Escursionisti recuperati sul Lagorai - Foto Soccorso Alpino e Speleologico Trentino
Bivacco Aldo Moro - Foto Soccorso Alpino e Speleologico Trentino - CNSAS, autore Michele Stinghen
Dente di Cece, Lagorai - Foto Klaus Demarchi - Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0
Cima d'Asta, Lagorai - Foto Stefano Petri - Wikimedia Commons, CC BY 3.0Nella notte tra sabato 4 e domenica 5 ottobre, tre escursionisti tra i 25 e i 39 anni, residenti nelle province di Vicenza e Venezia, sono stati soccorsi sul Lagorai Orientale, nei pressi di Cima Bragarolo, dopo essersi trovati senza un riparo in alta quota.
L'emergenza è scattata poco dopo l'una di notte, quando gli stessi escursionisti hanno contattato il Numero Unico per le Emergenze - 112. Il gruppo intendeva pernottare presso il Bivacco Aldo Moro, ma lo ha trovato inagibile in quanto la struttura era stata rimossa nel corso dell'estate per lavori di rifacimento. La rimozione del bivacco, di proprietà della sezione C.A.I. “Fiamme Gialle” di Predazzo, era stata annunciata nel mese di agosto.
A rendere critica la situazione erano le condizioni ambientali: sebbene fossero illesi, gli escursionisti si trovavano fuori sentiero e bagnati a causa della pioggia e della neve caduta durante la notte. Data la situazione meteo avversa, la Centrale Unica di Emergenza ha attivato l'intervento via terra della Stazione di Moena del Soccorso Alpino e Speleologico Trentino. Un tecnico di centrale ha mantenuto il contatto telefonico con i dispersi, consigliandoli e indirizzandoli a scendere lungo il sentiero 376.
Una squadra di quattro operatori di Moena si è attivata immediatamente, raggiungendo in fuoristrada l'attacco del sentiero per poi proseguire a piedi. I soccorritori hanno raggiunto i tre escursionisti attorno alle 4 del mattino, trovandoli illesi ma fortemente infreddoliti e affaticati. Dopo averli rifocillati, i soccorritori hanno accompagnato il gruppo al mezzo del Soccorso Alpino e quindi a Passo Rolle, dove era parcheggiata la loro autovettura. L'intervento si è concluso attorno alle ore 8.
Una emergenza, conclusa con un lieto fine, che funge da spunto per sottolineare quanto sia importante una attenta pianificazione delle escursioni, soprattutto in questo periodo dell'anno, in cui le condizioni ambientali possono subire cambi repentini, semplicemente con il calare del sole e conseguentemente delle temperature, ancor più per il passaggio di perturbazioni che possono essere a carattere anche nevoso.
Anche i bivacchi “chiudono”
L’autunno richiede agli escursionisti un livello di cautela particolarmente elevato. Molti rifugi alpini, punti di riferimento delle escursioni estive, stanno per chiudere le proprie porte in vista della stagione invernale, e in alcune aree lo hanno già fatto.
I bivacchi diventano dunque, in molto casi, l'unico punto di appoggio o riparo su lunga distanza. Ma è qui che entra in gioco l'elemento critico: a differenza dei rifugi gestiti, i bivacchi non seguono un calendario di apertura e chiusura. In linea teorica, dovrebbero essere a disposizione dell’utente 365 giorni l’anno, ma non è detto che siano perennemente agibili.
Al pari di un rifugio alpino, necessitano talvolta di manutenzioni, in conseguenza di danneggiamenti causati, in maniera inevitabile e naturale, dalle condizioni ambientali cui sono esposti, altre volte – fenomeno purtroppo in crescita – a seguito di atti vandalici o di incuria da parte degli ospiti.
Prima di intraprendere un'escursione che preveda una sosta in bivacco, come tappa predefinita o come riparo d'emergenza, è fondamentale informarsi adeguatamente.
I bivacchi presenti tra le vette alpine e appenniniche, può essere di proprietà di privati, associazioni come il Club Alpino italiano (CAI) o di enti pubblici, quali Comuni o Province. I riferimenti, cui richiedere informazioni sullo stato di agibilità delle strutture sono dunque molteplici, e variabili in funzione di chi sia il responsabile della gestione del bivacco. Nel caso dei bivacchi di pertinenza del CAI, si possono contattare le sezioni locali. In alternativa, si dovrò contattare il Comune o la Provincia di riferimento, o anche gli enti Parco, laddove ci si trovi all’interno di un’area protetta. Per ricevere informazioni sullo stato di agibilità dei bivacchi, così come anche dei sentieri stessi che si intende percorrere – altra informazione di primaria importanza -, anche il Soccorso Alpino può fungere da prezioso interlocutore.
Muoversi informati e preparati
Il bivacco, nello specifico il bivacco fisso, secondo la definizione riportata nel “Regolamento strutture ricettive del Club Alpino italiano”, è “un manufatto tecnico di modeste dimensioni con capienza normalmente non inferiore a 6 posti e non superiore ai 12 posti, finalizzato alle pratiche alpinistiche, generalmente ubicato nelle zone più elevate delle catene montuose, frequentate per alpinismo classico, quali basi prossime agli attacchi delle vie di salita o lungo percorsi alpinistici di quota”. Una struttura dotata di servizi minimi utili al ricovero di emergenza, senza vincolo di redditività, aperto in maniera permanente, con divieto di introdurre animali.
Come si può chiaramente evincere, i bivacchi non nascono storicamente come punto di arrivo di una escursione, ma come tappa intermedia, soprattutto lungo ascese alpinistiche. Il loro utilizzo è evoluto nel tempo, di pari passo con l’evolvere della fruizione della montagna, che vede una continua espansione della pratica escursionistica.
Se informarsi dello stato di agibilità di un bivacco risulta essenziale qualora esso rappresenti l’obiettivo stesso di una salita, lo è al contempo laddove esso rappresenti l’unica potenziale struttura in cui trovare rifugio in caso di emergenza. Ci si può infatti trovare nella necessità di ripararsi, in caso di passaggio di una perturbazione, che può portare pioggia o neve e un sensibile calo termico, o anche semplicemente in conseguenza di un ritardo sulla tabella di marcia, in giornate che tendono ad accorciarsi.
Può capitare di essere colti dal buio senza una frontale di supporto, così come di non essere equipaggiati in maniera idonea ad affrontare le escursioni termiche, particolarmente significative, tra il giorno e la notte, che caratterizzano il periodo. In questi casi, disporre di un bivacco che possa offrire riparo, in attesa dell’arrivo eventuale dei soccorsi o, laddove non necessario, il passaggio della perturbazione o l’arrivo del nuovo giorno, può fare la differenza. Naturalmente, il suggerimento primario è di evitare per quanto possibile il verificarsi di situazioni di emergenza, quali le sopracitate, puntando su una attenta pianificazione.
Essenziale è valutare la lunghezza e l’impegno richiesti dal percorso, in funzione delle capacità proprie e di chi eventualmente ci accompagni e in funzione della durata delle giornate. Così come prioritario è monitorare, fino al giorno stesso della escursione, i bollettini meteo. Attenzione va posta nella scelta dell’abbigliamento e nella preparazione dello zaino, all’interno del quale bisognerebbe assicurarsi di avere l’occorrente per affrontare condizioni di difficoltà, quali la frontale (naturalmente carica), un guscio impermeabile, utile per affrontare pioggia e neve ma anche la semplice umidità notturna, un piumino, un cappello di lana e guanti e, altamente consigliata, una coperta termina o metallina, strumento leggero e poco ingombrante, valido supporto per contrastare il rischio di ipotermia.