Lariosaurus valceresii - Foto F. Magnani - ©MCSN
Ricostruzione 3 D di Lariosaurus valceresii - Modello 3D di S.Megahed (ArchonXR) - ©FMSG
Foto scavo Meride, 2023 - Foto L.Zulliger - ©MCSN
Particolare della zampa anteriore sinistra - Foto F. Magnani - ©MCSNLe vette alpine sono in grado di raccontarci storie che precedono la loro nascita. Orme e resti di antichi rettili marini e dinosauri, rimaste impresse su un terreno fangoso, che sarebbe poi divenuto roccia, sono in grado di fornirci indizi di un’epoca lontana centinaia di anni, quando l’arco alpino appariva come un ambiente composto da isole e lagune. Oltre a impronte, le Alpi conservano anche innumerevoli reperti fossili, di organismi marini, terrestri e volanti, vissuti nella Preistoria.
Vi sono, in particolare, alcuni siti ricchi di antichi tesori della paleontologia, come il Monte San Giorgio, nelle Prealpi Luganesi, a cavallo tra il territorio italiano e quello svizzero, riconosciuto dal 2010 come Patrimonio UNESCO.
La montagna è uno scrigno di reperti fossili, risalenti al Triassico Medio (245-230 milioni di anni fa), in particolare legati alla vita marina, in quella che appariva come una laguna tropicale, abitata da rettili, pesci, bivalvi, ammoniti, crostacei. Ed essendo questa antica laguna limitrofa alle terre emerse, non mancano resti di organismi terrestri, come rettili, insetti e piante. Nel 2023 nel sito è stata realizzata una scoperta che ha carattere di eccezionalità: un esemplare di Lariosaurus valceresii, rettile marino del Triassico, con la pelle ancora conservata.
Un ritrovamento che ha consentito agli scienziati di approfondire la tecnica di nuoto di questa specie, risalente a oltre 200 milioni di anni fa.
Un antico nuotatore della “laguna alpina"
Il ritrovamento del rettile marino e le analisi effettuate sul reperto, sono stati dettagliati in un articolo di recente pubblicazione sulla rivista scientifica Swiss Journal of Paleontology.
La scoperta risale al 2023 ed è stata realizzata nell’ambito delle campagne di scavo condotte dal Museo cantonale di storia naturale (MCSN) nella valle del fiume Gaggiolo, nota anche come "Val Mara", a ovest dell'abitato di Meride, nel Canton Ticino. Si tratta del primo esemplare in assoluto della specie Lariosaurus valceresii e primo caso di lariosauro caratterizzato dalla presenza di resti di pelle, rinvenuto sul versante svizzero del Monte San Giorgio.
La specie apparteneva al genere Lariosaurus, afferente al superordine dei sauropterigi. I lariosauri non sono da immaginarsi come rettili giganteschi, misuravano all’incirca un metro di lunghezza. Come intuibile, il nome del genere rimanda al lago di Como. Letteralmente si potrebbe tradurre come “lucertola del Lario”. I primi fossili di questo rettile marino estinto furono infatti scoperti nel 1830 in una cava a Perledo, una località che si trova sulle sponde del lago. Una sorta di “Nessie” del Lario.
Il reperto emerso dagli scavi sul Monte San Giorgio risulta eccezionalmente ben conservato, con lo scheletro praticamente completo e integro, a parte il cranio che è attraversato da una grossa frattura e alcune porzioni del muso mancanti.
Come riportato nell’articolo, la pelle, conservata su gran parte del corpo, appare come una pellicola di carbonio che rivela la forma delle squame, simili a quelle dei coccodrilli, e delinea il corpo e gli arti, mostrando che mani e piedi erano palmati. A partire dallo studio della pelle, gli esperti sono riusciti a ricostruire la presenza di una muscolatura molto sviluppata nella zona degli arti anteriori e del torace, ipotizzando di conseguenza che si muovesse con un nuoto “parassiale”.
Per comprendere di cosa si tratti, immaginiamo il nuoto delle otarie, caratterizzato da una spinta propulsiva generata principalmente dal movimento degli arti invece che mediante ondulazione del corpo o della coda. Una tipologia di nuoto che consente di effettuare rapidi scatti sott’acqua, seguendo un doppio step di movimenti: prima gli arti anteriori vengono tirati ventralmente, fornendo una certa propulsione, poi, attraverso una potente retrazione, vengono tirati per fornire una spinta in avanti.
I ricercatori evidenziano che la microstruttura cutanea sarà oggetto in futuro di studi approfonditi. Il prezioso lariosauro sarà dunque fonte di ulteriori informazioni, utili a ricostruirne l’anatomia.
Grazie alla collaborazione tra MCSN, Fondazione e Museo dei Fossili del Monte San Giorgio, è stata realizzata una ricostruzione virtuale dell’esemplare, che consente ancor meglio di immaginare come potesse apparire e muoversi l'antico rettile marino, riportata nella galleria fotografica.