciatore sloveno Matjaz Longar a Palazzo Donini - Foto Regione Umbria
Incontro con l'ambasciatore sloveno Matjaz Longar a Palazzo Donini con la presidente della Regione Umbria Stefania Proietti e l'assessora al PNRR, alle Politiche agricole e agroalimentari, alla Montagna e alle aree interne, ai Parchi e ai laghi, al Turismo e allo Sport Simona Meloni sul tema della sostenibilità ambientale - Foto Regione Umbria
L'assessore Thomas De Luca, durante la conferenza stampa di presentazione del progetto "Proud to bee quarry" con l'ingegnere Simone Padella - Foto Regione Umbria
Apiario - Foto Shawn Konopaski da PixabayIl titolo, "Proud to Bee quarry", sintetizza egregiamente l'obiettivo della iniziativa, grazie al gioco di assonanze tra "bee" (ape) e "be" (essere): realizzare una rete di apiari installati in cave e miniere, sia attive che dismesse. L'idea si presenta come un affascinante tentativo di dimostrare che sia possibile conciliare sviluppo economico e tutela ambientale.
Per approfondire tutti i dettagli di questa virtuosa iniziativa umbra, abbiamo intervistato Thomas De Luca, assessore all’energia, all’ambiente, all’adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici, alle politiche del paesaggio e alla programmazione urbanistica della Regione Umbria.
Assessore può raccontarci quando e come nasce l'idea del progetto "Proud to Bee quarry"?
Il progetto "Proud to Bee quarry” nasce circa un anno e mezzo fa ed è finalizzato ad incrementare la biodiversità all’interno delle attività estrattive attive e dismesse incrementando, al contempo, la velocità dei ripristini ambientali. Prende iniziale spunto da un progetto di cooperazione internazionale svolto nel 2015 nel quale FELCOS Umbria è stato capofila, in partenariato con Apimed-Federazione degli Apicoltori del Mediterraneo, le Università di Bologna e Torino e altri partner del Mediterraneo. La ricerca mirava a studiare il ruolo delle api e dell’apicoltura nel facilitare il ripristino della vegetazione in aree in cui la biodiversità era particolarmente degradata. L’idea alla base del progetto “Proud to Bee quarry” è quella di creare una sinergia tra il mondo estrattivo ed il settore dell’apicoltura, memori di una lunga storia che lega le api al territorio umbro e che vedeva nel 1921 quella di Perugia come la Provincia italiana con il maggior numero di alveari.
In termini tecnici, in cosa consiste il progetto?
Nella Regione Umbria sono presenti circa 70 attività estrattive, costituite da cave e miniere. L’obiettivo che ci eravamo prefissati era quello di installare entro il 2026 circa 200 alveari in almeno il 50% delle cave attive. Tale obiettivo è stato anticipatamente raggiunto nell’anno in corso, installando addirittura un numero superiore a quello preventivato. Ad oggi le arnie installate legate al progetto "Proud to Bee quarry" sono circa 250 e credo che raggiungeremo agilmente le 300 installazioni. I siti estrattivi coinvolti hanno dimensioni molto varie che vanno da pochi ettari delle cave appenniniche a decine di ettari delle miniere. Negli apiari installati sono presenti dai 5 ai 20 alveari ed in ognuno degli apiari il titolare minerario ha incaricato un apicoltore che si occupa della cura degli stessi.
Per passare dall'idea all'azione è stato necessario prendere contatti con il territorio, valutare l'interesse da un lato del mondo imprenditoriale estrattivo e dall'altro dei produttori di miele? Quali sono state le reazioni? Ci sono stati casi in cui la proposta non sia stata ben accolta?
Per passare dall’idea iniziale alla realizzazione, ha svolto un ruolo essenziale la Sezione regionale Risorse Minerarie e Vigilanza nella figura dell’Ing. Simone Padella. Questo operativo nucleo regionale che si occupa della programmazione e del controllo delle attività estrattive (Polizia Mineraria), ha agito sia in sede di approvazione dei progetti dei cantieri minerari, prescrivendo l’installazione degli apiari, che attraverso una vera e propria moral suasion presso i titolari minerari. Con grande soddisfazione, oltre ad obblighi imposti, sono state molte le adesioni volontarie al progetto che palesano una nuova coscienza ambientale di un settore, quello estrattivo, che fino a poco tempo fa era descritto nell’immaginario collettivo come un settore acerrimo nemico dell’ambiente. Di fatto tutto il settore produttivo minerario regionale ha aderito con uno slancio che ci rende orgogliosi ma che non ci sorprende.
A livello di costi, quale investimento ha richiesto alla regione l'avvio del progetto?
Per la realizzazione della rete la Regione Umbria non ha affrontato alcun costo. A volte, come in questo caso, basta avere autorevolezza ed un po’ di intraprendenza, per convincere gli stakeholder della bontà di un’idea.
Le api protagoniste del progetto a quale specie appartengono? La scelta sulla base di quali criteri è stata effettuata?
È stata inevitabilmente promossa prioritariamente l’installazione di alveari dell’ape autoctona, l’Apis mellifera ligustica, allevata da tempi immemorabili in Umbria e lungo tutta dorsale appenninica. Tale sottospecie, tra le più prolifiche al mondo, è oggi minacciata nella sua integrità genetica proprio nel Paese di origine a causa di sconsiderate importazioni da paesi terzi.
Oltre alla produzione di miele, il progetto si prefigge altri scopi?
Il progetto “Proud to Bee quarry” si articola in due fasi distinte. La prima fase, caratterizzata dalla creazione della rete, è stata già realizzata, in anticipo rispetto a quanto programmato, anche se non escludiamo l’incremento dei siti e degli alveari attuali. La seconda fase, da realizzare entro il 2027 ma credo con i primi risultati entro il 2026, ha l’obiettivo di far diventare “Proud to Bee quarry” una rete stabile di bio-monitoraggio tramite l’analisi annuale del miele e della cera prodotti nonché l’analisi comportamentale delle api. Ricercheremo la presenza di tracce di metalli pesanti nelle matrici miele/cera e la loro variazione nel tempo magari confrontandola con miele/cera provenienti dalle zone idealmente più pure dell’Umbria, come ad esempio Castelluccio di Norcia nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini, che tutti conoscono per la ieratica bellezza della fioritura che avviene nell’altopiano ogni anno tra fine maggio e la metà di luglio. In questa fase verrà sicuramente coinvolta ARPA Umbria.
Accanto al posizionamento delle arnie, sono stati previsti anche interventi di rimboschimento per il recupero delle cave?
La legge regionale già prevedeva interventi di ripristino ambientale dei siti estrattivi contestualmente alle operazioni di coltivazione mineraria. Gli interventi di recupero ambientale sono stati, oggi, integrati con l’utilizzo di essenze mellifere e pollinifere che garantiscono, a scalare, il cibo per le api durante l’anno.
Il primo miele derivante dal progetto già è arrivato?
Si, certamente. Come mi disse l’ing. Simone Padella questa estate, facendomi assaggiare del miele millefiori proveniente da una cava, “buoni progetti danno sempre buoni frutti”. Con estremo piacere la Regione Umbria ha patrocinato il concorso “DOLCE MIELE” organizzato dal Garden Club di Perugia durante il quale i cavatori gareggeranno agli inizi di Ottobre con il loro miele e con i loro ripristini ambientali.
Si tratta di un unicum nello scenario nazionale? Pensate che sia potenzialmente replicabile in altre aree italiane?
Una rete così ampia e sistematicamente realizzata in siti antropizzati come “Proud to BEE quarry” è unica nello scenario nazionale e siamo felici nell’essere stati pionieri e pronti a condividere con tutti quelli che vorranno la nostra dolce esperienza fatta di intuizione, inventiva ed una buona dose di testardaggine tipica delle genti umbre.