L’ONU nel 2015 ha stabilito 17 obiettivi per uno sviluppo sostenibile, da raggiungere entro il 2030 (Agenda 2030). L'obiettivo 5 prevede il raggiungimento della parità di genere e a tal fine prevede l’eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti delle donne e delle ragazze, per favorire la loro emancipazione, stimolandone forza, autostima e consapevolezza.
Il CAI nel 2017 ha aderito ad ASviS, Alleanza italiana per lo Sviluppo Sostenibile, una rete nata per stimolare la cultura della sostenibilità e il raggiungimento degli obiettivi ONU.
Secondo il documento di posizionamento ASviS dedicato a questo obiettivo è necessario un cambiamento culturale per il superamento degli stereotipi, a partire dal linguaggio, e bisogna agire con interventi normativi che impongano, in tempi adeguati ma rapidi, l’integrazione di donne capaci e meritevoli ai vertici.
La Commissione Politiche Sociali e Parità di Genere è stata istituita con l’intento di monitorare la realtà associativa, al fine di conoscere la percezione della tematica fra i soci, diffondere i valori della Agenda 2030, suggerendo strumenti volti a rimuovere eventuali ostacoli che impediscono il raggiungimento della eguaglianza sostanziale.
Questo perché a fronte di una presenza di socie pari a circa il 40%, una minima percentuale di queste ricopre ruoli dirigenziali ed una percentuale ancora più bassa è presente fra i titolati di ogni disciplina.
Sono state quindi elaborate proposte di modifica sia nel linguaggio che nel contenuto di Statuto e Regolamento Generale CAI e, da ultimo, è stato elaborato un questionario per monitorare il tema della parità di genere all’interno del Sodalizio. Il questionario è stato inviato a marzo 2024 tramite la piattaforma di tesseramento ai soci attivi: dirigenti e delegati, titolati e qualificati; di facile compilazione e anonimo, è stato messo a punto anche grazie alla collaborazione di soci e socie docenti e ricercatori dell’Università di Bologna
e ha raggiunto coloro i quali avevano acconsentito di ricevere queste comunicazioni nelle preferenze di privacy del proprio profilo MyCAI.
Al questionario hanno risposto 2.200 soci e socie, 24% donne e 76% uomini, con una buona distribuzione territoriale che rispecchia la realtà associativa. La maggioranza dei soci pensa che la normativa CAI non sia discriminatoria, mentre il 43% delle donne e il 24% degli uomini ritengono che le consuetudini lo siano. Infatti alla domanda “Ti sei mai sentita/o discriminata/o per il tuo genere?” la quasi totalità degli uomini ha risposto di no mentre il 35% delle donne ha risposto di sì.
La domanda successiva chiedeva ai soci se il genere di appartenenza avesse influenzato le proprie scelte o opportunità nell'ambito della vita associativa CAI: il 25% delle donne pensa di sì, adducendo come motivazioni prevalenti una minore possibilità di fare sentire la propria voce, le difficoltà durante periodi particolari come la maternità e la difficoltà nell’inserirsi in un ambiente, ad esempio nei corsi da titolati, composto prevalentemente da uomini. A questa domanda anche l’8% degli uomini ha risposto che il proprio genere ha influenzato le loro scelte ma positivamente, incrementando le proprie opportunità nel CAI.
Il corpo sociale del CAI infatti è composto in buona parte da soci uomini di 50-60 anni, i quali ricoprono posizioni di gestione e direzione, a partire dal vertice, dove la situazione appare piuttosto evidente, fino alla base associativa.
In generale la maggior parte dei soci pensa che il CAI possa in qualche modo contribuire al raggiungimento dell’obiettivo della parità di genere: sono i dirigenti che potrebbero cambiare queste abitudini ed atteggiamenti. Le donne non sono in genere favorevoli alla previsione di “quote rosa”, ma vorrebbero poter partecipare per esprimere anche nell’ambito del Sodalizio le loro peculiari capacità e competenze. Desiderano portare nuove energie ed idee, una diversa sensibilità rispetto alla risoluzione delle problematiche, un diverso approccio ad una realtà che sta cambiando per adeguarsi all’esterno e per diventare il più possibile inclusiva.
I suggerimenti emersi da questo questionario mettono in luce il bisogno di cambiamento sulla tematica della parità di genere a partire dal linguaggio, dalle prassi comuni nelle attività e dalle diverse opportunità di crescita e formazione per rendere il sodalizio il luogo in cui tutti possano sentirsi parte fondante e attiva della stessa realtà associativa che ha a cuore il benessere dei suoi soci.