Torna il Barbagianni a Pianosa: una reintroduzione che fa scuola

Sull'isola di Pianosa, nel Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano, è in corso il programma di reinserimento del barbagianni. Iniziato nel 2023, si concluderà a fine 2025, con l'obiettivo di consolidare la sua presenza sul territorio. Il programma è realizzato dal Parco, da Fondazione UNA e da Federparchi
Barbagianni © Pixabay

Portalettere nella saga di Harry Potter, protagonisti nella raccolta di racconti "Storie della preistoria" di Alberto Moravia, citati da Shakespeare nell'Enrico IV e ri-citati da Leonardo Sciascia all'inizio de "Il giorno della civetta": sono i barbagianni, rapaci notturni ricoperti di piume, silenziosi e con la faccia a forma di cuore.

Oltre ad essere presenti nella letteratura occidentale, sono protagonisti del progetto di reinserimento sull'isola di Pianosa sottoscritto nel 2023 dall'Ente Parco nazionale Arcipelago Toscano, cui partecipano Fondazione Una e Federparchi. 

Il progetto, soggetto a monitoraggio continuo, inizia a dare risultati positivi.
 

Che fine hanno fatto i barbagianni a Pianosa?

Sull'isola di Pianosa il barbagianni – tyto alba – è scomparso in seguito all'eliminazione del ratto nero, uno dei suoi alimenti principali.

Il progetto è iniziato nel 2023 e dura 25 mesi. Nella primavera del 2024 sono stati reintrodotti quattro esemplari di barbagianni di popolazione italiana, provenienti da centri di recupero della fauna selvatica.

Dal programma di monitoraggio, sviluppato da Federparchi e Fondazione UNA, è emerso che l'animale è ritornato a nidificare stabilmente sull'isola. I controlli vengono effettuati sia di giorno sia di notte, mentre in laboratorio vengono testati nuovi elementi utili a definire la dieta dei rapaci in questo territorio. 

Per svolgere questi compiti, sono state utilizzate tecnologie di rilevamento, tra cui sensori infrarossi e strumenti di geolocalizzazione satellitare.  

L'obiettivo è che il barbagianni torni ad abitare l'isola in modo stabile, ma anche promuovere una convivenza armoniosa tra uomo, natura e ambiente.

Maurizio Zipponi, presidente di Fondazione UNA, commenta così i risultati positivi: "Il successo del progetto di reinserimento del Barbagianni sull'isola di Pianosa è la prova tangibile di come una visione condivisa e una collaborazione efficace tra istituzioni, società civile, enti locali e comunità scientifica possano giovare al mantenimento degli l'equilibri naturali. Questo risultato, frutto della sinergia con Federparchi e l'Ente Parco Nazionale Arcipelago Toscano, va ben oltre i confini dell'isola di Pianosa: rappresenta un tassello fondamentale nella missione più ampia di Fondazione UNA, che si impegna nella tutela della fauna selvatica su tutto il territorio nazionale con azioni concrete".

È entusiasta anche Luca Santini, presidente di Federparchi: "Il progetto per la reintroduzione del barbagianni nel PNAT è l'ultimo di una proficua collaborazione tra Federparchi e Fondazione-Una finalizzata a rafforzare la cooperazione con le aree protette a partire dai parchi nazionali. Il progetto, infatti si svolge nell'ambito di "biodiversità in volo" un programma di lavoro che vede insieme il mondo dei parchi e quello venatorio per la tutela degli ecosistemi e la lotta al bracconaggio".

 

Chi sono i barbagianni

Sono volatili presenti in tutto il mondo tranne in Antartide. Per secoli non si distinguevano dagli altri rapaci notturni. Il primo a classificarli è stato Giovanni Antonio Scopoli, nel 1769, e li ha chiamati strix alba – dal latino uccello bianco. In seguito, sono state individuate ulteriori categorie di rapaci notturni.

Barbagianni sull'isola di Pianosa.jpg © Fondazione UNA, Facebook

L'etimologia del nome attuale non è ancora certa: l'ipotesi più accreditata è che derivi dal latino barba, ossia peluria, e gena, gote, riferito alle piume attorno agli occhi.  

I barbagianni non godono di buona fama, ma sono spesso associati a presagi negativi e alla scaramanzia. Molte popolazioni li considerano portatori di sfortuna e per questo, nei secoli, hanno più volte corso il rischio di essere sterminati. Nel XX secolo, sulle isole Canarie, la loro uccisione ha decimato la specie, ridotta ad una dozzina di esemplari.

Eppure, questi animali sono molto importanti nell'ecosistema agrigolo. Nutrendosi di notte, soprattutto di piccoli mammiferi come le talpe o i topi, proteggono i terreni agricoli da presenze negative per i raccolti.

Inoltre, sono stanziali e abitudinari. Per la cultura umana, potremmo definirli "monogami": non lasciano il partner, ma lo cambiano solo se muore. 

 

Il programma “Biodiversità in volo”

Il progetto sui barbagianni fa parte del più ampio programma "Biodiversità in volo", promosso sempre da Federparchi e Fondazione UNA. L'obiettivo è sensibilizzare l'opinione pubblica sull'importanza della tutela della fauna selvatica. Il progetto ha coinvolto fino ad ora otto parchi nazionali, a partire da quello del Gran Paradiso, il PNALM e il Parco della Maremma.

 

Fondazione UNA

Nasce nel 2015 dalla collaborazione tra Comitato Nazionale Caccia e Natura – CNCN, le principali associazioni venatorie e l'Universtià degli studi di Urbino "Carlo Bo". L'obiettivo è portare avanti battaglie ambientali comuni e contribuire ad una corretta cultura ecologica, faunistica e rurale in Italia. 

Dal 2020 fa parte di Unione Mondiale per la conservazione della natura – IUCN – che si impegna a trovare soluzioni per le sfide ambientali più urgennti. 

Tra i progetti realizzati da Fondazione UNA ci sono Digital Race – per far sviluppare agli studenti universitari progetti innovativi per la conservazione e la gestione della fauna selvatica – e Operazione paladini del territorio, quest'anno è alla sua quarta edizione – per mostrare l'impatto positivo dei cacciatori delle sezioni venatorie sui territori in cui operano.