Qualità della vita nelle Alpi: la sfida sostenibile della montagna che cambia

Equilibrio da costruire tra natura, comunità e futuro

A cura di Filippo Del Vecchio

 

Alla luce della pubblicazione, il 27 giugno scorso, della Decima Relazione sullo stato delle Alpi (RSA10) da parte della Convenzione delle Alpi, si può decisamente dedurre come questa catena montuosa sia molto più che uno scenario da cartolina. Le vette maestose, i ghiacciai e i paesaggi spettacolari rappresentano uno degli ambienti naturali più preziosi d’Europa, ma dietro la loro bellezza si cela un tessuto vivo fatto di comunità, economie locali, tradizioni culturali e relazioni profonde con la terra.

Le Alpi sono infatti anche un mosaico di paesaggi culturali, modellati nel corso di millenni di presenza umana, dove l’agricoltura di montagna, le vie di comunicazione, le architetture e i saperi tradizionali si intrecciano con la biodiversità e gli ecosistemi naturali.

È da questo intreccio che nasce la sfida chiave per il futuro delle Alpi: trovare un equilibrio tra protezione dell’ambiente, sviluppo economico e benessere sociale. Non si tratta solo di una buona intenzione, ma di una vera e propria necessità. Vivere bene nelle Alpi, oggi e domani, significa affrontare consapevolmente i cambiamenti climatici in atto e pianificare un futuro dove la sostenibilità non sia un obiettivo accessorio ma il fondamento stesso dello sviluppo.

A questo tema è dedicata la Decima Relazione, documento fondamentale redatto nell’ambito della Convenzione delle Alpi, che fotografa lo stato attuale dell’arco alpino sotto il profilo ecologico, economico e sociale e ne delinea le sfide e le opportunità per il futuro. Il tema centrale dell’edizione è la qualità della vita, una nozione tanto vasta quanto fondamentale, tanto da non esistere una definizione univoca. È possibile però comprenderla come l’insieme delle condizioni che rendono un luogo un buon posto in cui vivere: ambiente, servizi, lavoro, relazioni sociali e governancesono i cinque pilastri individuati dalla relazione.

Un approccio che mette al centro la persona, senza dimenticare la natura, anzi, ne riconosce il ruolo essenziale, poiché una natura sana e preservata è la condizione di base per una vita di qualità, soprattutto in un territorio come quello delle Alpi.

Questo tema riguarda da vicino l’Italia, dove ben sette regioni fanno parte dell’area alpina (Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia e Liguria), e le sfide che emergono nel report sono vissute ogni giorno da centinaia di comunità montane. Accesso ai servizi sanitari e scolastici, mobilità sostenibile, spopolamento, difficoltà economiche, ma anche nuove opportunità: tutto si tiene e tutto ha un impatto diretto sul benessere delle persone.

Il report mette in luce anche le principali preoccupazioni per il prossimo decennio. La salute personale è al primo posto, seguita dal cambiamento climatico, la cui intensità si manifesta in modo particolarmente acuto nelle zone montane e che influenza indirettamente il benessere personale. Frane, scioglimento dei ghiacciai, eventi meteo estremi sono fenomeni che minacciano non solo l’ambiente, ma anche la sicurezza, l’economia e la vivibilità delle Alpi. Ecco perché la qualità della vita deve essere pensata come un obiettivo trasversale, che unisca in modo integrato politiche ambientali, sociali ed economiche.

Il concetto di sviluppo sostenibile, ormai radicato nella regione alpina, non può prescindere dal coinvolgimento diretto delle persone. I modelli di sviluppo devono tener conto dei bisogni reali, delle opinioni, delle visioni di chi vive stabilmente o temporaneamente in montagna. Il coinvolgimento delle comunità è essenziale per fare in modo che le politiche non siano calate dall’alto, ma nascano da una condivisione profonda degli obiettivi. In questa direzione la relazione – e la Convenzione stessa – si inseriscono anche nel quadro degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030.

Una natura preservata gioca un ruolo insostituibile, essendo la base per l’agricoltura, il turismo, le attività ricreative, ma anche una protezione naturale contro i rischi e fonte di servizi ecosistemici essenziali. Senza un ambiente in salute, nessun benessere è possibile.

La Relazione ci ricorda ancora una volta che le Alpi sono un territorio condiviso tra esseri umani, animali, piante e paesaggi unici. Che si viva in montagna tutto l’anno, che la si frequenti nei fine settimana o la si attraversi anche solo per una gita, ciascuno ha una responsabilità. Come fa la Convenzione delle Alpi da più di trent’anni, lasciare un segno positivo e duraturo – attraverso scelte consapevoli, rispetto per i luoghi, sostegno alle economie locali e attenzione al patrimonio naturale e culturale – è il contributo che possiamo dare per assicurare un futuro migliore a queste terre straordinarie.