Tragedia nei Tatra: muore leggenda dell’alpinismo femminile polacco

Krystyna Palmowska, leggendaria alpinista polacca, è morta il 15 giugno a 76 anni in una caduta nei Tatra. Fu pioniera dell’alpinismo femminile.
Krystyna Palmowska

Lo scorso 16 giugno è stato ritrovato il corpo della leggendaria alpinista polacca Krystyna Palmowska, 76 anni, vittima di una caduta mentre scalava in solitaria nei Monti Alti dei Tatra, in Slovacchia. La donna era precipitata il 15 giugno e il suo corpo è stato localizzato grazie all’intervento del Servizio di Soccorso di Montagna slovacco, dopo intense ricerche via terra e con elicottero.

Palmowska era una figura di rilievo nell’alpinismo femminile degli anni Settanta e Ottanta, componente di quella generazione di esploratrici che, in Polonia, ha scritto pagine importanti dell'esplorazione sulle vette himalayane. 

La sua è stata una carriera costellata di imprese indimenticabili, fra le quali spiccano:

  • 1977, Cervino: seconda salita femminile della parete nord

  • 1978, Cervino: prima salita invernale realizzata da sole donne della parete nord

  • 1979, Rakaposhi (7788 m): salita di una nuova via, prima femminile

  • 30 giugno 1983, Broad Peak (8051 m): prima donna al mondo a raggiungere la vetta, in stile alpino e senza ossigeno, con Anna Czerwińska

  • 15 luglio 1985, Nanga Parbat (8126 m): prima spedizione tutta al femminile, insieme a Wanda Rutkiewicz e Anna Czerwińska

  • 1986, K2 (8611 m): tentativo sulla “Magic Line”, raggiunti 8200 metri con Anna Czerwińska 

 

Krystyna Palmowska

Ingegnere elettronico di formazione, nata a Varsavia il 11 novembre 1948, Palmowska si impose come scalatrice dotata di grande tecnica e determinazione: la sua salita del Broad Peak, compiuta in stile alpino senza ossigeno né portatori, costituisce una pietra miliare nell’alpinismo femminile e nella storia polacca. Così come molte altre sue realizzazioni. Con la sua scomparsa si chiude una delle pagine più luminose dell’alpinismo europeo del XX secolo: quella delle donne polacche che abbatterono barriere di genere e allargarono gli orizzonti della montagna in anni dove la parola “emancipazione” era ancora sogno utopico.