Secchi e la sfida al Gasherbrum IV: “Sulle orme della rivincita di Bonatti”

Federico Secchi, Leonardo Gheza e Gabriele Carrara puntano alla storica via Bonatti-Mauri con uno stile moderno e leggero. Un’impresa tra memoria, tecnica e spirito d’avventura.
Gabriele Carrara, Leonardo Gheza e Federico Secchi in Pakistan © Facebook Federico Secchi

Hanno lasciato Skardu Federico Secchi, Leonardo Gheza e Gabriele Carrara, per iniziare il lungo avvicinamento che attraverso la valle del Baltoro li condurrà ai piedi del Gasherbrum IV, una delle più belle e affascinanti montagne del Karakorum pakistano. 

Salita per la prima volta nel 1958 durante la celebre spedizione del CAI guidata da Riccardo Cassin - che portò in vetta i Ragni di Lecco Walter Bonatti e Carlo Mauri - questa cima è stata raramente scalata. A scoraggiare nuove ascensioni sono sia l’altitudine, che sfiora gli ottomila metri, sia le elevate difficoltà tecniche, che la rendono ancora oggi una delle grandi sfide del Karakorum. 

Basti dire che la via aperta nel 1958 ancora oggi manca di una prima ripetizione, nonostante i diversi tentativi che l’hanno interessata, tra cui la spedizione degli Alpini nel 2018, a sessant’anni dall’impresa, terminata tragicamente con la morte del caporal maggiore scelto Maurizio Giordano, travolto da una scarica di sassi a circa settemila metri. “È dal 2018 che ho in mente questo obiettivo” ci racconta Federico Secchi. “La spedizione degli Alpini mi aveva appassionato alla storia e alle difficoltà del Gasherbrum IV. Quando poi lo scorso anno me lo sono trovato davanti, non sono riuscito più a trattenere il desiderio”.

 

Federico, come mai proprio per la via Bonatti-Mauri?

Perché è una via bellissima. Tutta la storia che orbita intorno alla via è bellissima. Sicuramente l’impresa più grande di Walter Bonatti dopo le vicende del K2. Ripeterla oggi, a sessantasette anni di distanza, sarebbe un grande risultato, oltre che un onore. Un po’ come se ci muovessimo sulle orme della sua rivincita.  

 

Appunto, a sessantasette anni di distanza… come mai non avete aspettato la cifra tonda dei settant’anni?

Non sono una amante della cifra tonda. Se un progetto mi ispira adesso penso sia giusto portarlo avanti ora, e non aspettare. 

 

Non avete in mente solo di ripetere la via, ma di farlo con uno stile ben preciso…

Esatto. L’idea è quella di ripeterla in stile leggero e veloce, in stile alpino. Ci muoveremo con una spedizione piccola, siamo solo in tre. Ci muoveremo su un itinerario classico, affrontandolo però con una visione moderna.

Questo grazie anche alle riprese. Con noi ci sarà Ettore Zorzini, videomaker specializzato in riprese ad altissima quota. Se riuscissimo a fare riprese paragonabili a quelle del tempo ne saremmo entusiasti.

Il Gasherbrum IV © Ettore Zorzini

Il vostro modo per omaggiare la spedizione del 1958?

Penso che le generazioni che sono venute dopo quella di Bonatti e Mauri si siano appassionate all’alpinismo grazie a realizzazioni come quella del Gasherbrum IV.

 

Con che spirito parti per questa spedizione?

Rispetto allo scorso anno, quando ho salito il K2, con tutto un altro spirito. Aver raggiunto la cima della seconda montagna della Terra mi offre una maggiore convinzione sulla fattibilità della salita. Dobbiamo però sperare nel bel tempo poi, se tutti collaboriamo e se siamo uniti nella strategia, sicuramente qualcosa riusciremo a fare. Non possiamo avere la certezza della vetta, ma ci proveremo.

 

A proposito di strategia, avete già elaborato un piano per la salita?

L’unica cosa che posso dire è che vorremmo dover affrontare la “seraccata degli italiani” (tratto particolarmente delicato a circa 6400 metri, nda) meno volte possibile, motivo per cui avremo con noi i parapendii. L’idea è quella di raggiungere la vetta e da lì volare verso il campo base.