Un radar per rilevare la presenza di acqua nel ghiacciaio della Marmolada

A più di un anno dal crollo del ghiacciaio della Marmolada, è in fase di test un’apparecchiatura radar in grado di penetrare il ghiaccio e fotografare i fenomeni che si verificano sotto la calotta di ghiaccio.


 

Il crollo del ghiacciao della Mamolada © CNSAS


A più di un anno dal crollo del ghiacciaio della Marmolada, è in fase di test un’apparecchiatura radar in grado di penetrare il ghiaccio e fotografare i fenomeni che si verificano sotto la calotta di ghiaccio. Lo strumento potrebbe quindi rivelarsi utile per il monitoraggio del ghiacciaio e per verificare la presenza di acqua, uno dei problemi che potrebbero aver causato il crollo del seracco di Punta Rocca dell'anno scorso. Alla sessione di test hanno partecipato il Servizio Prevenzione Rischi e Cue - Protezione civile provinciale – e i ricercatori dell’Università di Trento, 

 

Il Giornale della Protezione Civile ha intervistato il professor Lorenzo Bruzzone del Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell'Informazione – responsabile del Remote Sensing Laboratory. «Lo scopo di questa fase è capire se un radar di questo tipo può aiutare a fare misure che siano utili per i glaciologi. Per il momento è andato bene, abbiamo acquisito dati e adesso dobbiamo elaborarli per capire che tipo di informazioni si riescono a ricavare», spiega Bruzzone. «Visto che noi con sistemi molto più sofisticati stiamo lavorando in diverse missioni spaziali, stiamo cercando di capire se uno strumento di questo tipo è in grado di verificare la presenza di acqua anche all'interno del ghiacciaio. Quello che abbiamo sviluppato per il progetto Rime (Radar for Icy Moon Exploration), il radar spaziale partito ad aprile di quest'anno, ideato e studiato da un team di scienziati internazionali che è in viaggio con la sonda Juice (JUpiter ICy moon Explorer), è uno strumento estremamente sofisticato. Però il concetto su cui si basano i due sistemi è simile, hanno lo stesso principio di funzionamento», continua Bruzzone.

 

Il radar, nel dettaglio 

 

Si tratta di un radar a bassa frequenza che trasmette onde radio verso la superficie del ghiacciaio, queste onde si propagano e quando incontrano la roccia, l'acqua o stratificazioni, si riflettono su di esse. Allo stesso tempo, il dispositivo permette di misurare gli echi e di utilizzare questi dati per ricostruire il profilo verticale del ghiacciaio.Il dispositivo può essere definito Ground penetrating radar, ovvero capace di penetrare nella sottosuperficie.Il concetto su cui si basa è simile ad altre tecnologie utilizzate per individuare la presenza di acqua nello spazio. 

 

I dati rilevati 


L’estrazione e la gestione dei dati rilevati è possibile grazie all'utilizzo di modelli di intelligenza artificiale per cercare di capire la struttura del ghiaccio e la presenza di acqua, elemento che aumenta la pericolosità perché se c'è l'acqua sotto il ghiaccio questo crea instabilità. Nel momento in cui dallo studio dovesse risultare che le misure sono utili allora starà a chi gestisce il monitoraggio se e quando utilizzarla. Lo studio andrà avanti alcuni mesi, perché dovremo fare altre misurazioni.