Pasang - In the Shadow of EverestIn ogni epoca e in ogni cultura, l'innovazione e il progresso non sono favoriti dal conformismo, ma dalla tenacia di chi rifiuta di accettare i limiti imposti. Questa forza è ancora più evidente e luminosa quando è incarnata dalle donne, costrette a misurarsi non solo con sfide personali estreme, ma anche con barriere invisibili, legate alla società in cui si trovano a crescere.
Quello che ci apprestiamo ad affrontare è un viaggio virtuale attraverso tre storie, vere e straordinari. Tre ritratti cinematografici che, seppur ambientati in contesti geografici e culturali molto diversi – dalle vette himalayane alle aree rurali dell'Iran, fino alle falesie degli Stati Uniti – condividono un filo conduttore universale: la determinazione incrollabile di tre donne a reclamare il proprio spazio nel mondo, sovvertendo le norme e ridefinendo il concetto stesso di possibilità.
Il viaggio inizia in Himalaya, con la figura di Pasang Lhamu Sherpa, protagonista del documentario “Pasang: All'ombra dell'Everest”, il cui nome è divenuto sinonimo di resistenza e trionfo. In una società in cui allee donne, specialmente quelle di etnia Sherpa, era destinato un futuro da allevatrici e casalinghe, Pasang sfidò il rigido ordine sociale. Senza istruzione formale e lottando contro un ambiente ostile, si prefisse un obiettivo audace, forse il più audace che potesse ipotizzare: diventare la prima donna nepalese a scalare l'Everest. La sua impresa, tragica e appassionante, non fu solo una vittoria sportiva, ma un terremoto culturale che diede coraggio a un'intera generazione, dimostrando come i sogni, anche i più alti e impossibili, non riconoscano vincoli di genere o di classe.
Ci spostiamo poi in Iran, nella regione occidentale, per incontrare Zari, la cui vita è raccontata nell'omonimo cortometraggio “Zari”. In un contesto rurale in cui le donne sono spesso destinate a matrimoni precoci e a ruoli rigidamente tradizionali, Zari ha scelto la sua personale forma di libertà: guida un camioncino per distribuire bombole di gas agli abitanti del villaggio. Un mestiere "da uomo" per antonomasia, che lei compie giorno dopo giorno con tenacia, trasformando un lavoro umile in un’affermazione quotidiana di indipendenza e autodeterminazione.
Infine, giungiamo alla storia dell'arrampicatrice americana Sonya Wilson, protagonista del film “Elevated”. La sua battaglia non è contro le aspettative sociali restrittive ma contro quella che è la barriera invisibile della disabilità, che può comportare un senso di esclusione. Essendo sorda, Sonya ha trasformato l'arrampicata non solo in uno sport, ma in una missione. Il suo obiettivo è duplice: dimostrare che la sordità non è un limite invalicabile in un'attività che richiede altissima concentrazione, e allo stesso tempo stimolare l'industria dell'outdoor ad abbracciare l'inclusione. Attraverso il suo attivismo, mira a colmare il divario che porta le persone sorde a sentirsi escluse dalla comunità dei climber.
Tre film che offrono uno spaccato del potere femminile nella sua forma più pura: quella di chi decide, a costo di enormi sacrifici, di vivere in modo autentico.
PASANG: IN THE SHADOW OF EVEREST
di Nancy Svendsen
La cronaca del tragico e appassionante percorso che portò Pasang Lhamu Sherpa a diventare la prima donna nepalese a scalare l’Everest, nel 1993. Come donna indigena, non istruita e buddista, in un regno indù, il sogno di Pasang di scalare la leggendaria montagna la mette contro la famiglia, gli alpinisti stranieri, il suo governo e la natura stessa. PASANG: THE SHADOW OF EVEREST celebra la sua storica impresa, che coinvolgerà un intero Paese e darà a una nuova generazione il coraggio di credere nelle proprie possibilità.
ZARI
di Arman Gholipour Dashtaki
Zari è una donna di campagna che vive nell’Iran occidentale. Quando aveva 11 anni, i suoi genitori l’hanno costretta a sposare un uomo di 25 anni - l’inizio della sua difficile vita. Lei però è diversa dalle altre donne di campagna: guida un camioncino e distribuisce bombole di gas a 16.000 abitanti del villaggio.

ELEVATED
di Palmer Morse
Comunicare con efficacia è una sfida per ogni climber, in uno sport che richiede un’intensa concentrazione, dedizione e superamento della paura. Per l’arrampicatrice sorda Sonya Wilson, la comunicazione e la comunità sono di vitale importanza. ELEVATED è un film non verbale che condivide l’esperienza di Sonya come donna sorda e sostenitrice dello sport all’aria aperta, e il suo impegno per colmare il divario tra la comunità sorda e l’industria dell’outdoor, una falesia alla volta.