Un dizionario italiano-dialetto per i bambini di Capracotta. Il Sindaco: "Un modo per custodire e tramandare la memoria"

I bambini di Capracotta, il comune più alto del Molise, hanno ricevuto in dono un dizionario dall'italiano al capracottese, contenente oltre 2.400 termini. Un gesto che testimonia la volontà di mantenere viva la memoria storica e le tradizioni locali. Ne abbiamo parlato con il sindaco Candido Paglione.

A Capracotta (IS), il comune più alto del Molise, si è celebrato di recente un evento piccolo ma significativo: la consegna ai bambini della scuola locale di un Dizionario dall'italiano al capracottese, il dialetto caratteristico del paese. L’opera, contenente oltre 2.400 termini, è stata realizzata e pubblicata su iniziativa di Felice Dell’Armi, medico di origini capracottesi, con il supporto della figlia Clara. 

Non si tratta solo di un libro, ma di un piccolo, grande gesto che testimonia la volontà di mantenere viva la memoria storica e le tradizioni locali, trasmettendo alle nuove generazioni le radici culturali del paese attraverso le parole dei nonni. Per comprendere la genesi dell’idea, il senso profondo di questa operazione culturale e l'emozione suscitata nei bambini dalla consegna del dizionario, abbiamo contattato il sindaco di Capracotta, Candido Paglione. 

 

Come nasce l’idea di realizzare un Dizionario italiano – capracottese? 

L’autore del dizionario è Felice Dell’Armi, un medico in pensione, nato a Capracotta, e nella sua realizzazione è stato supportato dalla figlia Clara Dell’Armi. Felice e Clara vivono ad Avellino, in Irpinia, ormai da molti anni ma lui ha conservato, la sua “capracottesità”, passatemi il termine (ride). È una idea essenzialmente sua ma coltivata all’interno dell’Associazione Amici di Capracotta, di cui è membro. Una associazione molto impegnata nella promozione della cultura, storia, tradizioni del paese. Qualche anno aveva realizzato una prima edizione del dizionario, che è stata poi ampliata, fino ad arrivare a tradurre, dall’italiano al capracottese, addirittura 2.400 termini.

 

Queste 2.400 parole sono state selezionate secondo qualche criterio specifico? Rispecchiano particolari categorie?

No, molto semplicemente derivano da una analisi in ordine alfabetico del dizionario italiano. Felice è partito dalla A, cercando parola per parola le possibili traduzioni dialettali. Per farvi qualche esempio - sto sfogliando in diretta il dizionario alla A - abbiamo in sequenza abbaiare, abbandonare abbassare, abbassarsi, abbasso, abbastanza, e così via. Ricordo che, dopo essersi un po’ divertito nell’avviare le sue traduzioni, è venuto a parlarmi dell’idea di realizzare il dizionario, insieme al Presidente dell’Associazione, Francesco Di Rienzo. E io ne sono rimasto favorevolmente colpito. Anche l’iniziativa di donarlo ai bambini della Scuola di Capracotta è di Felice. Vorrei sottolineare tra l’altro che le copie siano state pubblicate a sue spese. Io mi sono occupato di coinvolgere la Preside del nostro piccolo plesso scolastico, che oggi conta una trentina di bambini in totale. 

 

Un numero davvero esiguo!

La denatalità è la guerra del nostro tempo, non riesco a farmene una ragione, ve lo dico sinceramente. È una situazione complicata. In Italia ci sono montagne e montagne. C’è una montagna che ancora resiste, ma la situazione tra Alpi e Appennini è differente. Parafrasando Mauro Corona, c’è una montagna dove nevica firmato e una montagna dove non nevica firmato. Capracotta non è Cortina d’Ampezzo. E dico Capracotta ma potrei menzionare qualunque altro centro dell’Appennino. C'è una montagna che resiste ma fa fatica. E il problema fondamentale è che servono politiche serie, strutturali, incontrovertibili, che mettano le persone in condizione di vivere tutto l’anno in un comune di montagna. E non bastano le agevolazioni fiscali, ammetto che fino a poco tempo fa io stesso le ritenevo sufficienti. La gente chiede servizi, primi fra tutti quelli sanitari. Perdonate la divagazione e torniamo a parlare del nostro dialetto. 

Vi dicevo che ho accolto molto favorevolmente l’idea di realizzare e distribuire ai bambini il dizionario, perché il dialetto si usa sempre di meno ma, utilizzato nei modi e contesti giusti, può continuare a rappresentare un elemento distintivo del nostro paese. Questa attività di recupero dei termini del passato e anche l’aver trovato il modo di fissarli nel tempo, mettendoli per iscritto, è secondo me un modo per custodire la memoria di una intera comunità e riuscire a tramandarla.

 

I bambini di Capracotta conoscono e/o parlano il dialetto? E come hanno accolto questo dono? 

Dipende dalle famiglie, in alcuni casi si sceglie di parlare l’italiano, senza perdere il dialetto. L’effetto sui bambini mi aspetto di vederlo nel prossimo futuro. Mi immagino che, tornati a casa, si metteranno a consultare il dizionario, e magari sorgeranno curiosità. Ci sono termini dialettali molto vicini all’italiano, come giovedì, che si dice “giuvdi”, alcuni davvero distanti ed esclusivi di Capracotta.

 

A tal proposito, sarebbe scorretto assimilare il capracottese al molisano, e affermare di trovarsi di fronte a un dizionario italiano-molisano?

Sarebbe assolutamente scorretto. Per darvi una idea della complessità dei dialetti molisani, io ho un figlio che vive in Friuli e lì il dialetto è una lingua, dalla Carnia a Gorizia si parla friulano. Da noi ci sono 1000 dialetti diversi! Per farvi un esempio, il dialetto di Capracotta è completamente diverso da quello di Agnone (14 km di distanza, ndr). Ogni comunità ha le sue caratteristiche, e proprio da questa peculiarità deriva il valore del dizionario. 

 

Per i bambini sono previsti dei “corsi di dialetto” a scuola o la consultazione del dizionario è totalmente libera?

Al momento non sono previste attività ma dipenderà dagli insegnanti. Non escludo che possano decidere di dedicare del tempo a promuovere la continuità nell’uso del dialetto.