Civetta comune - Foto Trebol-a - Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0
Civetta - Foto di Elisabeth Guggenberger da Pixabay
Civetta - Foto di Jaap de Leeuw da Pixabay
Civette - Foto di Kridsadar Sanyear da Pixabay
Civetta - Foto di NevigeTom da Pixabay
Civetta - Foto di Manfred Richter da PixabayQuanta biodiversità abbiamo perso o rischiato di perdere sulle Alpi, nel secolo scorso? È una domanda che sorge spontanea, di fronte alla comparsa di notizie, estremamente positive, che parlano del “ritorno” di specie, scomparse del tutto o quasi dall'arco alpino.
Animali come lo stambecco alpino, arrivati a un passo dall’estinzione, o come il grifone o il lupo, riconosciuti come estinti nelle regioni alpine nei decenni passati, oggi stanno tornando a espandersi, grazie a politiche di conservazione, programmi di reintroduzione o impegno nella promozione del processo di ricolonizzazione spontanea degli habitat, che si accompagnano a una crescente consapevolezza ecologica.
Di recente, è stato annunciato un nuovo ritorno sulle Alpi, per essere precisi in Svizzera: quello della civetta (Athene noctua).
Il ritorno delle civette in Svizzera
Come riportato dall’organizzazione BirdLife Svizzera, da anni impegnata in difesa dell'avifauna, se appena 25 anni fa la civetta si trovava sull’orlo dell’estinzione in Svizzera. Oggi grazie a progetti di conservazione, promossi dall’organizzazione e dai suoi partner, il piccolo rapace è tornato a espandersi.
Ma come mai in Svizzera si è arrivati quasi all'estinzione di un animale, per noi, assolutamente comune? Cerchiamo di fare chiarezza.
La civetta è un rapace notturno, facilmente riconoscibile per la sua fisionomia, che si può sintetizzare in “piccolo e tozzo”. Lunga circa 20 cm, con una apertura alare fino a circa 60 cm, presenta la testa, larga e piatta, che sembra quasi incassata nel corpo. Molto particolari e vistosi sono i grandi occhi gialli, che consentono una ottima visione notturna.
A renderla facile da riconoscere, laddove non sia possibile osservarla, è il caratteristico richiamo dell’esemplare maschio. Quel tipico “uh uh” che fin da piccoli si impara a riconoscere come il verso della civetta, in realtà rappresenta solo un esempio della vasta gamma di richiami sonori, utilizzati dalla specie per comunicare, difendere il territorio o corteggiare. Secondo la tradizione popolare, sentire questo peculiare suono nella notte, è presagio di sfortuna. Nel Medioevo la figura della civetta era associata anche alla stregoneria.
Non è una specie d'alta quota, predilige generalmente ambienti fino ai 1.000 metri, aperti o semi-aperti. Strettamente associata ai paesaggi rurali, spesso coabita con l'uomo. Per la nidificazione necessita di cavità, pertanto va alla ricerca di vecchi alberi cavi, specialmente alberi da frutto, fienili, ruderi, tutto ciò che possa assicurare la presenza di idonei nascondigli.
In Italia la civetta è ampiamente distribuita sul territorio nazionale. La sua presenza risulta stabile e, secondo i criteri della IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura), è riconosciuta come specie di “minima preoccupazione”. In Svizzera la situazione appare diversa ed è infatti classificata come “in pericolo”.
Come anticipato, fino a circa metà del Novecento, le civette erano ben distribuite in Svizzera, dai territori dell’Altopiano svizzero al versante meridionale delle Alpi. Nella seconda metà del secolo si è assistito a una forte riduzione in presenza, causata da drastici cambiamenti nell'agricoltura e nella gestione del paesaggio, con riduzione in particolare dei frutteti.
In Ticino il minimo storico si è raggiunto agli inizi degli anni 2000, quando sono state rilevate soltanto più 4 coppie nidificanti, confinate sul Piano di Magadino. Oggi, grazie ai progetti a sostegno della specie, promossi da BirdLife insieme a molteplici partner, tra cui associazioni cantonali e locali, nel Ticino si è arrivati a contare 20 coppie nidificanti. Più in generale, si sta assistendo a un ritorno del piccolo rapace nei territori da cui era scomparso.
La situazione attuale, secondo BirdLife, ricalca la distribuzione della specie presente oltre 40 anni fa. Ma non è ancora il momento di cantare vittoria.
La civetta è salva?
I primi progetti di conservazione della civetta sono stati avviati in Svizzera negli anni Ottanta, e si sono notevolmente intensificati all'inizio del nuovo millennio. Sia sull'Altopiano svizzero che sul versante sud delle Alpi, come in Ticino e Mendrisiotto, sono stati realizzati interventi, quali l’installazione di nidi e posatoi artificiali, la creazione di cumuli di rami, per realizzare strutture utili alla specie. Di questi sforzi non ha beneficiato solo la civetta, ma anche molte altre specie animali e vegetali.
Nonostante il successo di questi progetti, la sopravvivenza a lungo termine della civetta non è ancora garantita. Come evidenziato da BirdLife, è fondamentale che tutte le parti interessate continuino a collaborare e che la politica agricola supporti attivamente la protezione della specie attraverso incentivi mirati.
Martin Schuck, vicedirettore e responsabile del dipartimento Conservazione delle specie di BirdLife Svizzera, ha tenuto a sottolineare che, purtroppo, nel Paese si mettano a disposizione incentivi a supporto di interventi che danneggiano la biodiversità. "Continuiamo a gettare benzina sul fuoco invece di acqua, e ci chiediamo perché non riusciamo a spegnerlo".
I risultati attuali dimostrano che un impegno congiunto possa portare a buoni risultati, tuttavia la civetta ancora non è ancora fuori pericolo. Perché possa sopravvivere e continuare a recuperare territori da cui si è allontanata, costretta dai mutamenti dell'ambiente avvenuti nei decenni passati, è necessario che venga assicurata la presenza di habitat idonei, basati su paesaggi agricoli diversificati, che assicurino la presenza di alberi da frutto ad alto frutto e disponibilità di prede.