Esercitazioni didattiche Cdl Scienze della Montagna
Esercitazioni didattiche Cdl Scienze della Montagna
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Esercitazioni didattiche Cdl Scienze della Montagna
Esercitazioni gestione rischio neve e valanghe
Esercitazioni didattiche Cdl Scienze della MontagnaIl Corso di laurea in Scienze della Montagna, attivato presso la sede distaccata di Rieti del Dipartimento DAFNE dell’Università degli Studi della Tuscia, festeggia quest’anno il suo decimo anniversario. Nato nel 2015 come risposta all’esigenza di formare figure tecnico-scientifiche capaci di analizzare, progettare e gestire in modo sostenibile i territori montani, questo percorso ha saputo ritagliarsi un ruolo di presidio nell’Appennino centrale.
Il corso offre una formazione multidisciplinare, che passa per la conoscenza degli ecosistemi, delle risorse naturali e delle dinamiche territoriali, fino alla valorizzazione delle produzioni agroforestali e del turismo locale. Grazie all’asse portante del progetto, gli studenti acquisiscono solide competenze tecnico-applicative – in rappresentazione del territorio – integrate con esercitazioni pratiche direttamente sul campo.
Sul decennale del corso è intervenuto anche il Rettore dell’Università della Tuscia, prof. Stefano Ubertini, che ha dichiarato: “L'Università della Tuscia ha investito sullo sviluppo del Polo Universitario di Rieti promovendo un importante ampliamento dell'offerta formativa per l'Anno Accademico che sta per iniziare, con un percorso universitario completo ed articolato in laurea triennale, magistrale e master per formare tecnici specializzati nella gestione di ecosistemi e risorse di territori montani ed aree interne e nello sviluppo di filiere agroalimentari per prodotti tipici di qualità. L'affermazione di Rieti Città Universitaria è sostenuta dal nostro Ateneo con borse di studio dedicate a supportare studenti locali ed attrarre studenti fuori sede e stranieri interessati allo sviluppo del territorio.”
In questo contesto di crescita e sperimentazione, è stata siglata una convenzione con il Club Alpino Italiano, finalizzata a consolidare la collaborazione nella ricerca sugli ambienti montani e nella formazione condivisa. Grazie a questo accordo, il CAI e il Dipartimento uniscono know-how accademico e competenze tecniche sul territorio, creando opportunità per studenti, ricercatori e operatori locali. Ne abbiamo parlato con il professor Alfredo Di Filippo, presidente del corso di laurea, per approfondire le origini e gli sviluppi di questo progetto formativo.
Professore, di recente è stata firmata una convenzione tra il Dipartimento DAFNE e il CAI. Di cosa si tratta?
La collaborazione con il Club Alpino Italiano nasce dalla volontà di unire le competenze scientifiche dei nostri ricercatori con quelle tecniche del CAI, maturate direttamente sul territorio. L’obiettivo è promuovere una gestione sostenibile degli ambienti montani e delle terre alte, migliorando sia le conoscenze che la fruizione delle montagne. Questa sinergia riguarda la ricerca, ma anche la formazione universitaria ed extrauniversitaria, coinvolgendo non solo gli studenti ma tutti coloro che vivono e tutelano l’ambiente montano. Un primo esempio concreto è stata la summer school dedicata alla promozione dei territori montani, dove il CAI ha contribuito sui temi della comunicazione e della fruizione: un vero evento di lancio per future attività condivise.
Perché uno studente dovrebbe iscriversi al corso di laurea in Scienze della Montagna?
Quest’anno il corso compie dieci anni ed è l’unico di questo tipo presente sull’Appennino. L’obiettivo è formare laureati capaci di leggere il territorio in tutte le sue componenti: ambientali, ecosistemiche e socioeconomiche. Insegniamo a conoscere ecosistemi naturali e seminaturali, a gestirli e tutelarli. Formiamo figure tecniche che sappiano prevenire i rischi naturali, gestire in maniera integrata le filiere agrosilvopastorali e interpretare le interconnessioni tra montagna e pianura, consci del loro inestricabile legame sia per i servizi ecosistemici che per il controllo dei fenomeni estremi.
La nostra didattica si basa su collaborazioni con istituzioni come Vigili del Fuoco e Carabinieri Forestali, che partecipano attivamente alla formazione. L’approccio è sempre integrato: non formiamo specialisti di un singolo prodotto o servizio, ma professionisti capaci di governare sistemi complessi.
Solitamente quanti studenti si iscrivono ogni anno?
Attualmente i numeri orbitano intorno ai cento iscritti l’anno e una parte consistente arriva da fuori regione. Studenti di tutto l’Appennino scelgono infatti Rieti per seguire le nostre discipline, cosa che per noi è motivo di grande soddisfazione. Essendo una laurea triennale, molti proseguono poi con la magistrale, che qui a Rieti ha un profilo internazionale e affronta le grandi tematiche della gestione delle aree montane o delle tecnologie legate all'agricoltura. Inoltre accanto ai corsi curriculari offriamo anche summer e winter school, aperte a studenti, professionisti, guide ed operatori del territorio, utili ad approfondire temi specifici e a rafforzare il legame con l’Appennino.
Rieti rappresenta una sede particolare per questo corso. Da cosa deriva questa scelta?
Rieti è centrale sia nell’Appennino che in Italia. È vicina a Roma, ed è di confine con le sue montagne e valli con Abruzzo, Umbria e Marche. È un territorio fragile, segnato da spopolamento e terremoti, ma anche ricchissimo di risorse, come l'acqua, bellezze naturali e tipicità. Il nostro corso diventa quindi uno strumento per i giovani – e non solo – per conoscere l’unicità di questi territori e contribuire al loro sviluppo. Storicamente, la nostra formazione si lega anche alla tradizione dei forestali in Italia, che si formano a Cittaducale, e oggi Rieti rappresenta un laboratorio ideale per studiare e formare nuove generazioni di tecnici.
Sono previste agevolazioni economiche per chi sceglie di iscriversi?
Sì. Quest’anno, per la prima volta, l’Università della Tuscia ha stanziato oltre 100.000 euro in borse di studio per sostenere il polo universitario di Rieti. Ci sono contributi specifici per studenti provenienti da fuori regione, altri per residenti in provincia e borse dedicate anche a studenti stranieri interessati alla laurea magistrale. L’iniziativa vuole aiutare le famiglie in un periodo economicamente difficile e stimolare gli scambi culturali, perché la presenza di studenti fuori sede è fondamentale per la crescita della comunità universitaria e cittadina.
Ci parla della laurea magistrale?
È una laurea interclasse in inglese, che permette di scegliere tra due indirizzi: Gestione dei territori montani oppure Tecnologie applicate alle scienze agrarie. Il percorso è articolato sul modello 3+2: nel triennio forniamo basi trasversali e introduciamo le specialità tecniche, mentre la magistrale consente una specializzazione più avanzata.
Questo percorso è unico a livello europeo e attira molto interesse anche dall’estero, perché affronta la grande sfida del futuro: la gestione integrata delle risorse in un contesto di cambiamento climatico. La nostra localizzazione, in Appennino, ci offre l'opportunità di essere un avamposto di osservazione dei fenomeni legati al cambiamento climatico che un domani potrebbero interessare le aree più a nord. Siamo, in un certo senso, un avamposto in Europa nello studio dell’impatto del climate change sugli ecosistemi montani.
Che ruolo hanno i laboratori e l’attività pratica?
Centrale. Abbiamo potenziato molto la componente applicata: laboratori di cartografia, rilievo del territorio con uso dei sistemi GIS e progettazione CAD. I nostri studenti fanno esercitazioni non solo in aula, ma anche sul campo, sul territorio e nei parchi nazionali e riserve naturali, a stretto contatto con operatori e professionisti. La formazione è complessa e richiede una forte base pratica: solo affiancando studio, laboratorio e attività diretta si diventa veri tecnici della montagna.
Ci sono novità nei contenuti dei corsi?
Sì, abbiamo introdotto un insegnamento dedicato a ecoturismo e marketing, che vedrà il coinvolgimento diretto degli esperti del CAI. Inoltre, nell’anno del decennale, abbiamo creato specifici profili su tutela e gestione degli degli ecosistemi montani, sulla prevenzione dei rischi naturali e sullo sviluppo di filiere agroalimentari di qualità. In questo modo copriamo tre grandi aree fondamentali per montagna ed aree interne trattando tutto sempre in un’ottica integrata. Posso aggiungere una cosa?
Certamente.
Vorrei parlare di “Appennino Scienza”. È un portale che abbiamo lanciato con la summer school realizzata nell'estate 2025 e che vuole diventare un punto di incontro tra accademia e territorio. Sarà uno spazio per comunicare le nostre ricerche scientifiche, promuovere eventi di formazione e raccogliere attività condivise. L’obiettivo è far crescere non solo gli studenti, ma l’intero territorio appenninico, creando una comunità che unisca competenze, risorse e prospettive.