 Alcune immagini del distacco
Alcune immagini del distaccoUn boato assordante ha squarciato il silenzio delle montagne del Pamir nella tarda mattinata del 25 ottobre. Un’enorme porzione del ghiacciaio che si trova alle pendici del Picco Ismail Samani, la vetta più alta del Tagikistan con i suoi 7495 metri, si è improvvisamente staccata, precipitando per chilometri lungo una gola remota nel distretto orientale di Tajikabad.
Secondo le autorità locali, il fronte di ghiaccio crollato misurava circa due chilometri di lunghezza, 25 metri di altezza e fino a 200 metri di larghezza. Il suo movimento ha generato una colossale massa in movimento che, per quasi tre ore, ha travolto rocce e detriti prima di fermarsi a circa quattro chilometri dal villaggio di Safedobi, il più vicino all’area del disastro.
Fortunatamente non si registrano vittime né feriti, ma la paura tra gli abitanti è stata grande.
Le squadre del Comitato per le Situazioni di Emergenza del Tagikistan (CoES) sono intervenute sul posto, dichiarando la zona sotto stretto monitoraggio. Le autorità temono che ulteriori crolli possano verificarsi in caso di piogge intense o di un improvviso aumento delle temperature.
L’allarme dei climatologi
Il Tagikistan ospita quasi 14mila ghiacciai, ma negli ultimi trent’anni oltre 1000 si sono già fusi completamente, secondo dati diffusi dalle Nazioni Unite. Il Paese, definito spesso “la torre d’acqua dell’Asia centrale”, fornisce risorse idriche vitali per le steppe aride della regione. I ghiacciai dei Pamir alimentano infatti i grandi fiumi Amu Darya e Syr Darya, da cui dipende l’agricoltura di milioni di persone in Tagikistan, Uzbekistan e Kazakistan.
Gli esperti avvertono che il cambiamento climatico sta rendendo più frequenti eventi estremi come frane glaciali, valanghe e collassi improvvisi. Nel caso dell’Ismail Samani, la combinazione di temperature anomale e piogge sopra la media avrebbe indebolito la base del ghiacciaio, favorendo il distacco.