Il Sentiero Italia in Abruzzo © Pierluigi ValerioÈ stato pubblicato su iForest lo studio “Into the wild?” firmato, frutto di una lunga collaborazione tra la Commissione Centrale Tutela Ambiente Montano del CAI e il Dipartimento TESAF dell’Università di Padova. Uno studio che porta alla luce le preferenze e i comportamenti dei frequentatori abituali delle montagne italiane. Il lavoro, basato su quasi 3000 risposte a un questionario distribuito tra i soci CAI, offre una fotografia inedita e preziosa delle abitudini, delle aspettative e delle sensibilità ambientali di chi la montagna la vive davvero, tutto l’anno.
La ricerca di una natura autentica
Dai risultati emerge una chiara inclinazione per un modello di fruizione più “selvaggio” e meno antropizzato, in cui la presenza dell’uomo – sotto forma di infrastrutture o veicoli – sia ridotta al minimo. I sentieri più amati sono quelli escursionistici e le mulattiere, mentre strade asfaltate e percorsi privi di segnaletica suscitano scarso interesse. Rimane che il desiderio di “natura autentica” non esclude l’attenzione alla sicurezza e alla leggibilità del territorio: i soci CAI chiedono una segnaletica chiara, informazioni aggiornate sullo stato del percorso e – se possibile – copertura telefonica.
Un altro dato interessante riguarda il rapporto con le strutture ricettive: rifugi e bivacchi vengono percepiti come i punti d’appoggio ideali per la frequentazione della montagna. Ben diversa è invece la valutazione di B&B e agriturismi, considerati inadeguati da chi cerca un’esperienza immersiva in ambiente naturale.
Bici e montagna
Particolarmente delicata è la questione legata all’uso delle biciclette (tradizionali e a pedalata assistita). La gran parte dei soci CAI non utilizza né mountain bike né e-bike durante le escursioni: solo il 26% ha dichiarato di usare la bici in montagna, percentuale che scende all’11% per le e-bike. I dati confermano che l’età, il genere e il livello di attività fisica influiscono sull’uso della bicicletta, ma mostrano anche un atteggiamento prudente verso questa modalità di fruizione, specie per il timore di conflitti con escursionisti a piedi e per il possibile impatto su sentieri e ambiente.
Tra i commenti liberi raccolti, molti chiedono una regolamentazione più rigorosa dell’accesso dei ciclisti su sentieri escursionistici, soprattutto per motivi di sicurezza. Un numero molto limitato di rispondenti si è invece espresso a favore della diffusione della mountain bike come mezzo per attrarre nuove generazioni verso il CAI.
Che età i frequentatori delle nostre montagne?
Dal punto di vista statistico, lo studio ha utilizzato modelli di regressione logistica per analizzare come variabili come età, genere, titolo di studio e occupazione influenzino la frequenza di visita in montagna e l’uso delle biciclette. I risultati confermano che i frequentatori più assidui sono i giovani adulti (25–34 anni) e gli over 65.
In conclusione, lo studio sottolinea un equilibrio ricercato tra natura e sicurezza, essenzialità e funzionalità, dimostrando quanto sia importante conoscere i bisogni dei fruitori esperti per progettare politiche di accessibilità sostenibile e coerente con i valori del Club Alpino Italiano. Gli autori auspicano che futuri studi possano estendere l’analisi anche ai fruitori occasionali e alle comunità locali, due categorie altrettanto cruciali per una gestione armoniosa del territorio montano.