Andrzej Matuszyk
Balin Miller
Capitano Manmohan Singh Kohli
Cristian Brenna
Felix Baumgartner
Cristina, Francesco e Sandro Parisotto - Foto SCARPA
Generl Buhl, insieme a suo marito Hermann
Gleb Sokolov
Kanchha Sherpa con la foto della spedizione all'Everest del 1953
Krystyna PalmowskaLa montagna non chiede di essere spiegata e non fa differenze. Accoglie e respinge, regala bellezza e pretende rispetto. Alla fine di ogni anno, però, siamo noi a sentire il bisogno di voltarci indietro e ricordare chi, in montagna, ha lasciato qualcosa di sé. Persone che hanno camminato a lungo sui sentieri, aperto vie, teso corde, condiviso fatiche e silenzi. Persone che hanno trovato tra le vette non solo un luogo, ma una casa.
Nel 2025 alcune di queste vite si sono interrotte. Alcune erano conosciute ben oltre il mondo dell’alpinismo, altre appartenevano a chi lavora e vive la montagna ogni giorno, spesso lontano dai riflettori. Questo non è un elenco completo, e non pretende di esserlo. È una scelta fatta con rispetto e gratitudine, per fermarsi un momento e ricordare. Perché la memoria, in montagna, è una forma di cordata: tiene insieme chi resta e chi non c’è più.
Andrzej Matuszyk
Alpinista, professore e allenatore polacco, Andrzej Matuszyk si è spento a 89 anno lo scorso 8 maggio. Molto attivo negli anni Settanta, ha segnato diverse prima ascensioni invernali sui monti Tatra, per poi partecipare dal 1973 a diverse spedizioni nazionali. Direttore per molti anni del Dipartimento Alpino dell'Accademia di Educazione Fisica in Polonia, ha raccontato e dato forma concreta all'alpinismo della nazione grazie a volumi, guide, testi dedicati all'etica alpinistica e anche attraverso studi sulla scienza delle valanghe.
Balin Miller
Balin Miller, alpinista statunitense di 23 anni originario dell’Alaska, è stato una delle figure più promettenti e radicali della nuova generazione di scalatori in solitaria. Aveva iniziato ad arrampicare a soli tre anni e aveva costruito in pochissimo tempo una reputazione internazionale grazie a uno stile essenziale, veloce e completamente votato all’autonomia. Esperto di grandi solitarie, era diventato celebre soprattutto per la salita in solitaria della Diretta Slovacca sul Denali, completata in 56 ore, una delle imprese più significative degli ultimi anni sull’iconica parete alaskana. Tra le sue realizzazioni figuravano anche la solitaria della French Connection sul Monte Hunter e numerose ascensioni di rilievo in Nord America e Patagonia.
Miller è morto nel 2025 in un incidente di arrampicata su Sea of Dreams, a Yosemite, dopo aver praticamente concluso la via. Secondo le ricostruzioni, l’incidente sarebbe avvenuto durante una manovra per recuperare il sacco dell’attrezzatura. Con la sua scomparsa, il mondo dell’alpinismo perde una voce giovane e radicale, capace di spingere in avanti i limiti della solitaria con talento, dedizione e una visione totalizzante della verticalità.
Benjamin Guigonnet e Quentin Lombard
Benjamin Guigonnet, 37 anni, e Quentin Lombard, 34 anni, guide di alta montagna e formatori all’ENSA di Chamonix, sono morti il 18 settembre 2025 in un tragico incidente stradale nelle Gorges du Verdon, in Francia. Guigonnet, vincitore del Piolet d’Or nel 2018 per la prima salita della parete sud del Nuptse, era diventato guida di alta montagna nel 2011 e dedicava gran parte della sua vita alla formazione dei giovani alpinisti. Padre di due figli, era apprezzato tanto per le capacità tecniche quanto per l’impegno educativo. Lombard, guida di alta montagna dal 2017 e istruttore nazionale di sci alpino dal 2014, faceva parte del corpo docente dell’ENSA e contribuiva alla crescita professionale di numerose generazioni di alpinisti.
Capitano Manmohan Singh Kohli
Il Capitano Manmohan Singh Kohli, alpinista e ufficiale di marina indiano, è scomparso lo scorso 23 giugno all'età di 93 anni. Figura centrale nello sviluppo dell’alpinismo himalayano in India. È ricordato soprattutto per aver guidato la storica spedizione indiana sull’Everest del 1965, che portò in vetta nove scalatori, un risultato senza precedenti per l’epoca. Attivo fin dagli anni Cinquanta, Kohli firmò numerose prime e importanti ascensioni in Himalaya e Karakoram, partecipando a oltre venti spedizioni nelle grandi catene asiatiche. Fu anche protagonista di progetti scientifici e istituzionali, dalla missione indo-americana del 1965 alla guida della prima spedizione civile indiana in Antartide nel 1982-83. Decorato con le massime onorificenze civili e militari indiane, presidente dell’Indian Mountaineering Foundation e co-fondatore dell’Himalayan Environment Trust insieme a Sir Edmund Hillary, Kohli ha lasciato un’impronta duratura come alpinista, dirigente e uomo di visione.
Cristian Brenna
Arrampicatore e alpinista, allenatore della nazionale e soccorritore della Guardia di Finanza, membro dei Ragni di Lecco. Cristian Brenna è scomparso lo scorso 3 giugno, all'età di 54 anni. Se ne è andato sul Monte Bianco, a causa di una caduta di oltre 100 metri. Fenomeno dell'arrampicata sportiva degli anni Novanta, ha raggiunto livelli tecnici elevatissimi, con prestazioni su roccia fino al grado 9a lavorato e 8b+ a vista. Negli anni 2000 ha partecipato a importanti spedizioni extraeuropee, tra cui l'UP Project in Karakorum nel 2005, dove ha aperto e scalato in libera la via "Up & Down" a 5000 metri di quota. Successivamente, ha preso parte alla spedizione dei Ragni di Lecco sulla nord-ovest del Cerro Piergiorgio in Patagonia.
Da evidenziare la sua attenzione al mondo della formazione che lo hanno visto impegnato nell'insegnamento e nella formazione per l'arrampicata sportiva alle nuove generazioni.
Felix Baumgartner
Felix Baumgartner, 56 anni, celebre paracadutista e atleta estremo austriaco, è morto il 17 luglio 2025 a Porto Sant’Elpidio, nelle Marche, in un incidente mentre volava con un parapendio motorizzato. Diventato famoso in tutto il mondo per aver rotto il muro del suono in caduta libera nel 2012 durante il progetto Red Bull Stratos (un salto dalla stratosfera sopra il New Mexico che gli valse diversi record internazionali) Baumgartner era considerato un simbolo tra gli amanti degli sport estremi, dove ha lavorato molto allo sviluppo della sicurezza. Nel corso della sua carriera ha effettuato oltre mille lanci da monumenti come le Petronas Towers e il Cristo Redentore e ha attraversato la Manica usando un'ala in fibra di carbonio.
Francesco Parisotto
Scomparso domenica 3 agosto 2025 all’età di 98 anni, Francesco Parisotto era una figura storica dell’imprenditoria veneta e tra i protagonisti della trasformazione di SCARPA in un marchio di riferimento internazionale nel mondo dell’outdoor. Nato nel 1927 a Coste di Maser (TV), Parisotto si avvicinò giovanissimo al settore calzaturiero e, insieme ai fratelli Luigi e Antonio, guidò la piccola azienda artigiana verso un percorso di crescita e innovazione. Sotto la sua leadership, SCARPA ha saputo coniugare radici territoriali, qualità e visione industriale, mantenendo un’identità riconosciuta a livello globale. L’azienda, per lui, non era solo un’impresa ma un progetto di vita.
Generl Buhl
Compagna di Hermann Buhl, Generl Buhl si è spenta l'8 marzo 2025 all'età di 99 anni. Alpinista la signora Buhl fu protagonista di prime ascensioni femminile sulla parete sud della Kleine Mühlsturzhorn, sulla Kleine Trichter, sull'Hohe Goll e sul versante meridionale del Watzmannkind nelle Alpi di Berchtesgaden. Dopo la scomparsa del marito, sul Chogolisa nel 1957, Generl ebbe la forza di crescere tre figlie e continuare a ricordare la memoria del marito attraverso il Museo Hermann Buhl di Ramsau.
Gleb Sokolov
Scomparso all'età di 71 anni, nella sua casa di Novosibirsk, in Russia, Gleb Sokolov era uno dei massimi rappresentanti dell'alpinismo dell'ex Unione Sovietica. Il suo curriculum comprendeva infatti la salita del Makalu, nel 1996, le tre cime del Lhotse (principale, nel 1997 e nel 2000; Lhotse Shar, nel 1998; Cima Middle, nel 2001). Senza dimenticare l'Everest, per la parete nord, nel 2004; e il titolo di “snow leopard” per aver salito le cinque vette sopra i 7000 metri presenti nel territorio dell'ex Unione Sovietica. Sa segnalare come nella sua carriera sia arrivato per ben 35 volte su cime con un'altezza superiore ai 7000 metri.
Laura Dahlmeier in vetta all'Ama Dablam
Luca Sinigaglia, deceduto sul Pik Pobeda dopo un soccorso in alta quota
Marco Battain
Natalia Nagovitsyna
Rima Rinje Sherpa e Ngima Tashi Sherpa
Nino Perino. Foto CNSAS Piemonte
Virginio Epis in cima all'Everest
Roberto SorgatoKanchha Sherpa
Kanchha Sherpa, scomparso a circa 92 anni nella sua casa di Kathmandu, è stato l’ultimo testimone vivente della storica spedizione britannica all’Everest del 1953, quella che portò Sir Edmund Hillary e Tenzing Norgay sulla vetta per la prima volta. Nato intorno al 1933 in un villaggio vicino a Namche Bazaar, in una famiglia di agricoltori e allevatori di yak, proveniva da un contesto umile e non conosceva con esattezza la propria data di nascita, come accadeva a molti sherpa dell’epoca. Seguendo le orme del padre, già impegnato nella spedizione svizzera del 1952, Kanchha entrò giovanissimo nel mondo delle grandi esplorazioni himalayane. A 19 anni raggiunse Darjeeling in cerca di lavoro e venne selezionato da Tenzing Norgay per la spedizione britannica del 1953. Come portatore d’alta quota svolse un ruolo cruciale nell’organizzazione logistica dell’impresa, contribuendo al trasporto dei carichi e alla preparazione dei campi fino al Colle Sud, ultimo avamposto prima della vetta.
Dopo l’Everest continuò a lavorare in montagna, partecipando ad almeno altre sei spedizioni sulla stessa cima fino al 1970. Ritiratosi dall’attività, tornò nella regione di Namche Bazaar, dove gestì un piccolo albergo e si dedicò alla tutela della cultura sherpa, fondando una fondazione per preservarne tradizioni, racconti e memoria orale. Negli ultimi anni fu una voce critica nei confronti del turismo di massa sull’Everest, preoccupato per l’impatto ambientale e culturale su una montagna considerata sacra. Con la sua morte si chiude definitivamente l’epoca dei portatori dell’epopea himalayana, figure fondamentali e spesso invisibili della storia dell’alpinismo.
Krystyna Palmowska
Figura centrale dell’alpinismo femminile tra gli anni Settanta e Ottanta, Krystyna Palmowska fu protagonista di imprese decisive nella storia dell’alpinismo polacco e himalayano: dalla parete nord del Cervino alle grandi vette dell’Himalaya. Tra i suoi risultati più significativi spiccano la prima vetta femminile del Broad Peak nel 1983, raggiunta in stile alpino e senza utilizzare bombole di ossigeno, e la spedizione interamente femminile al Nanga Parbat nel 1985.
Scomparsa a 76 anni il 15 giugno scorso sui Monti Alti dei Tatra, in Slovacchia Krystyna Palmowska era nata a Varsavia nel 1948, e si era formata come ingegnere elettronico. Nel mondo alpinistico si distinse per rigore tecnico e determinazione, contribuendo ad abbattere barriere di genere in un’epoca in cui l’alpinismo d’alta quota era ancora quasi esclusivamente maschile. Con la sua scomparsa si chiude una delle pagine più luminose dell’alpinismo europeo del Novecento.
Laura Dahlmeier
Laura Dahlmeier, nata a Garmisch‑Partenkirchen nel 1993, due volte medaglia d’oro olimpica e sette volte campionessa del mondo di biathlon, è morta il 28 luglio 2025 sul Laila Peak (6069 m, Karakorum, Pakistan) travolta da una scarica di sassi mentre si calava in corda doppia. Il suo corpo riposa oggi sulla montagna, non è infatti stato recuperato per motivi di sicurezza, rispettando la sua volontà di non mettere a rischio altre vite.
Dopo aver annunciato il ritiro dal biathlon nel 2019, Dahlmeier si era dedicata con passione all’alpinismo e allo sci alpinismo, diventando guida alpina e volontaria del soccorso alpino in Germania. Tra le sue salite più recenti figurano la scalata in velocità dell’Ama Dablam nel 2024 e la salita della Great Trango Tower nello stesso anno. Atleta di talento straordinario, determinata e coraggiosa, Laura Dahlmeier ha segnato due generazioni nello sport e nella montagna, lasciando un’eredità di passione, disciplina e amore per le vette.
Luca Sinigaglia
Luca Sinigaglia, 49 anni, alpinista milanese, è deceduto il 15 agosto 2025 sul Pik Pobeda, la vetta più alta del Tien Shan (7439 m), sul confine tra Kirghizistan e Cina, nel tentativo di soccorrere una scalatrice rimasta ferita durante la discesa.
Originario di Melzo, Sinigaglia era un esperto scalatore. Durante la discesa dal Pik Pobeda, un’alpinista russa, Natalia Nagovitsyna, si era fratturata una gamba e si era ritrovata bloccata a oltre 7000 metri di quota. Sinigaglia, insieme a un altro compagno, aveva raggiunto la donna portando viveri e attrezzature essenziali, ma nelle fasi successive del soccorso è stato sorpreso da condizioni estreme. È morto probabilmente a causa di un edema cerebrale da alta quota, aggravato dall’ipotermia e dal freddo intenso. La sua morte viene ricordata nel mondo dell'alpinismo come un gesto di generosità e altruismo verso una compagna in difficoltà.
Marco Battain
Si è spento lo scorso 5 novembre Marco Battain, medico e alpinista torinese, figura di riferimento del CAI Torino e promotore della MontagnaTerapia, l’approccio che unisce alpinismo, salute e inclusione sociale. Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Torino nel 1978 e specializzato in Igiene, Medicina Preventiva e Medicina di Montagna, Battain ha dedicato la vita a coniugare la passione per le vette con l’impegno per la salute e la prevenzione. Ha guidato con competenza la Sezione di Torino del CAI, contribuendo anche alla Commissione Centrale Medica dell’associazione e promuovendo progetti rivolti a persone fragili, rendendo la montagna accessibile a tutti.
Per il suo impegno, nel 2022 gli è stata conferita la Targa d’Argento del Premio Internazionale della Solidarietà Alpina. Marco Battain lascia il ricordo di un medico e alpinista capace di trasformare la passione per la montagna in strumento di solidarietà e cura.
Natalia Nagovitsyna
Natalia Nagovitsyna, 47 anni, alpinista russa di grande esperienza, è deceduta nel 2025 sul Pik Pobeda (7439 m), la vetta più alta del Tien Shan, dopo essersi infortunata durante la discesa. Nonostante i tentativi di soccorso, le condizioni climatiche e della montagna hanno impedito il recupero. Dichiarata "presunta morta" dalle autorità, non ci sono stati ulteriori interventi di recupero. Nagovitsyna era conosciuta per la sua passione e competenza nell’alpinismo ad alta quota. Il Pik Pobeda sarebbe stata l'ultima vetta del suo “Snow Leopard”.
Nino Perino
Si è spento il 17 dicembre 2025, a 81 anni, Nino Perino, guida alpina, maestro di sci e storico soccorritore della Valle Maira (Piemonte). Con lui se ne va una figura simbolo dell’alpinismo cuneese, un uomo che ha vissuto la montagna come responsabilità, accoglienza e servizio verso gli altri. Nato nel 1944 in borgata Vernet, sopra Acceglio, Perino è cresciuto in una montagna fatta di lavoro e fatica quotidiana. Da giovanissimo ha lasciato la valle per diventare battipista a Sestriere e, poco dopo, il primo maestro di sci della Valle Maira. L’alpinismo e la professione di guida sono arrivati naturalmente, insieme a un impegno sempre più profondo nel Soccorso Alpino, di cui è stato protagonista per decenni.
Tra i primi tecnici di elisoccorso in Piemonte, ha partecipato e coordinato centinaia di interventi, vivendo il soccorso come un servizio silenzioso, fondato sulla preparazione, sul lavoro di squadra e su un profondo rispetto per la vita. Accanto a lui anche i suoi cani da valanga, compagni inseparabili di un’attività vissuta con dedizione totale. Riconosciuto socio emerito del Soccorso Alpino, Nino Perino ha continuato fino all’ultimo a sentirsi parte della comunità dei soccorritori.
Rima Rinje Sherpa e Ngima Tashi Sherpa
Alpinisti nepalesi al servizio delle spedizioni commerciali, Rima Rinje e Ngima Tashi sono morti durante lo svolgimento della loro attività di portatori d'alta quota. Sono stati travolti da una valanga lo scorso 7 aprile sull'Annapurna I, in salita tra campo 2 campo 3, mentre trasportavano un carico di bombole di ossigeno.
Roberto Sorgato
Scomparso sabato 6 dicembre, Roberto Sorgato era nato a Belluno il 30 ottobre 1937. Figura di rilievo dell’alpinismo dolomitico e internazionale. Cresciuto sulle montagne di casa, aprì numerosi itinerari sulla Schiara e in Civetta, distinguendosi per prime invernali storiche e per la straordinaria determinazione sulle vie più difficili. Membro del Club Alpino Accademico Italiano dal 1957, Sorgato fu autore di imprese memorabili, come la salita della Punta Tissi con Pierre Mazeaud e la grande via sui pilastri a sud della Major del Monte Bianco. Oltre all’alpinismo, coltivò sport estremi e fu presidente dell’Associazione Amici della Fondazione Giovanni Angelini di Belluno. Con la sua scomparsa, il mondo delle Dolomiti perde un alpinista appassionato e generoso, che ha lasciato un segno indelebile nella storia delle montagne italiane.
Virginio Epis
Scialpinista e alpinista italiano, Virginio Epis è scomparso all'età di 93 anni, l'8 febbraio scorso, ad Aosta. Componente della storica spedizione italiana sull’Everest del 1973, Epis fu ricordato come “lo sciatore che ha toccato il tetto del mondo”. Con lui se ne è andata una figura di riferimento dell’alpinismo italiano, un uomo che ha dedicato l’intera esistenza alle vette, alla formazione e alla trasmissione dei valori più autentici della montagna.
Nato a Oltre il Colle, in provincia di Bergamo, Epis ha legato il proprio nome alla Scuola Militare Alpina di Aosta, dove, con il grado di maresciallo, ha formato generazioni di militari e alpinisti come istruttore di sci e alpinismo. Un ruolo svolto con competenza, rigore e profonda passione, diventando per molti non solo un insegnante, ma un punto di riferimento umano. Nel 1973, come già detto, ha preso parte alla storica spedizione italiana all’Everest guidata da Guido Monzino. Accanto a questa impresa, il suo percorso è stato segnato da numerose ascensioni nel massiccio del Monte Bianco e nelle Dolomiti, costruendo un curriculum solido e rispettato.
Pur vivendo ad Aosta, Epis non ha mai reciso il legame con la sua terra d’origine, mantenendo vivo il rapporto con le montagne bergamasche e con la comunità da cui proveniva. Chi lo ha conosciuto lo ricorda come un uomo umile, generoso e schivo, capace di grandi imprese senza mai cercare protagonismo.