La via trova le porzioni di roccia buona e continua ancora libere @M. Rivadossi, B.Giori, C.Oldrati
@M. Rivadossi, B.Giori, C.Oldrati
Giori, Oldrati e Rivadossi @M. Rivadossi, B.Giori, C.Oldrati
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La linea di Te lo do io il Brentino
La via evita i grandi tetti @M. Rivadossi, B.Giori, C.OldratiMatteo Rivadossi ha aperto al Sass de Mesdì, Monte Cimo, una nuova via (240 metri, 6c+ max, 6b obbligatorio, S2) in tre giorni a novembre, insieme a Beniamino Giori e Cristina Oldrati. La nuova realizzazione si integra in armonia con gli itinerari esistenti ed è un tributo a Sergio Coltri, sullo sfondo di una storia di amicizia e riconoscenza. “Avevo scalato Te lo do io il Verdon [aperta nel 1986 da Coltri e soci, ndr] trent'anni fa, quando ho iniziato a frequentare il Brentino – spiega Matteo-. È una via iconica di Sergio. Trent'anni dopo è ancora una delle vie più belle ed abbordabili in zona e in qualche modo lo volevo ringraziare. Lo volevo omaggiare per lo straordinario contributo che ha dato alla sviluppo della valle e per quello che ci e mi ha regalato con tanto impegno e amore per l'arrampicata. Volevo restituirgli qualcosa. Così, quando ho aperto la mia, che le corre vicino e che addirittura ha una sosta in comune – quasi per andare a baciarla- ho pensato di chiamarla Te lo do io il Brentino. Sergio l'ho conosciuto di persona solo due anni fa, ma ci siamo intesi subito, abbiamo legato immediatamente. Per me rimane un mito”.
Aperta dal basso e senza perlustrazioni dall'alto, Te lo do io il Brentino trova la propria linea dove non era semplicissimo andare ad aggiungere qualcosa di valore effettivo. Ne è venuta fuori una via piuttosto potabile, se non strettamente plaisir. “Credo sia un esempio di come con astuzia si può trovare una via dove non c'è una prima scelta. Nonostante boschetti e tratti rotti, da smaliziati si riesce – anche con l'aiuto di qualche foto- a immaginare il percorso. E poi, con un po' di mestiere e intuito, sono riuscito effettivamente a tracciare una linea continua. Ne è venuta fuori una via che io definisco plaisir, anche se l'obbligatorio effettivamente è di 6b. Diciamo che è un po' pepata, ma così si inserisce in armonia tra le vie già tracciate. Mi ricordo che quando venivi a scalare a metà anni '90 da queste parti, prima delle richiodature, tornavi a casa che avevi fatto una vera esperienza, sia per i gradi affrontati che per le protezioni. Si trattava di vie sportive, ma la giornata te la dovevi guadagnare”.
Te lo do io il Brentino vuole portare il ripetitore a scalare tra una protezione e l'altra e anche se la spittatura è S2, i fix da 10 sono stati messi con giudizio. “I passaggi più delicati sono ben protetti, dove invece non c'è bisogno la via prende più respiro. Ci sono alcuni tratti da integrare, le soste sono tutte a fix con anello di calata per le le doppie sulla via. Basta una corda singola da 60 più rappello, oppure le mezze, ma secondo me ormai con la singola si è più agili”.
Rivadossi è tornato a farla con Cristina e Beniamino, che ha scalato da primo per confermare i gradi. Matteo si augura che la via possa godere di frequentazione. “La logica con cui è stata aperta è stata proprio quella di fare qualcosa di fruibile per tutti. Certo non è una via dove puoi mungere in continuazione, ma quella è una tendenza che non condivido. Rimango dell'idea che per scalare bisogna dominare il grado e che l'obbligatorio non si possa allontanare troppo dalla massima difficoltà”.