Disse un tempo il grande genio della fisica Albert Einstein: “La vita è come andare in bicicletta. Per mantenere l’equilibrio devi muoverti.” Questa affermazione racchiude una grande verità, e cioè che l’equilibrio spesso non ha niente a che vedere con qualcosa di fermo e di immobile, anzi!
Seppur inteso in fisica come una condizione di quiete di un corpo, con questa parola si definisce in realtà uno stato dinamico creato dal compenso di varie forze, di vari agenti naturali o artificiali e, traslando il concetto ad un ambito intellettuale più ampio, di varie idee o pensieri. È un tema antichissimo quello dell’equilibrio, presente in ogni cultura e pensiero filosofico fin da tempi immemori. Per esempio, in oriente e in particolare in Cina, si pensa che ogni cosa, ogni situazione, sia divisa tra lo yin (nero) e lo yang (bianco), e sia il risultato di un delicato equilibrio, fluido e misterioso, tra queste due componenti.
Ma cosa c’entra tutto questo con la montagna?
Quando ci troviamo in un bosco o su un sentiero, osservando bene la natura che ci circonda, viene spontaneo pensare a come tutto sembri assolutamente perfetto, armonico e bilanciato. Non è insolito sentirsi quasi “estranei” e “di troppo” all’interno di un sistema apparentemente stabile e controllato, che segue regole precise. In realtà, parlare di “equilibrio naturale” può essere fuorviante. Se ci pensiamo bene in natura gli equilibri statici non esistono: non ci sono ecosistemi in cui nulla cambia perché si è raggiunto uno stato di armonia totale, bensì tutto quanto è in via di mutamento e in continuo movimento. E ciascun evento o cambiamento apportato sia piccolo (pensiamo ad una frana o ad un prato di montagna utilizzato dall’uomo come pascolo) che grande (pensiamo ai cambiamenti climatici), porta a delle conseguenze più o meno importanti e ad una evoluzione del sistema naturale considerato. Nel corso dei millenni l’essere umano ha modificato in maniera sostanziale gli ambienti naturali di tutta la Terra, tanto che si fatica oggi a trovare aree vergini e incontaminate. Infatti, anche le zone in apparenza poco modificate dall’uomo non sono isolate dal resto del pianeta, e subiscono le influenze degli ambienti vicini e lontani.
La montagna è grande sentinella in questo senso: pensiamo alla fusione dei ghiacciai e del permafrost, oppure alle variazioni coinvolgenti flora e fauna lungo le varie fasce altitudinali. Da questo punto di vista, quindi, la frequentazione corretta e responsabile delle terre alte è utile a noi e ai nostri figli anche per favorire lo sviluppo di una consapevolezza maggiore su quanto sia necessario mettersi in gioco in prima persona e diventare agenti attivi nel tentativo di proteggere quanto ancora rimane. Del resto, se è vero che l’uomo fa parte della natura, è ora che ne divenga un soggetto responsabile, non solo a parole, ma con i fatti.