Soccorso Alpino: oltre 12mila missioni nel 2024. Solo l’8% riguarda soci CAI

Anche per il 2024 il Soccorso Alpino conferma un trend di interventi elevato e stabile: ancora troppi i decessi in montagna. Escursionismo la principale causa degli incidenti, agosto il mese più critico.
© Archivio CNSAS

Nel 2024 il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico ha effettuato 12.063 missioni di soccorso, prestando assistenza a 11.789 persone in difficoltà in montagna, in grotta e negli ambienti impervi del nostro Paese. I dati, diffusi oggi a Milano, fotografano un’attività intensa e in costante pressione, confermando la necessità di continuare a investire in prevenzione, sensibilizzazione e formazione.

Le missioni, seppur in leggera flessione rispetto al picco del 2023 (12.349 interventi), restano su livelli molto alti e superiori al 2022 (10.367). Sono state impiegate 183.846 ore/uomo, per un totale di 314.228 giornate/uomo, con 42.589 tecnici volontari coinvolti nel corso dell’anno.

 

Le cause degli incidenti

Le principali cause degli interventi non registrano variazioni significative:

  • Caduta o scivolata (43,2%)

  • Incapacità durante l’attività svolta (26,5%)

  • Malore (12,7%)

  • Altre cause, tra cui maltempo (4,1%), frane (1,3%), valanghe (0,7%) e shock anafilattico (0,4%)
     

Le attività più a rischio

A determinare il maggior numero di incidenti è, ancora una volta, l’escursionismo (44,3%), seguito da:

  • Sci alpino e nordico (14,0%)

  • Mountain bike (6,8%)

  • Alpinismo (5,9%)

  • Ricerca di funghi (3,4%)

  • Attività lavorative (2,6%)

  • Ferrate e falesie (3,6% complessivi)

Sono inoltre stati registrati interventi durante attività venatorie, sport dell’aria e speleologia.

 

Le condizioni delle persone soccorse

Nel 2024 il CNSAS ha soccorso:

  • 466 persone decedute

  • 1.431 feriti gravi

  • 5.288 feriti lievi

  • 299 feriti con compromissione delle funzioni vitali

  • 4.187 illesi

  • 118 dispersi
     

Chi sono i soccorsi?

L’identikit della persona soccorsa rimane pressoché invariato: uomo italiano tra i 50 e i 60 anni, vittima di una caduta durante un’escursione nel mese di agosto.

Nel dettaglio:

  • 80,4% sono italiani, seguiti da tedeschi (6,8%), francesi (1,6%) e austriaci (1%)

  • La fascia d’età più coinvolta è quella tra i 50 e i 60 anni (16,36%), seguita dagli over 60 e dai giovani tra i 20 e i 30 anni

  • I maschi rappresentano il 67,9% dei soccorsi

  • Solo l’8,6% degli assistiti è socio del CAI

     

Quando si interviene?

Quasi la metà delle missioni si concentra nei mesi estivi:

  • Agosto si conferma il mese più impegnativo (18%)

  • Seguono luglio (14,4%) e settembre (8,6%)

     

Dove si interviene di più?

Le regioni con il maggior numero di interventi:

  • Piemonte (15,9%)

  • Valle d’Aosta – Soccorso Alpino Valdostano (14,3%)

  • Trentino (11,7%)

  • Alto Adige (10,9%)

  • Lombardia (10,4%)

  • Veneto (9,2%)

I dati sono coerenti con la distribuzione delle attività outdoor sul territorio nazionale.

 

Decessi in calo, ma il dato resta alto

Sebbene si registri un lieve calo rispetto agli anni precedenti, il numero delle vittime resta preoccupante:

  • 466 decessi nel 2024

  • 491 nel 2023

  • 504 nel 2022

Un dato che continua a richiamare l’attenzione sulla necessità di un approccio responsabile alla montagna e sull’importanza della formazione personale, dell’attrezzatura adeguata e dell’informazione preventiva. “L’analisi dei dati conferma una pressione costante sul sistema di soccorso e ci ricorda quanto sia fondamentale lavorare sulla prevenzione e sulla consapevolezza di chi frequenta la montagna”, è il commento del Soccorso Alpino e Speleologico.