Siccità in quota: come i rifugi delle Alpi Marittime si adattano all'emergenza idrica

Molti rifugi alpini si trovano ad affrontare estati complesse, a causa della ridotta disponibilità di acqua. Nelle Valli Stura, Gesso e Vermenagna sono in corso interventi volti a fronteggiare la crisi idrica.

Lungo l’arco alpino, la riduzione di disponibilità di acqua, fortemente legata al riscaldamento globale, alla base di una accelerata fusione dei ghiacciai e di un minor accumulo di neve, sta rendendo sempre più complessa la gestione delle attività in quota. 

Nelle scorse settimane, Coldiretti Torino, ha lanciato un allarme relativo agli alpeggi, in forte difficoltà in una stagione estiva, il cui avvio è stato caratterizzato da un succedersi di ondate di calore. La conseguente maturazione e ingiallimento anticipato delle erbe di montagna, ha reso carente, fin dal mese di agosto il cibo a disposizione di greggi e mandrie.  Una problematica che si lega fortemente alla mancanza di un adeguato sistema irriguo, che consenta, nel corso della stagione, di sostenere una nuova crescita di erbe. 

Anche molti rifugi alpini, il cui approvvigionamento idrico dipenda dalla disponibilità della risorsa in quota, si trovano a dover affrontare estati sempre più difficili, e dover identificare potenziali soluzioni per preservare le attività in futuro. O, come evidenziato di recente, dal gestore del Rifugio Franco Remondino, in Valle Gesso, in una intervista rilasciata a Fanpage, soluzioni che possano consentire almeno di terminare la stagione estiva, nelle date preventivate.

"Sto cercando di non pensare al peggio – le parole del rifugista Marco Ghibaudo – e al fatto di dover chiudere la struttura anzitempo. L'apertura è prevista fino al 5 ottobre, come stabilito da mesi. Non mi sbilancio”. 

 

I rifugi delle Alpi Marittime nella sfida al cambiamento climatico

Il Rifugio Remondino, che si trova a 2.464 metri di quota nel comune di Valdieri (CN), nella Catena delle Alpi Marittime, sta affrontando una grave emergenza idrica. La situazione è critica da un paio di settimane, a causa della fusione anticipata della neve, dovuta a una primavera insolitamente calda, e alla mancanza di precipitazioni, associata anche ad alte temperature, nel mese di luglio.

Per affrontare il problema, il gestore, Marco Ghibaudo, ha dovuto adottare misure restrittive: è stata spenta la turbina idroelettrica che produce energia, sono stati chiusi i rubinetti esterni, la fontana e le docce e lo staff ha ridotto al minimo l'uso dell'acqua. Collaborazione viene richiesta anche ai clienti, invitati a salire in quota con le borracce piene e di portare, possibilmente, piatti e posate da da campeggio per i pasti, al fine di limitare l’uso dell’acqua per il lavaggio. 

Per chi necessiti di acqua potabile, sono a disposizione bottigliette di plastica, un passo indietro, necessario, rispetto alla gestione attenta alla sostenibilità, condotta finora. Per garantire un'autonomia minima, il rifugio ha installato due grandi cisterne, che possono contenere fino a 10.000 litri d'acqua. 

Il problema non riguarda solo il Remondino. Anche altre strutture delle Alpi Marittime, stanno affrontando la stessa difficoltà, evidenziando come la siccità stia diventando un problema sempre più frequente. 

Alla vigilia del Ferragosto, il Rifugio Morelli-Buzzi, situato sempre a Valdieri, a una quota di 2.351 m, segnalava sui social la scarsità di acqua nel laghetto soprastante la struttura e la disponibilità di acqua, stoccata in una nuova cisterna da 5.000 litri, installata la scorsa stagione, sufficiente, a risparmio, a vivere “una settimana o poco più”. In conseguenza di tale stato emergenziale, è stato sospeso il servizio doccia, in attesa del ritorno della pioggia, fortunatamente giunta nei giorni scorsi, “poca ma quanto basta”

Anche presso il Rifugio Valasco, situato a quota 1.764 ai piedi del Monte Matto, per contrastare la crisi idrica, è stata di recente completata la installazione di una vasca di stoccaggio per migliorare la captazione e l’approvvigionamento dell’acqua. Sono inoltre stati acquisiti potabilizzatori e un erogatore di acqua gasata, al fine di ridurre l’uso delle bottiglie di plastica. Interventi per offrire acqua potabile e ridurre l’uso di bottiglie di plastica. 

Gli interventi realizzati, e in corso di realizzazione, presso i rifugi della Val Gesso, rientrano in un progetto avviato nel territorio della MARGREEN, la prima Green Community italiana, avviata nel 2022, che vede il coinvolgimento di 20 Comuni delle Valli Stura, Gesso e Vermenagna, con l’Unione Montana Valle Stura come capofila e di cui fa parte dal 2023 anche l’Ente di gestione delle Aree Protette Alpi Marittime.

La Green Community, sostenuta da 4,3 milioni di finanziamento del PNRR, è impegnata in nove ambiti di intervento: patrimonio agro-forestale e filiera del legno, risorse idriche, fonti rinnovabili locali, turismo sostenibile, strutture e le infrastrutture per una montagna moderna, efficienza energetica, mobilità e sviluppo delle attività agricole.
 

L'impegno contro la crisi idrica del MARGREEN

L'Unione Montana Valle Stura, come anticipato capofila della Green Community del Margreen, ha pubblicato un bando che, con fondi PNRR, eroga finanziamenti a fondo perduto a sostegno dei rifugi presenti nel territorio, per un totale di 300.000 euro. Il bando finanzia progetti che prevedono due principali obiettivi: adeguare i rifugi al cambiamento climatico, puntando su interventi che migliorino la gestione della risorsa idrica e lo smaltimento dei reflui, e in seconda battuta ottimizzare la produzione di acqua potabile in quota. 

Beneficiari dei contributi sono i rifugi Emilio Questa, Franco Remondino, Morelli-Buzzi, Bozano e Valasco nel Comune di Valdieri, Ellena-Soria e Federici-Marchesini al Pagarì nel Comune di Entracque, De Alexandris-Foches al Laus e Guglielmo Migliorero nel Comune di Vinadio.

A seconda delle esigenze, le strutture si stanno dotando di nuove vasche di accumulo per l'acqua potabile, essenziali in periodi di scarse precipitazioni, di impianti solari termici per ridurre la dipendenza dalla corrente elettrica per disporre di acqua calda per le docce, e di potabilizzatori per evitare la vendita di bottiglie di plastica. È inoltre prevista la realizzazione di nuove condotte interrate per portare l’acqua dalle sorgenti ai rifugi, per prevenire danni da alluvioni, come nel caso del Valasco e del Soria.

Si tratta di interventi che, come dimostrato dalle testimonianze dei rifugisti, siano in grado di frenare l’emergenza idrica, ma non risolutivi della progressiva riduzione nella disponibilità di tale preziosa risorsa. Come sottolineato dall’ Ente Aree Protette Alpi Marittime, “per far fronte alle sfide legate alla crisi climatica e all’aumento della frequentazione della montagna, sovvenzioni pubbliche e innovazioni tecnologiche da sole non sono sufficienti: la consapevolezza di essere solamente degli ospiti in ambienti naturali governati da equilibri fragili e già minacciati dal riscaldamento globale è condizione imprescindibile per garantire la loro conservazione alle generazioni future.”