In cammino nei boschi d'autunno

Giovanna Barbieri, botanica e titolata Cai, spiega come mai le foglie assumono le colorazioni più varie durante la stagione autunnale, mentre il presidente della Commissione centrale escursionismo del Cai Marco Lavezzo ricorda i comportamenti da seguire per mitigare il pericolo di incidenti e per frequentare l'ambiente montano rispettandolo
«Fino a qualche anno fa l’autunno segnava una progressiva diminuzione delle attività escursionistiche, se non addirittura di riposo. In questi ultimi tempi, vuoi per i cambiamenti climatici che mantengono temperature miti anche nei mesi di ottobre e di novembre, vuoi per i progressi nell’abbigliamento tecnico, l’escursionista non si ferma più e frequenta la montagna in ogni periodo dell’anno». Il presidente della Commissione centrale escursionismo del Cai Marco Lavezzo spiega così l'attuale crescita dei camminatori lungo i sentieri alpini e appenninici anche dopo la fine della bella stagione. Una crescita che riguarda soprattutto la fascia montana media e bassa, non interessata dalle prime nevicate che hanno già interessato le quote più elevate. «L’autunno offre i più variegati e interessanti giochi di luci e di colori. Questi ultimi si accendono soprattutto nei boschi e, complice la luce più radente del sole, moltiplicano le emozioni. In questa stagione, dove le persone sui sentieri sono in numero minore e gli alpeggi sono vuoti, è più facile apprezzare il silenzio e godere con calma e tranquillità delle borgate disabitate, delle mulattiere sapientemente costruite, delle pitture murali dei piloni e degli oratori, e degli scorci di paesaggio che si rivelano al nostro sguardo attento».
Monti della Laga autunno
Paesaggio autunnale nei Monti della Laga © Cai

Colori autunnali e caduta delle foglie

La varietà cromatica della montagna autunnale è nota a tutti gli appassionati, ma esattamente cosa succede agli alberi e ai boschi? Lo abbiamo chiesto a Giovanna Barbieri, botanica e titolata Cai. È corretto dire che in autunno il mutamento del volto della montagna è, in qualche modo, più evidente che in primavera? «Dal punto di vista del paesaggio, certamente. Una delle variazioni più evidenti è la trasformazione che avviene nelle piante, almeno nelle specie decidue-caducifoglie (le specie che perdono le foglie nella stagione sfavorevole n.d.r.), all’approssimarsi dell’inverno. In autunno infatti assistiamo a una vera e propria esplosione di colore nei boschi delle nostre montagne: le foglie assumono tinte che vanno dal rosso vivo, quasi viola, al marrone, passando per il giallo e l’arancione. Il cambiamento di colore delle foglie ne anticipa la successiva caduta». Perché nelle specie decidue le foglie in autunno cambiano colore? «Le foglie contengono diversi pigmenti, ossia diverse sostanze colorate: la più nota è certamente la clorofilla, il pigmento che assorbe la luce necessaria per svolgere la fotosintesi, il processo grazie al quale la pianta si nutre. Nelle foglie sono però presenti anche altri pigmenti, definiti accessori, che svolgono svariate funzioni. Ad esempio i carotenoidi, responsabili della colorazione giallo-arancio delle foglie, “proteggono” la clorofilla dalla possibile foto-ossidazione (processo di degradazione dei materiali organici per effetto di radiazioni luminose n.d.r.) da parte dell’ossigeno atmosferico, mantenendola funzionale. Gli antociani (o antocianine), responsabili della colorazione rossa, invece proteggono le foglie dai danni causati dalle radiazioni ultraviolette, grazie al loro potere antiossidante. In primavera e in estate la presenza di questi colori è visivamente mascherata dalla clorofilla, più abbondante. Diventa invece evidente in autunno, quando la clorofilla inizia a “scomparire” dalle foglie, in quanto le piante iniziano a scomporne le molecole per recuperare gli elementi chimici, prima della caduta delle foglie». E perché successivamente cadono? «Si tratta di un fenomeno naturale di difesa, legata al mantenimento in equilibrio del bilancio idrico. Mi spiego meglio: le foglie sono anche la sede della traspirazione, ovvero la perdita di acqua, sotto forma di vapore acqueo, attraverso apposite aperture, gli stomi. La traspirazione rappresenta la forza “aspirante” dell’acqua, che sale per capillarità lungo i vasi conduttori del fusto, fino alle foglie dove viene utilizzata nel processo di fotosintesi. Durante la risalita le molecole d’acqua formano una colonna continua e ogni molecola che fuoriesce come vapore dalla colonna lascia un vuoto che viene subito riempito dalla molecola successiva. In inverno l’assorbimento dell’acqua attraverso le radici diminuisce progressivamente, fino quasi ad annullarsi e, contemporaneamente, si abbassa l’umidità atmosferica. Se le piante mantenessero le foglie dunque, rischierebbero di morire per disseccamento, in quanto la quantità di acqua assorbita non riuscirebbe a compensare quella persa per traspirazione dalle foglie stesse. La perdita delle foglie ha un altro vantaggio: la pianta vi trasferisce le scorie del metabolismo, in modo che possano essere espulse attraverso la caduta delle stesse». E le specie sempreverdi, quali il pino e l’abete? «La strategia di sopravvivenza delle conifere sempreverdi è rappresentata dall’avere foglie sottili, che riducono al massimo la superficie traspirante. Inoltre gli aghi sono rivestiti da materiale ceroso, che limita ulteriormente la traspirazione. Lo stesso tipo di isolante lo possiamo trovare nella magnolia comune, anch’essa una specie sempreverde». Quali sono i boschi più belli dal punto di vista delle colorazioni autunnali? «Indubbiamente i boschi misti di aghifoglie e latifoglie, soprattutto quelli caratterizzati dalla presenza di aceri e ciliegi selvatici, con le loro colorazioni rosse molto accese. Ma non solo: il giallo di salici e pioppi, il marrone dei faggi e il verde degli abeti, creando un vero e proprio caleidoscopio di colori, ci regalano uno spettacolo unico, tutto da vivere».
Appennino settentrionale bosco autunno
Il fascino dei boschi autunnali © Cai

Prevenzione e preparazione dell'escursione

Dunque percorrere i sentieri che si inoltrano nei boschi durante la stagione autunnale è un'esperienza che ogni appassionato escursionista dovrebbe provare. Ma attenzione alle precauzioni da prendere per evitare il più possibile piccoli o grandi incidenti. Marco Lavezzo ricorda come sia necessario
«fare i conti con il letto di foglie che ricopre i sentieri, nascondendone le asperità e rendendoli insidiosi e scivolosi». Attenzione quindi «a non inciampare, a non mettere un piede in fallo dentro a una buca nascosta, a evitare dolorose e pericolose distorsioni alle caviglie. Un uso accorto dei bastoncini, oltre a migliorare il nostro equilibrio, ci aiuta anche a sondare il terreno prima di appoggiarvi i piedi».
Inoltre nei mesi autunnali è possibile che le temperature scendano sottozero durante la notte. «Al mattino vi è quindi il rischio di trovare sottili quanto insidiosi strati di ghiaccio lungo i sentieri», sottolinea Lavezzo, che ricorda inoltre come sia doveroso tenere sempre a mente l'accorciamento delle giornate rispetto all'estate.
«Dobbiamo dunque programmare un rientro anticipato rispetto alle abitudini estive, per non farci cogliere dal buio. Inoltre, quando il sole tramonta o il versante entra in ombra, le temperature possono diminuire repentinamente e occorre prevedere un abbigliamento adeguato. Infine, rifugi e punti di appoggio possono essere chiusi. Organizziamo dunque il nostro equipaggiamento per concludere la giornata in piena autonomia».

Frequentazione e rispetto della natura

È doveroso, infine, non rinunciare alla propria sensibilità ecologica, anche quando la natura comincia la propria fase di riposo ed è apparentemente meno fragile.
«In autunno, così come in ogni altra stagione, non si deve uscire dal sentiero, per non alterare il sottobosco e non calpestare il fragile suolo che faticosamente si forma lungo i pendii», conclude Lavezzo. «Anche gli alberi devono essere rispettati. In autunno, dopo la caduta delle foglie, gli alberi hanno infatti già preparato le gemme per la nuova stagione».