Valle Imperina, un patrimonio che rinasce grazie al Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi

Quasi un milione di euro dal Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi per la manutenzione del sito minerario e il recupero dei muretti a secco
Muri a secco della Valle Imperina

Prosegue l’impegno del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi per la valorizzazione del sito di archeologia mineraria di Valle Imperina, nel territorio di Rivamonte Agordino. Un luogo carico di storia e memoria industriale, oggi al centro di importanti progetti di restauro e manutenzione.

Negli anni il Parco, in sinergia con l’amministrazione comunale di Rivamonte e l’Unione Montana Agordina, ha recuperato antichi forni fusori, la vecchia centralina idroelettrica e diversi edifici minerari, uno dei quali ospita oggi un ostello e un ristorante. È stata anche resa accessibile una parte delle storiche gallerie, contribuendo a rendere il sito un polo di attrazione culturale e turistica.

In questi giorni è stato stanziato un nuovo contributo di 30.000 euro per la manutenzione delle staccionate presenti nell’area, un intervento che sarà curato dal Comune e dall’Unione Montana. Ma la novità più significativa riguarda il recupero della vasta rete di murature a secco che costella il paesaggio di Valle Imperina: grazie a fondi del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, il Parco finanzierà un progetto da 940.000 euro, affidato alla gestione comunale.

“Questo nuovo intervento – ha spiegato il Commissario del Parco Ennio Vigne – rientra in un progetto nazionale di restauro delle antiche murature a secco presenti nei Parchi Nazionali italiani. Abbiamo scelto Valle Imperina perché crediamo nel valore storico e culturale di questo sito, che oggi si sta affermando come attrattore turistico di primo piano”.

Un ruolo importante è stato giocato anche dalla società privata che gestisce il sito e che contribuisce, giorno dopo giorno, a riportarlo alla vita.

Il recupero dei muretti a secco, patrimonio culturale immateriale riconosciuto dall’UNESCO dal 2018, si intreccia così con la tutela del patrimonio naturale delle Dolomiti Bellunesi, anch’esse iscritte nella lista del Patrimonio Mondiale.

“Il valore simbolico di questo intervento – conclude Vigne – è profondo: riportare in vita un patrimonio culturale in un contesto ambientale di tale rilevanza rafforza il legame tra uomo e paesaggio, tra storia e natura”.