Un’eresia diventata rivoluzione: 40 anni fa nasceva l’arrampicata sportiva

Dal 5 al 7 settembre 2025 Bardonecchia celebrerà i 40 anni di Sportroccia con un evento promosso dal Club Alpino Italiano e dal Comune. La prima competizione internazionale di arrampicata sportiva verrà ricordata come l’intuizione visionaria che nel 1985 diede origine a una disciplina oggi olimpica. Scopriamo la storia.

Il 7 luglio 1985, a Bardonecchia, sulle rocce della Valle Stretta andava in scena Sportroccia, la prima competizione internazionale di arrampicata sportiva. Quarant’anni dopo, quell’esperimento visionario è riconosciuto come l’atto di nascita di una disciplina che sarebbe arrivata fino ai Giochi Olimpici.

L’idea fu dell’Accademico del CAI Andrea Mellano, alpinista torinese classe 1934, già noto per le sue grandi salite sulle Alpi e per aver fondato la prima palestra indoor al Palavela di Torino. Insieme al giornalista sportivo Emanuele Cassarà, Mellano immaginò che l’arrampicata potesse trasformarsi in sport competitivo, rompendo con la tradizione che vedeva la scalata solo come avventura individuale e alpinistica.

Quella visione era tutt’altro che scontata: il CAI e gran parte del mondo alpinistico del tempo contestarono aspramente l’idea, accusandola di snaturare la montagna. Ma Mellano e Cassarà non si lasciarono scoraggiare: con il supporto del Club Alpino Accademico Italiano, e di alcuni sponsor privati, misero in piedi la prima edizione di Sportroccia. Come ricordava in un’intervista lo stesso Mellano: “Iniziammo subito la ricerca di risorse economiche interessando vari Enti e ditte nonché la ricerca di patrocini. Fu un lavoro durissimo, trovammo molte adesioni ma anche molti rifiuti. Il Comune di Bardonecchia mise a disposizione le sue strutture. Diedero il loro autorevole sostegno la Provincia di Torino, la Regione Piemonte il Comune di Torino, il Museo della Montagna (non come CAI), il Club Alpino Accademico Italiano e le principali ditte di articoli per l’alpinismo e l’arrampicata”.

Ma ad opporsi all’iniziativa non era solo il Club Alpino di allora. Anche tra gli alpinisti e gli arrampicatori erano in molti a guardare con dissenso all’idea di trattare l’arrampicata come uno sport. “Sulle riviste specializzate e nei vari convegni si produssero documenti e manifesti, in opposizione dell’iniziativa, firmati anche da alpinisti prestigiosi quali i francesi Edlinger, Catherine Destivelle (che poi parteciparono, e vinsero) e molti italiani (che è meglio non ricordare per la loro successiva rapida inversione di posizione)”

 

La prima gara della storia

Il 6 e 7 luglio 1985 oltre 50 arrampicatori provenienti da diversi Paesi si sfidarono sulla Parete dei Militi, che per l’occasione venne attrezzata con bande colorate a delimitare i passaggi. La giuria era d’eccezione: Riccardo Cassin, Oscar Soravito, Heinz Mariacher e Maurizio “Manolo” Zanolla. Fu un sussesso, anche se fino all’ultimo gli organizzatori temevano il flop. Ricordava Mellano: “Alla vigilia della gara il numero delle adesioni era ancora sotto le nostre previsioni (30-40 partecipanti) ma alla sera si presentarono oltre 50 concorrenti di cui 7 ragazze, tra cui l’italiana Luisa Iovane e, a sorpresa la francese Catherine Destivelle.

E non solo loro, tra i nomi spiccavano altri nomi che sarebbero entrati nella leggenda: Patrick Edlinger, Lynn Hill, Wolfgang Güllich, oltre a giovani italiani come Marco Bernardi e Roberto Bassi. “Una delle sorprese più interessanti fu la presenza delle ragazze tra i concorrenti: bravissime e determinate protagoniste anch’esse, non solo più da comprimarie, della nuova arrampicata che stava nascendo”. Fu un evento pionieristico. Anche il pubblico accorse numeroso, riempiendo la valle e trasformando Bardonecchia in un’arena naturale. Vinsero Stephan Glowacz tra gli uomini e Catherine Destivelle tra le donne: due futuri miti che, con il loro stile elegante e visionario, incarnarono lo spirito nascente dell’arrampicata sportiva.

 

“SportRoccia40”: la storia dell’arrampicata sportiva a Bardonecchia

 

Dalle rocce alle pareti artificiali

Se Bardonecchia 1985 fu la scintilla, già l’anno successivo Sportroccia si sdoppiò tra Arco e Bardonecchia. Nel 1987 nacque il Rock Master di Arco, mentre nel 1989 la competizione entrò nel calendario della prima Coppa del Mondo di arrampicata. Progressivamente le gare abbandonarono la roccia naturale per spostarsi su pareti artificiali, più sicure e regolabili, aprendo la strada al circuito moderno.

Quella che allora sembrava una follia oggi è realtà: l’arrampicata sportiva è praticata in tutto il mondo da milioni di persone, e dal 2021 è disciplina olimpica. Se oggi gli atleti gareggiano sotto i riflettori internazionali, è anche grazie a Mellano e Cassarà, che quarant’anni fa osarono immaginare ciò che nessuno aveva mai pensato.

Lo stesso Mellano, poco prima della sua scomparsa, ricordava: “All’inizio ci accusavano di eresia. Ma non volevamo sostituire l’alpinismo: volevamo solo dare un futuro nuovo all’arrampicata. E i fatti ci hanno dato ragione”.

Sportroccia è un evento nato tra scetticismo e sperimentazione, ma capace di segnare l’inizio di una rivoluzione sportiva e culturale. Oggi, ricordando quella valle gremita di pubblico, i protagonisti di allora sanno di aver partecipato a qualcosa che andava oltre la semplice gara: la nascita di una nuova disciplina, un linguaggio universale fatto di movimento, libertà e sfida con se stessi.

“La nostra “folle” idea aveva raggiunto il suo scopo. Indietro non si sarebbe più potuti tornare.” - Andrea Mellano