Stefano Ragazzo, foto di repertorioDopo settimane di impegno su una delle pareti più imponenti del Karakorum, la spedizione alpinistica supportata dal Club Alpino Italiano e composta da Stefano Ragazzo, Christopher Wright e Michael Hutchins ha deciso di chiudere anticipatamente il tentativo di apertura di una nuova via sulla parete nord del Yukshin Gardan Sar (7530 m), in Pakistan.
Il gruppo aveva raggiunto il campo base e iniziato l’acclimatamento nelle scorse settimane, preparandosi ad affrontare un nuovo itinerario lungo gli oltre 3600 metri di dislivello della parete, in un ambiente estremamente complesso e isolato. Ma l’equilibrio della spedizione si è spezzato durante una delle salite di acclimatamento, quando, a circa 6100 metri di quota, Christopher Wright ha subito un infortunio al piede.
L’incidente, seppur non grave, ha reso impossibile per Wright proseguire e ha richiesto un difficile intervento di soccorso in autonomia. Stefano Ragazzo ha attrezzato 500 metri di calate in doppia su abalakov per permettere la discesa fino al Campo 1, a 5500 metri, dove dopo circa 24 ore è stato possibile l’intervento di un elicottero dell’esercito pakistano per l’evacuazione verso Skardu.
A quel punto, Ragazzo e Hutchins hanno proseguito la discesa verso il campo base affrontando condizioni rese ancora più difficili dal peggioramento improvviso della meteo. Durante la notte la notte ha nevicato, cancellando le tracce della salita e obbligando i due alpinisti a procedere lentamente tra crepacci e seraccate, fino al rientro al campo base sotto una pioggia battente. “Siamo arrivati al campo base sotto una pioggia fitta, navigando tra il fango e i detriti della morena” spiega Stefano. “Stiamo tutti bene, ma è stato davvero impegnativo”.
La chiusura della spedizione
Superata la fase più critica, il gruppo ha cercato di valutare la possibilità di proseguire, ma l’infortunio, la stanchezza accumulata e lo stress hanno portato alla decisione condivisa di smontare il campo e chiudere la spedizione.
“Ho provato a rimettere insieme i pezzi, ma gli altri due erano troppo provati” ci scrive Stefano Ragazzo. “Così abbiamo deciso di smontare tutto. Ora ci prepariamo a partire per Skardu, una volta lì valuteremo il da farsi”.