Dal 22 al 25 aprile 2023,
più di 130 ragazze e ragazzi, titolate e titolati Cai under 40 provenienti da 17 regioni italiane, hanno popolato di idee e suggestioni, scarponi da trekking e bacchette, il villaggio alpino “Tempesti” a Corvara val Badia, in Alto Adige. Insomma, le Dolomiti sono state il palcoscenico ideale del secondo Camp GiovanE Cai.
Per alcuni di loro arrivare al camp non è stato semplice, ma hanno voluto esserci nella maniera più sostenibile possibile. Infatti, la maggior parte è arrivata con i mezzi pubblici, treno e bus e se in auto: il mezzo è stato condiviso con più persone.
Idee e suggestioni diverse
Dai 16 ai 40 anni, questo il limite anagrafico dei partecipanti: un orizzonte nel quale convivono idee e suggestioni diverse, su temi come “ambiente”, “scuole”, “attività”, “socializzazione”, “vita di sezione”, “comunicazione”, “informatizzazione” e “cultura”.
«Abbiamo voluto garantire una pari rappresentanza di genere e un'equa distribuzione territoriale all'interno delle regioni affinché, dopo il Camp di Corvara, possano essere molte le opportunità di far nascere nuovi gruppi autonomi nelle Sezioni. Inoltre, il 47% dei partecipanti ha un incarico o un titolo da accompagnatore o istruttore all'interno del Cai. Quest'ultimo è un aspetto che ci permetterà di dare una significativa rilevanza alle nostre discussioni e valutazioni, con maggiore consapevolezza di avere uno sguardo attuale e pragmatico sulla situazione del nostro Sodalizio», spiegano
Brigitta Faverio e
Stefano Morcelli, coordinatori del Gruppo di lavoro Giovani del Club alpino italiano, istituito per la prima volta all'inizio di quest'anno
Otto tavoli di lavoro, nei quali i ragazzi e le ragazze
hanno dibattuto e discusso su aspetti come le emergenze ambientali delle Terre alte, la capacità di attrarre nuovi soci e gli aspetti critici della vita di sezione. Senza dimenticare, la necessità di diffondere la cultura della montagna, l’importanza delle scuole per lo sviluppo e la vita del Club alpino italiano e infine il futuro del Sodalizio, con la comunicazione in primo piano, sia rivolta ai soci che all'esterno, fino all’informatizzazione e allo sviluppo tecnologico delle strutture. Ogni tavolo poi è stato suddiviso in sottogruppi. L’obiettivo è stato quello di produrre
proposte concrete che portino a soluzioni attuabili delle diverse problematiche.
Insieme ai ragazzi, anche il Presidente generale del Club alpino italiano
Antonio Montani, il direttore editoriale e responsabile dell’area cultura
Marco Albino Ferrari e il referente web
Pietro Lacasella.
«I tavoli tematici sono stati pensati per portare un contributo innovativo nuovo e fresco», ha dichiarato Montani.
«Il Club alpino italiano ha una macchina organizzativa collaudata, ma è anche necessario svecchiare il Sodalizio. Per questo abbiamo deciso di integrare i giovani nei processi decisionali», continua.
Dibattito continuo
Un dibattito continuo che si snoda anche attraverso i temi e gli aspetti che caratterizzano la vita e le prospettive attuali delle Terre alte. Il geologo e naturalista veneto
Ugo Scortegagna si è soffermato sulle particolarità geologiche delle Dolomiti, affrontate attraverso diversi aspetti, dalla verticalità alla presenza di rocce metamorfiche, fino alle modalità e ai processi di formazione delle stesse.
L’ambiente che attraversa le Terre alte è stato il protagonista degli incontri che guardano all'attualità e al presente della montagna. Con la professoressa
Monica Morazzoni, ricercatrice della IULM di Milano, i partecipanti hanno potuto toccare con mano e affrontare l’impatto dei grandi eventi sugli ambienti ed ecosistemi fragili come quelli delle Terre alte. L’analisi dell’impattodelle prossime Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, ha permesso di soffermarsi su un’idea di sviluppo della montagna più attento alle particolarità ambientali, sociali ed economiche. In particolare, quest’ultime devono fare i conti con gli effetti della crisi climatica, capaci di mutare il territorio alpino. Ambiente, società ed economia che devono fare i conti con la fine dell’industria dello sci. L’incontro con lo studioso e saggista
Michele Nardelli ha permesso di focalizzarsi sui modelli alternativi di sviluppo fondati sulle particolarità dei territori degli Appennini e delle valli alpine, che permettono di ripensare lo sviluppo delle Terre alte.
Sviluppo che deve fare i conti con
il ritorno dei grandi carnivori come il lupo, l’orso o la lince nei territori montani, sempre meno antropizzati, e nelle valli fino al confine con le aree urbane. Un rapporto di coesistenza tra uomo e animale che deve prescindere dal rispetto della natura degli animali e delle necessità sociali ed economiche delle popolazioni che vivono in quei territori, spiega il coordinatore nazionale del gruppo grandi carnivori del Cai
Davide Berton nell’incontro "I grandi carnivori in Italia: una sfida sociale".
Oltre agli incontri, lunedì 24, spazio alle attività in ambiente: dall’escursionismo allo sci alpinismo, passando per il cicloescursionismo o l’arrampicata indoor.