Turismo estivo e orsi in Trentino: tra numeri record e coesistenza consapevole

I nuovi Fogli dell’Orso presentano dati inediti sul rapporto tra la presenza degli orsi e il turismo estivo in Trentino, sfatando miti e paure infondate. L’analisi evidenzia come gestione scientifica e comunicazione consapevole siano chiavi per la convivenza con i grandi carnivori.
Cuccioli di orso in un'immagine di archivio © Pixabay

È uscita la sesta edizione di I Nuovi Fogli dell’Orso, pubblicazione curata dal Parco Naturale Adamello Brenta e dedicata alla convivenza con i grandi carnivori: al centro del nuovo numero, dati inediti sul rapporto tra la presenza dell’orso e l’andamento del turismo estivo nelle valli trentine. Un dossier che fotografa uno scenario spesso dibattuto ma poco quantificato, con numeri e analisi che puntano a far chiarezza.

 

Orsi e turismo: tra percezioni e realtà

Il dibattito sulla presenza dell’orso bruno in Trentino occidentale è spesso collegato a episodi recenti di aggressione, ma i dati turistici non mostrano un impatto diretto sugli arrivi o sulle presenze. Gli esperti sottolineano l’importanza di una gestione della fauna selvatica che sia scientifica, trasparente e comunicata correttamente, evitando paure ingiustificate. I cartelli informativi posizionati sui sentieri non spaventano i turisti, ma promuovono una convivenza consapevole, indicando comportamenti corretti in presenza di orsi e lupi.

Come evidenziato da Mauro Fattor, studioso di turismo naturalistico, l’esperienza del visitatore con gli animali selvatici non deve limitarsi a incontri diretti: “Creare una narrazione in cui il turista percepisce l’autonomia e l’autenticità dell’orso può favorire maggiore consapevolezza, responsabilità e sostegno alle strategie di conservazione”. In altre parole, l’orso diventa uno strumento di educazione ambientale e di rafforzamento del turismo sostenibile.

 

Il caso dell’orso marsicano

A differenza del Trentino, dove la popolazione di orso è in espansione, il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise monitora la sopravvivenza dell’orso marsicano, specie isolata e geneticamente unica. Dal 2015 al 2024 sono nati 104 cuccioli, con una mortalità di 23 individui, registrando un incremento del 53% nelle nascite rispetto al decennio precedente e una riduzione del 12% della mortalità.

Le cause di morte principali sono incidenti stradali e attività antropiche, mentre avvelenamenti e aggressioni da cani sono diminuite. La gestione degli orsi confidenti, che si avvicinano alle aree antropizzate, richiede collaborazione tra cittadini, Comuni e Parco per prevenire abitudini pericolose. “La conservazione a lungo termine non può limitarsi alle aree protette: servono territori ampi e una gestione condivisa”, spiega il Direttore del Parco.

 

Esperienze internazionali e coesistenza

Modelli di coesistenza efficaci si trovano anche in Europa: in Spagna, dove gli orsi sono già integrati nei paesaggi e nelle economie locali, la popolazione mostra atteggiamenti positivi verso i grandi carnivori, mentre in Portogallo, dove l’orso è assente da generazioni, prevale un atteggiamento più diffidente. Analoghi esempi di gestione attiva si trovano in Austria e Svizzera, con radiocollari e misure di dissuasione per il lupo e l’orso, evitando abbattimenti diretti.

Uno dei fattori chiave per il successo della conservazione è la comunicazione: negli ultimi vent’anni, l’avvento dei social media ha trasformato il rapporto tra cittadini, turisti e istituzioni. In Trentino, la mancanza di dialogo costante ha contribuito a percezioni distorte e paure amplificate. La sfida oggi è costruire una comunicazione chiara, continua e partecipativa, capace di trasformare i cittadini in protagonisti della coesistenza e non in spettatori passivi.