Xenon e acclimatazione: la scienza dice NO alle scorciatoie in alta quota

Una dichiarazione elaborata dalla Commissione Medica dell'UIAA con il supporto di esperti internazionali, conferma che, sulla base dei dati scientifici attualmente disponibili, l'uso dello Xenon in alta quota sia altamente sconsigliato.

All’inizio del 2025, nel mondo dell’alpinismo commerciale ha fatto capolino una proposta alquanto discutibile: l’uso del gas Xenon come ausilio nella fase di acclimatazione, allo scopo di ridurre drasticamente i tempi richiesti per un adattamento del corpo all’altitudine. L’idea, avanzata da Lukas Furtenbach, guida alpina e leader di Furtenbach Adventures, ha acceso un dibattito attorno a questo gas nobile e al suo potenziale utilizzo in ambito alpinistico. 

 

Lo Xenon, un gas nobile nella lista delle sostanze dopanti

A rendere lo Xenon interessante per l’alpinismo, soprattutto nell’ambito delle spedizioni ad altissima quota, è la sua capacità di promuovere il rilascio di eritropoietina (EPO), ormone in grado di regolare l'eritropoiesi, ovvero il processo di produzione dei globuli rossi nel midollo osseo. In sintesi a favorire un rapido aumento del numero di globuli rossi circolanti, con conseguente incremento della disponibilità di ossigeno per i tessuti. Sulla base di questa proprietà, nel 2014, la WADA (Agenzia Mondiale anti-doping) ha provveduto a inserire lo Xenon nella lista delle sostanze proibite per le attività agonistiche. In termini legali, dunque, non ci sarebbero divieti espliciti di utilizzo in campo alpinistico. 

Sul tema è intervenuta prontamente a inizio anno l’UIAA (Unione Internazionale delle Associazioni Alpinistiche), evidenziando la mancanza di dati sufficienti a garantire sia l’efficacia di un utilizzo dello Xenon per ridurre i tempi di acclimatazione, sia la sicurezza di tale utilizzo e lanciando alla comunità alpinistica il suggerimento di diffidare da simili “scorciatoie” innovative, non adeguatamente testate. Meglio è continuare a seguire i metodi ben consolidati per acclimatarsi alle alte quote, che consentono un adattamento naturale del corpo all’ambiente montano. 

Nonostante i consigli diffusi dall’UIAA, la Furtenbach Adventures ha proseguito per la sua strada, portando a termine una spedizione sull’Everest nel mese di maggio, che ha visto un gruppo di veterani arrivare a quota 8.849 m in soli 6 giorni dalla partenza dal Regno Unito. Il tutto grazie a una serie di aiuti: elicottero, bombole di ossigeno e un allenamento preventivo condotto in camera ipobarica con inalazioni di Xenon.

 

Xenon in alta quota: cosa dice la scienza

Per rimarcare quanto dichiarato a inizio anno, la Commissione Medica dell'UIAA, con il supporto di esperti internazionali, ha pubblicato di recente sulla rivista scientifica “High Altitude Medicine & Biology”, una dichiarazione che riassume lo stato attuale delle ricerche scientifiche sul tema e analizza le possibili direzioni da seguire per indagini future.

Sulla base dei dati disponibili, risulta chiaro che l’uso dello Xenon, senza adeguato controllo medico, possa comportare serie conseguenze sull'organismo umano. Si tratta infatti di un gas dalle proprietà sedative che, in caso di utilizzo senza stretto controllo medico, possono concorrere allo sviluppo di effetti collaterali notevoli. 

“È importante sottolineare – si legge nella dichiarazione - che, sebbene gli studi disponibili non supportino l'efficacia dell'inalazione di xeno per la pre-acclimatazione ad alta quota, altri studi hanno evidenziato aumenti della pressione sanguigna e compromissione neurologica durante l'inalazione di questo gas, oltre ai rischi di depressione respiratoria e ipossiemia Tali effetti potrebbero avere gravi conseguenze nell'ambiente incontrollato di una spedizione ad alta quota."

Sul fronte dei potenziali benefici, quali l’aumento degli eritrociti in risposta all’aumento dell’EPO, i ricercatori evidenziano che tale effetto, che risulta essere transitorio, non sia supportato da un numero significativo di studi scientifici. 

Non sussistono dunque basi scientifiche sufficienti a ritenere lo Xenon un potenziale candidato per accelerare con successo il processo di acclimatazione. Anche perché, come dichiarato da Hannes Gatterer, fisiologo di Eurac Research, tra gli autori della pubblicazione, “l’adattamento fisiologico alle alte quote è un processo complesso che interessa altri sistemi di organi oltre al sangue, tra cui polmoni, cervello, cuore e reni. Accelerare artificialmente l’adattamento di un singolo sistema non è quindi opportuno."

In conclusione, la Commissione Medica dell'UIAA invita nuovamente “individui e gruppi a considerare il potenziale impatto delle loro scelte sulla sicurezza degli altri durante le attività ad alta quota”, sconsigliando l'uso dell'inalazione di Xenon in preparazione o durante spedizioni ad alta quota.