Rifugio Pontese - Foto Samandorla - Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0
Rifugio Piero Garelli - Foto Marco Plassio - Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0
Rifugio Ospizio sottile - Foto Franco56 - Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0
Rifugio Eugenio Margaroli - Foto Lorenzo Colombo (Olonia) - Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0
Rifugio Don Barbera - Foto Pampuco - Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0La Regione Piemonte ha annunciato un significativo intervento a favore della sicurezza in montagna, stanziando fondi per l’acquisto e la distribuzione di 72 defibrillatori semiautomatici e automatici (DAE) destinati ai rifugi alpini ed escursionistici.
L'iniziativa, finanziata nell’ambito del Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane con una dotazione complessiva di 1 milione di euro, darà priorità alle strutture situate in aree remote e ad alta quota. Parallelamente, la Regione provvederà alla formazione di 61 gestori e responsabili dei rifugi sull'uso dei dispositivi.
L'importanza del DAE in alta quota
Un defibrillatore è uno strumento salvavita essenziale in caso di arresto cardiaco, una condizione in cui ogni minuto diventa cruciale. Nelle zone montane, soprattutto in quelle ad alta quota in cui i tempi di intervento dei soccorsi sanitari possono risultare lunghi e complessi, la capacità di agire tempestivamente con un DAE è determinante.
In caso di fibrillazione ventricolare, l'erogazione di una scarica elettrica entro i primissimi minuti è spesso l'unica possibilità di ripristinare il corretto ritmo cardiaco. Per questo motivo, l'installazione dei dispositivi e, necessariamente, una formazione del personale, sono considerate un investimento prioritario per la sicurezza degli escursionisti e dei frequentatori della montagna, oltre che per il personale stesso che opera nelle strutture in quota. Senza operatori formati, infatti, l'apparecchio rischia di non essere utilizzato correttamente o in tempo utile.
L'assessore allo Sviluppo e promozione della montagna, Marco Gallo, ha sottolineato l'importanza del progetto, affermando che “portare un defibrillatore in alta quota significa salvare vite”. Il corposo investimento che ha come obiettivo quello di “costruire una montagna più sicura, moderna e responsabile”, per chi la vive tutti i giorni e chi la sceglie per i momenti di fuga e svago dalla quotidianità urbana.
“La sicurezza non è un dettaglio – ha aggiunto l’assessore - è la condizione che permette ai territori di continuare a essere vivi, attrattivi e accoglienti. Per questo abbiamo scelto di sostenere non solo l’acquisto dei defibrillatori, ma anche la formazione dei gestori, perché i rifugi non sono semplici strutture ricettive: sono veri presidi di comunità”.
Le strutture ammesse al finanziamento sono state mappate grazie al contributo delle Unioni Montane, essenziali per individuare i luoghi più esposti e valutarne i bisogni.
Sono stati così identificati 72 rifugi ammissibili, tra cui figurano anche quelli posti oltre i 2.500 metri di quota, caratterizzati dai tempi di intervento maggiori. È il caso del 3A di Formazza (VCO), situato a 2.960 metri, e del Vaccarone di Giaglione (Torino) a 2.747 metri.
L'elenco include anche rifugi storici, come il Don Barbera di Briga Alta, il Piero Garelli di Chiusa Pesio, il Daniele Arlaud di Salbertrand, il Balma di Frabosa Soprana e il Quintino Sella al Lago Grande di Viso di Crissolo, l’Ospizio Sottile di Alagna, Claudio e Bruno ed Eugenio Margaroli a Formazza, il Pontese di Locana, Massimo Mila e Le Fonti Minerali a Ceresole Reale, e rifugi di media montagna, riferimenti di crescente importanza per gli escursionisti, come La Ciota e Alpe Cavanna nel Biellese e La Pavoncella nel Cuneese.
La formazione del personale sarà gestita dall’azienda sanitaria Zero, che attiverà percorsi di formazione specifici sull’uso dei defibrillatori per i 61 gestori e operatori delle strutture.
La necessità di servizi essenziali in montagna
Oltre a migliorare la risposta sanitaria d'emergenza, il progetto mira a diffondere una cultura della sicurezza e della gestione del rischio, inserendosi nella strategia regionale che punta a garantire servizi essenziali nelle aree interne e a promuovere un turismo outdoor sicuro e sostenibile.
La visione sottesa al progetto, come evidenziato dall’assessore alla Sanità Federico Riboldi, è di rendere la montagna pari, in termini di sicurezza, alle grandi e medie città, ai comuni collinari e ai centri più piccoli del Piemonte. Una tra le disparità più significative tra aree montane e centri urbani di bassa quota, rilevate lungo tutto lo Stivale.
“La tutela della salute in ogni parte del territorio è una priorità assoluta per la Regione e questa iniziativa certamente darà ottimi risultati nell’immediato, contribuendo anche a creare una cultura della sicurezza e della prevenzione”.