"UNUM TANTUM EDO", storia antica e riscoperta del corbezzolo

Nella Giornata Nazionale dell'Albero celebriamo una delle specie meno ingombranti del nostro patrimonio forestale: il corbezzolo, elemento della macchia mediterranea dal grande valore ecologico e culturale.

La Giornata Nazionale dell'Albero è spesso sfruttata come occasione per celebrare i giganti delle nostre foreste, gli alberi più grandi e più antichi. Oggi vogliamo andare controcorrente, rendendo protagonista una delle specie meno ingombranti del nostro patrimonio forestale. Il corbezzolo (Arbutus unedo), simbolo della macchia mediterranea, non è un gigante in altezza, ma lo è per il suo valore ecologico e culturale. Un tesoro che, dopo un periodo di oblio, torna al centro dell'attenzione, dal bosco alla tavola.

 

Il corbezzolo, l’albero "tricolore"

Il corbezzolo è un arbusto o piccolo albero sempreverde appartenente alla famiglia delle Ericaceae, all’interno della quale ritroviamo specie note, quali erica e mirtillo. Presenta un tronco spesso contorto e ramificato sin dalla base, con una corteccia che si sfalda in placche rossastre o bruno-rossastre, di grande effetto ornamentale. Le foglie sono coriacee, lanceolate e di un verde intenso e lucido sulla pagina superiore. I fiori, piccoli e bianchi, mostrano una tipica forma a campanula e appaiono in autunno, riuniti in grappoli terminali penduli. 

La fioritura, che procede tra autunno e inverno, coincide in parte con il periodo di maturazione dei frutti dell'anno precedente, che si estende tra tarda estate e autunno. Proprio in virtù dei colori che la pianta mostra in questo periodo di “sovrapposizione” tra fioritura e fruttificazione – il verde intenso delle foglie, il bianco dei fiori campanulati e il rosso dei suoi frutti carnosi, simili a bacche sferiche con una superficie granulosa – il corbezzolo è spesso definito come un albero tricolore, con evidente richiamo alla bandiera italiana.

Il suo areale naturale si estende lungo tutto il bacino del Mediterraneo, dalla penisola iberica fino al Vicino Oriente. In Italia, è un elemento imprescindibile della macchia mediterranea ed è presente in modo diffuso e spontaneo lungo le coste e le colline di quasi tutte le regioni meridionali, centrali e insulari. La sua presenza si spinge, seppur con minore intensità, anche in alcune aree lacustri settentrionali, dimostrando una notevole adattabilità.

 

Da frutto di Plinio a ingrediente gourmet

La storia del corbezzolo è antica quanto l'insediamento umano nel bacino mediterraneo. Era ben conosciuto nell'antichità per i suoi frutti e le sue proprietà, tanto da meritarsi una menzione autorevole. A Plinio il Vecchio si attribuisce una espressione, che compare nel trattato Naturalis Historia, legata al corbezzolo: “Unum Tantum Edo" ("Ne mangio uno solo"), un chiaro suggerimento alla moderazione nel suo consumo. Questo avvertimento nasceva non solo dal sapore, particolarmente acidulo, ma anche dalle possibili proprietà leggermente narcotizzanti o lassative che i frutti sviluppano se consumati in grandi quantità in stato di sovra-maturazione.

Il corbezzolo non ha mai rappresentato un frutto immancabile sulle tavole, non è mai stato oggetto di colture intensive, ma costituiva un prezioso elemento integrativo della dieta nelle aree rurali e boschive. Le sue foglie e la corteccia, ricche di tannini, erano utilizzate nella medicina popolare come astringenti e antisettici. I frutti erano la base per la preparazione casalinga di liquori e marmellate. 

Tuttavia, con l'avanzare dell'agricoltura moderna e l'introduzione di cultivar esotiche o industriali, più dolci e conservabili, è stato relegato a un ruolo marginale, confinato nel suo habitat spontaneo e considerato un frutto "minore" o "dimenticato".

Oggi, sulla spinta della ricerca scientifica e dell'esigenza di valorizzare la biodiversità autoctona, il corbezzolo sta vivendo una notevole rinascita che si manifesta su diversi fronti.

In ambito alimentare, il miele di corbezzolo è uno dei mieli più rari e costosi d'Italia, celebrato per il suo gusto unico, amaro e persistente. Questa specificità lo ha portato a inserirsi tra gli ingredienti della cucina gourmet. Il frutto intero, invece, viene riscoperto per le sue proprietà: le sue bacche, ricche di antiossidanti (polifenoli) e vitamina C, trovano impiego nella produzione di confetture e integratori.

Parallelamente all'uso alimentare, la pianta è fondamentale nei progetti di restauro ecologico e riforestazione. Essendo una specie pioniera e rustica, è estremamente resistente alla siccità, al fuoco (ricaccia facilmente) e a molte malattie che affliggono le specie alloctone. Per questo motivo, il corbezzolo diventa protagonista di approcci moderni alla riforestazione, come il metodo Miyawaki, sviluppato dal botanico giapponese Akira Miyawaki per promuovere la rapida crescita di una foresta naturale, partendo dalla piantumazione ad alta densità di specie autoctone

Il corbezzolo, dunque, è passato dall'essere un frutto "da assaggiare con moderazione" all'essere un'eccellenza alimentare e un importante “mattone” per la costruzione dei paesaggi verdi del futuro.