L'attività estrattiva nelle Apuane deve diventare residuale

Il Cai toscano condivide i contenuti del parere espresso dal Comitato scientifico in merito alla proposta di Piano Integrato per il Parco delle Alpi Apuane e auspica che venga tenuto in massima considerazione
Le ragioni fondative e le finalità istituzionali del Parco delle Alpi Apuane sono la tutela, la conservazione e la valorizzazione delle sue risorse ambientali. L'azione dell’Ente Parco deve perciò essere
«orientata a risolvere le criticità che, in concreto e negli anni recenti, hanno posto a rischio tali risorse e un loro armonioso rapporto con le comunità insediate».
Così ha scritto il Comitato scientifico dell'ente nel proprio parere, espresso all'unanimità, sulla proposta di Piano Integrato per il Parco delle Alpi Apuane (PIP).

Rammarico e preoccupazione

Sono parole, del resto, che il Cai e le altre associazioni ambientaliste affermano ormai da anni, per limitare le attività di estrazione del marmo portate avanti all'interno dell'Area protetta e nelle aree contigue di cava.
«Il Comitato scientifico con dovizia di particolari esprime una visione globale che manca totalmente a chi propone, ma soprattutto a chi ha modificato, la proposta di Piano Integrato del Parco», si legge nella nota firmata dal Cai Toscana e dalla sua Commissione regionale tutela ambiente montano. «Non possiamo che esprimere rammarico e preoccupazione quando esperti e studiosi del Comitato Scientifico (composto da personalità eminenti sia nel campo naturalistico/ecologico che in quello urbanistico ed ambientale) esprimono “difficoltà nel riconoscere la coerenza di un disegno d’insieme e una nitida strategia di tutela e sviluppo del suo territorio” e denunciano una “assenza nel Piano di una visione”».
Il rammarico è spiegato dal fatto che il «Cai ha sempre ribadito tali posizioni nei rari momenti di confronto istituzionale con l'Ente Parco regionale delle Apuane». Dal canto suo, la preoccupazione è motivata dal fatto che, durante le fasi propedeutiche e di confronto politico, «il Piano abbia progressivamente delineato indirizzi e contenuti che possono, se mantenuti tali, compromettere la tenuta dell'ecosistema “Apuane”».
Passo delle Focolaccia_Escursione
Escursione Cai nella cava sul Passo della Focolaccia (2018)

L'attività estrattiva non rispetta gli obiettivi di sostenibilità

Il Cai toscano afferma convintamente che «quello che rileviamo oggi nel Piano sono i reiterati rimaneggiamenti volti a privilegiare da parte della politica locale solamente l'attività estrattiva. Attività estrattiva che, come sempre affermato, non rispetta in alcun modo gli indirizzi di sostenibilità che sono delineati oggi a livello mondiale nell’Agenda 2030 dell'Onu sottoscritta, tra gli altri, dallo Stato italiano». L'estrazione del marmo è dunque un problema per l'ecosistema Apuane e non rappresenta una soluzione economica per le popolazioni che vivono nel territorio delle Alpi Apuane.
«Il Comitato Scientifico infatti colloca senza mezzi termini il Piano Integrato del Parco, per come è oggi strutturato, fuori dagli obiettivi della Strategia Europea 2030 e da quelli di sviluppo sostenibile dell'Onu», chiosa la nota del Cai toscano. «La necessità di una coerente individuazione di un modello di sviluppo sostenibile per il territorio apuano, rafforza la posizione che da anni sosteniamo. Tale posizione evidenzia in maniera articolata la debolezza strutturale della odierna visione politico amministrativa che identifica nelle attività estrattive del marmo l’unica fonte di sviluppo economico territoriale».

Un parere da tenere in massima considerazione

Il Cai auspica che questo parere sia tenuto in massima considerazione dal Consiglio direttivo e dalla Comunità di Parco, «senza se e senza ma».
«Il Comitato ritiene che sia necessario che l’Ente Parco determini le condizioni per uno sviluppo sostenibile del proprio territorio, risolvendo il conflitto tra attività estrattive e salvaguardia ambientale, “riducendo progressivamente le attività estrattive all’interno del Parco, nelle aree contigue di cava, ad attività residuali”. Solo così si potrà continuare a parlare di futuro delle Apuane e delle sue Comunità»