Via Re Laurino e i suoi "fratelli": nuovi itinerari sulla cresta del Masaré

Gaetano Rasom ha aperto a settembre l'ultima via di un progetto volto a valorizzare il patrimonio di roccia tra la Punta Masaré e la Roda di Vael. La Re Laurino ha uno sviluppo di 180 metri, con difficoltà fino al 6b+

A settembre di quest'anno Gaetano Rasom ha aperto sulla sesta torre del Masaré la via Re Laurino, un itinerario sui 180 metri di sviluppo, 8 lunghezze, con difficoltà che arrivano al 6b+ (6a obbligato). Si tratta dell'ultima via completamente nuova che l'alpinista e guida alpina fassano ha attrezzato sulla cresta del Masaré, meno di mezz'ora a nord del rifugio Roda di Vael, in Dolomiti. Negli ultimi due anni Gaetano ne ha aperte cinque, oltre ad avere ri-attrezzato diversi itinerari, anche storici, dalla Punta Masaré fino alla Roda del Diavolo. «Questo lavoro fa parte di un progetto denominato Super Vael Climbing Arena, che vuole valorizzare il patrimonio di roccia dell'area. La qualità di questo calcare/dolomia è spettacolare – spiega Rasom-, abbiamo voluto attrezzare in un'ottica di fruizione per un buon bacino di utenza, per cui soste e protezioni sono a spit, con una chiodatura piuttosto ravvicinata».
 

Le vie moderne e tradizionali sulla Cresta del Masaré © Gaetano Rasom

Il lavoro è partito dalla constatazione di un dato di fatto: sempre meno gente va a percorrere itinerari alpinistici, con l'eccezione di alcune classiche famosissime e inflazionate. Riattrezzare vie “minori” in chiave moderna e proporre nuovi itinerari “sicuri” permette - anche a chi ha poca esperienza- di avvicinarsi a un ambiente diverso limitando i rischi. «Molte vie oggi sono sostanzialmente abbandonate. Prendiamo per esempio la Voia da le Stries, un itinerario di Antonio Bernard, accademico del Cai di Parma. Risale a una ventina di anni fa, ma nessuno l'andava a ripetere. Chi non ha esperienza è intimidito dall'ingaggio, dall'ambiente, e magari parliamo di gente che in palestra scala su gradi ben superiori al V+ che trovi su una via come questa. Non stiamo parlando di una classica che fa curriculum, si tratta semplicemente di una via bella ma abbandonata a sé stessa, che così invece ha trovato nuova vita. Ovviamente i lavori sono stati svolti previo consenso di chi l'ha aperta. Lo stesso si può dire per la via Dalla Chiesa di Giancarlo Rossin, un altro accademico, di Bolzano. Anche in quel caso l'abbiamo richiodata tutta, abbiamo pulito, abbiamo rifatto le soste».
È giusto che la montagna “vada incontro” agli scalatori? Il dibattito è aperto. «Una volta si imparava ad arrampicare diversamente, direttamente in ambiente – spiega Rasom-. Oggi molti climber crescono nelle palestre e quando abbandonano l'indoor o la falesia sono molto distanti dal riuscire ad affrontare su una via alpinistica su quei gradi di cui altrimenti hanno padronanza. Come membro del Soccorso alpino ne ho recuperati troppi negli anni e sulle mie vie voglio che la gente si possa divertire “senza pensieri”. Per andare alla ricerca dell'avventura e non semplicemente allo sbaraglio ci vuole competenza, per come la vedo non ha senso andare a rischiare su vie semisconosciute». 
D'altronde le classiche non scompariranno, e queste vie sulla cresta del Masaré offrono semplicemente qualcosa di diverso e in più senza nulla togliere alle alternative. La Re Laurino incarna perfettamente il concetto cercato da Rasom, pur non essendo una via plaisir nel senso stretto del termine. «Il grado di 6b, 6b+ c'è tutto, ma la qualità della roccia è ottima e la gamma dei movimenti che devi mettere in campo non si limita all'arrampicata da falesia. È una via di montagna, ma senza i pensieri di certi ingaggi. La discesa è per ferrata e sentiero o in doppia sulla via, le soste sono attrezzate con un doppio spit, collegati da un cordino».