Tragedia in Patagonia: cinque turisti morti durante un trekking

Gli escursionisti sono stati sorpresi da una bufera di neve mentre stavano percorrendo un sentiero nella zona delle Torri del Paine. Polemiche sui ritardi dei soccorsi e la mancanza di guide in accompagnamento

Il maltempo che si è abbattuto sulla Patagonia una decina di giorni fa ha avuto conseguenze tragiche nella zona delle Torri del Paine, dove una bufera con raffiche di vento che hanno raggiunto quasi i 200 chilometri orari ha causato la morte di cinque turisti britannici. L'incidente ha sollevato forti critiche sulla gestione del parco e dei ritardi nei soccorsi e il governo ha aperto una inchiesta per stabilire eventuali responsabilità.

Il tragico evento è avvenuto sul circuito del massiccio del Paine, un trekking di oltre 100 chilometri, che tendenzialmente viene completato in circa una settimana o poco più. Il percorso è impegnativo, con 4mila metri di dislivello totale e il transito su passaggi esposti.

Per quanto riportano diversi media, tra cui BBC ed Explorersweb, un gruppo di una quarantina di escursionisti ha iniziato il trekking insieme il 14 novembre. Alcuni erano accompagnati da una guida anche se la maggior parte di loro aveva intrapreso il circuito in autonomia. Il 16 novembre la tempesta si è abbattuta sul trekking e le condizioni sono peggiorate il giorno seguente. Mentre una decina di escursionisti si è ritirata dal passo John Gardner (1.241 metri), immerso nel whiteout, per gli altri è stato impossibile riuscire a tornare immediatamente sui propri passi. Tra questi c'erano cinque amici britannici, tra i quali il regista cinematografico e televisivo Christian Aldridge, noto principalmente per lo show One night with my ex di Channel 5 e amico di Victoria Bond, 40 anni, una delle vittime.
La donna inglese di 40 anni ha perso la vita come Cristina Calvillo Tovar, 37 anni, Julian Garcia Pimentel, 36 anni, Nadine Lichey, 45 anni e Andreas von Pein, 52 anni. Le altre quattro persone erano due coppie indipendenti di nazionalità messicana e tedesca. Tutti avevano trascorso la notte precedente al campeggio di Los Perros.


Causa la concomitanza delle elezioni presidenziali in Cile, nessun ranger era presente a Los Perros o sul passo stesso per valutare le condizioni meteo o la chiusura temporanea del percorso. Le previsioni meteo disponibili tramite internet non indicavano d'altro canto condizioni così proibitive, con pioggia leggera e venti fino a "solo" 100 chilometri orari. La realtà dei fatti però ha presentato condizioni ben peggiori, con raffiche di intensità doppia e temperature percepite fino a -20 gradi. Il tratto più esposto è lungo circa 2 chilometri e la neve ha reso impossibile al gruppo di mantenere il contatto visivo tra i vari membri. La maggior parte di loro è riuscita a rientrare al campeggio entro mezzogiorno, ma a Los Perros mancavano all'appello diversi escursionisti. I soccorsi si sono attivati solo con qualche ora di ritardo e gli elicotteri comunque non si sono potuti alzare in volo. Il giorno successivo i soccorsi hanno raggiunto il passo, trovando Cristina Tovar e Nadine Lichey ancora vive, la donna messicana ancora cosciente. Nonostante il pronto tentativo di trasporto a valle, entrambe sono morte. I soccorritori hanno anche constatato il decesso di Victoria Bond, Julian Garcia Pimentel e Andreas von Pein.


Le accuse per quello che è stato considerato un ritardo nei soccorsi e per l'imprecisione nei soccorsi non sono mancate. Il pubblico ministero Cristian Crisosto ha dichiarato in televisione che le testimonianze dei sopravvissuti saranno valutate con attenzione. Megan Winfield, una delle superstiti, ha espresso tutta la propria incredulità. "È stato terribile, al di là di ogni immaginazione, così come la mancanza di risposta da parte di chiunque nel parco...abbiamo fatto tutto da soli con le nostre risorse limitate. Per fortuna, metà del gruppo di escursionisti era composta da medici, compresi mio marito e io, ma nonostante ciò, non c'era molto che potessimo fare. La coppia messicana era composta da medici, così come Nadine. Tutte e cinque le vittime erano persone intelligenti, capaci e fisicamente abili. Nessuno di noi avrebbe tentato questa escursione se ne avesse avuto idea".
Alle accuse di negligenza rivolte al personale del parco, si sono aggiunte critiche per la mancanza di obbligatorietà nell'accompagnamento sul percorso da parte di una guida. Quest'ultimo argomento ovviamente è particolarmente controverso, in quanto apre il tema della responsabilità personale e di quanto sia decisiva nel relazionarsi alla montagna.